Gli Insider si astengono dal vendere azioni

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 19/03/2018 14:26

Settimana all'insegna del consolidamento per i principali mercati azionari mondiali. L'aspetto intrigante è che ambo i contendenti possono argomentare a proprio favore: i Tori possono ostentare una crescita robusta dei profitti aziendali, un'economia che non mostra segni di cedimento e una partecipazione al bull market che va ben oltre i pur trainanti tecnologici. Gli Orsi segnalano un mercato non più sottovalutato, e misure di sentiment che indicano un certo compiacimento: elementi, però, che abbisognano di un catalizzatore per costituire concrete ed immediate minacce. Alla fine, si procede con un piede sull'acceleratore, e con l'altro appoggiato sul pedale del freno, quel tanto che basta per frenare ma non rovesciare la dinamica.

A Wall Street lo S&P riparte dal tentativo infruttuoso di avere ragione dell'ultima resistenza che ci separa dalla formazione di nuovi massimi assoluti; verosimilmente, a ridosso del primo target per l'anno enunciato nel nostro 2018 Yearly Outlook. Giova rilevare come questa fase di indecisione, sia interpretata in misura piuttosto netta dal popolo degli insider: coloro che detengono nelle società quotate posizioni di rilievo, e che per questo dispongono di informazioni riservate, hanno drasticamente ridotto il volume delle vendite di azioni delle società di appartenenza. Secondo i dati di Barron's, il rapporto fra vendite e acquisti, nelle ultime tre settimane, si è mediamente attestato a meno di 7 volte. Come si può notare dal Rapporto Giornaliero di oggi, si tratta di una lettura particolarmente contenuta - essendo in parte remunerati in azioni; presidenti, amministratori e dirigenti delle società quotate vendono titoli molto più di quanti ne comprino - che storicamente, su questi livelli, ha sempre comportato un ben preciso messaggio per le prospettive di mercato, come si può agevolmente rilevare.

Con il passare dei giorni, la prospettiva di un test dei minimi di inizio febbraio, di un "crash scenario", per quanto minoritario in termini di probabilità, si va sempre più riducendo. Resta da superare lo spauracchio della riunione del FOMC di questa settimana: non tanto per la prospettiva virtualmente certa di un nuovo aumento del Fed Funds rate; quanto per la concreta possibilità che il direttorio della banca centrale americana, segnali la prospettiva di un quarto aumento atteso dei tassi ufficiali, nell'ambito dell'anno corrente.


Gaetano Evangelista
www.ageitalia.net

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