Draghi: Banche Centrali al posto dei Governi

Trading Room Roma Trading Room Roma - 03/11/2016 14:20

I luoghi comuni spesso sostituiscono i dati reali nelle scelte di politica economica distorcendo spesso le decisioni sui provvedimenti da prendere per il buon governo. Vale per l’Italia, vale per l’Europa. Nel caso del nostro Paese spesso si legge dei grandi sprechi ed inefficienze  del settore pubblico, soprattutto al sud. Sarà vero?
 

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I debiti delle amministrazioni locali dal 2012 sono comunque diminuiti in tutta Italia. Di sicuro le zone geografiche a maggiore produttività chiedono meno prestiti (Lombardia, Trentino e Veneto) ma esistono “pecore nere” anche al nord (Piemonte e Valle D’Aosta) e “normalità” al sud (Puglia e Basilicata): non si può fare di tutta un’erba un fascio. Il debito non è un male assoluto ma i soldi utilizzati devono essere in grado di ripagare il debito e remunerare l’attività produttiva/servizio, altrimenti deprimono l’economia.
 

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Stesso discorso per i tassi di interesse: dal 1990 scendono in tutto il mondoma, se si considerano quelli reali, l’America negli anni recenti ha più volte toccato punte negative però per brevi periodi (grazie alla Fed?) mentre la Germania dal 2011 non riesce ad uscire dalle sabbie mobili dei tassi negativi (incubo inflazione non giustificato); la Svizzera ha visto tassi reali negativi nel 91, nel 2008 e nel 2016 ma  sempre subito tornata a tassi positivi: saranno loro il termometro della crisi “negative yield” finché non torneranno a valori positivi?
 

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L’economia è in mano alle Banche Centrali e la confessione viene da un grafico, relativo ad un intervento di Draghi preso il German Institute for Econimic Research, dove si evidenzia come i consumi abbiano contribuito maggiormente alla crescita del Pil dal 2014: In any case, a balanced assessment of the distributional effects of monetary policy cannot focus only on its short-run financial effects. It must also include its more slow-moving macroeconomic effects. Even if low interest rates and high asset prices do worsen short-run inequality, they have positive distributional effects over the medium term. They lead to stronger aggregate demand, a faster fall in unemployment and medium-term price stability, all of which reduce inequality in the ways I described above.

The income gains support firms’ profitability, which ultimately sustains higher investment. Redistribution of income across households is typically expansionary as well, given that liquidity constrained households have a higher marginal propensity to consume than more affluent ones. And the wealth effects of our policy – which have been spread across all net wealth groups – boost the economy to the degree that households are able to convert asset price rises into consumption. Alongside this are also the expansionary effects that monetary policy creates through its other channels: the exchange rate channel and intertemporal substitution.

In particular, low interest rates encourage households to bring forward durable consumption, and firms’ investment, through credit. Looking at the euro area today, what is immediately clear is that since our credit easing package in June 2014, we have been benefitting from a more broad-based and domestic demand-driven recovery. This was not the case during the 2009-11 recovery which relied heavily on net exports. And as the economy has strengthened we have indeed seen the unemployment rate falling significantly. 


Questo passaggio di Draghi, non a caso fatto in Germania, pone in luce il fatidico quesito: fino a quanto tempo ancora le Banche Centrali dovranno sostituirsi ai Governi Centrali? Anche l’Europa, come l’Italia, ha un’economia  a macchia di leopardo con Paesi Nordici contrapposti al Club-Med dove l’uniformità sembra difficile da raggiungere se non tramite processi lunghi e flessibili e non grazie alle rigidi, miopi e inflessibili regole europee che poi ricadono sui territori e governi locali. Questa Europa non va bene, cambiare prima di perire.


Guido Gennaccari
info@tradingroomroma.it



Fonte: www.tradingroomroma.it

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