Il punto sui mercati azionari mondiali

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 23/07/2018 16:52

Si inaspriscono le tensioni fra Stati Uniti e Cina. L'amministrazione Trump ora minaccia (oltre la bellicosità verbale per il momento non si va) di sanzionare tutti i 500 miliardi di importazioni, se Pechino non riconoscerà condizioni di reciprocità alle importazioni cinesi dagli Stati Uniti; peraltro ben poca cosa - 1/4 delle importazioni americane dalla Cina, il che farebbe trascurare la strategia della ritorsione basata sempre sui dazi doganali.

Non a caso il cambio fra dollaro USA e yuan cinese continua a salire verticalmente, ad un ritmo pari a più del doppio rispetto a quello vissuto nel 2015; quando l'export di deflazione da parte della Cina fece tremare i mercati finanziari globali. Nulla di ciò si registra in questo momento: il MOVE, sorta di VIX del mercato obbligazionario, rimane sui minimi assoluti, e anche la volatilità dei tassi collegati alle aspettative inflazionistiche è catatonica. Secondo alcuni, la red line è situata questa volta a quota 7 yuan per dollaro; secondo noi, l'allarme scatterà soltanto quando i deflussi valutari dalla Cina si faranno più intensi di quelli fino ad ora registrati.

Wall Street condivide questa volta l'apatia generalizzata. Lo S&P chiude l'ottava praticamente immutato, nonostante l'ottima stagione dei profitti in corso. Fra una settimana il campione sarà certamente più rappresentativo, ma fino ad ora le aziende che hanno battuto le stime - al solito, sempre compresse alla vigilia di questi appuntamenti - sono state il 74% del totale. Meno esaltante il beat rate della top line, in declino per il secondo trimestre di fila.

Se Wall Street per una volta non brilla, il testimone non è adeguatamente raccolto dal resto del mondo. Il Dow Jones World Index mantiene il basso profilo successivo al tonfo di febbraio. Come si può notare, tutte le ripartenze sono state tempestivamente segnalate dal Sequential setup, ma ogni reazione è terminata su livelli decrescenti. Opportunamente la media mobile a 200 giorni ha fatto da sostegno; ma se non si dovesse ripartire definitivamente, il break verso il basso sarebbe da considerare. E, dopo tutto questo tempo trascorso a ridosso dell'argine, il cedimento finirebbe per non passare inosservato.


Gaetano Evangelista
www.ageitalia.net

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