Alla faccia della scaramanzia il Duemila 17 sta per andare in archivio con performance eccezionali; alla faccia di chi dava il mercato azionario per spacciato già dodici mesi fa (anche molto prima, se è per questo). Quando abbiamo pubblicato l'Outlook annuale, l'esame della stagionalità suggeriva, per metà dicembre, uno S&P in crescita in misura compresa fra il 19.1 e il 20.9%: l'indice ci ha appagati in pieno, portando a casa un saldo, a venerdì, del 19.5%. Come si può rilevare dalla figura, non solo è stata conseguita l'attesa profondità del movimento, ma anche la "morfologia" della tendenza. Dubitiamo che il 2018 potrà rivelarsi altrettanto gratificante in termini di efficacia previsiva: sarà molto difficile ripetersi in questi termini spettacolari.
Chi si fosse assentato dalla Terra per un viaggetto interplanetario della durata di un anno, una volta appresi i consuntivi sarebbe stato portato a credere che gli investitori nuotassero in una condizione di euforia irrefrenabile, di ottimismo dilagante motivato dalle plusvalenze accumulate. Nulla di tutto ciò: secondo il Boston Consulting Group, al 46% del totale (il 32% un anno fa, il 19% a fine 2015) gli investitori sono pessimisti come mai negli ultimi dieci anni. Se la logica contrarian di interpretazione del sentiment è ancora valida, è lecito dubitare che i rialzi di questi ultimi venti mesi siano giunti al termine.
Naturalmente è innegabile la maturazione raggiunta dal bull market e dal ciclo economico che lo sorregge. Ma a nessuno sfugge come la minima correzione intraday sia sfruttata per comprare, da parte di chi è sciaguratamente investito del mandato di presentare risultati un minimo allineati all'andamento degli indici. Con la seduta di oggi a Wall Street, sono 17 mesi e 20 giorni che manca una flessione superiore al 5% dal massimo: è la quarta esperienza più prolungata dal 1950 ad oggi.
Non ci nascondiamo che produrre performance non è così agevole come appariva un anno fa. Negli ultimi tre mesi ben 8 dei primi 25 indici per capitalizzazione, mostrano un saldo negativo; fra cui il nostro MIB. Da un po' non facciamo mistero di giudicare Piazza Affari a rischio di sottoperformance rispetto agli altri listini di Eurozona; nel Rapporto Giornaliero di oggi però vorremmo aggiungere due aspetti assolutamente degni di nota.
Gaetano Evangelista
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