Gli investitori risentono ancora del TINA Effect

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 29/07/2016 15:09

Il tonfo di ieri a Piazza Affari, e in generale la debolezza dei listini azionari europei, dimostrano ancora una volta le fragilità e le contraddizioni correnti dei mercati finanziari: mentre Wall Street inanella con agilità nuovi massimi assoluti, le borse del Vecchio Continente esitano a cambiare marcia e a confermare la ritrovata vitalità delle ultime cinque settimane; al contempo, mentre le borse risalgono, segnalando un miglioramento congiunturale ben riflesso dall'andamento dei CESI; i rendimenti obbligazionari restano schiacciati sui minimi, confermando la persistenza di pressioni deflazionistiche. Delle due, una: o l'economia globale è ripartita, e allora i mercati azionari sono nel giusto; o l'economia mondiale è ancora in difficoltà, e allora dalla parte del giusto si trova il mercato obbligazionario.

C'è una terza possibile spiegazione: l'interventismo delle banche centrali ha fatto il proprio tempo, non fornisce più effettivi vantaggi, e genera soltanto distorsioni. Attualmente il 56% dei bond in circolazione nelle economie più sviluppate, fornisce un rendimento negativo. Alla fine dello scorso anno la proporzione di titoli dal rendimento a scadenza negativo non superava il 29% della carta in circolazione, e un anno fa di questi tempi meno del 12% dei bond occidentali forniva uno yield inferiore allo zero. È evidente che questa condizione generi un "TINA Effect": non ci sono alternative al mercato azionario, che ad esempio negli Stati Uniti, per la prima volta nella storia, vanta un dividend yield superiore al rendimento dei Treasury trentennali. Chi è interessato al reddito, insomma, ha poche chance: deve comprare lo S&P500.

Al di fuori degli Stati Uniti, però, le conferme difettano: e così tocca osservare un MSCI World ex USA ancora alle prese con una resistenza risultata fatale già altre due volte negli ultimi dieci mesi, e in diverse altre circostanze negli anni passati. Vedremo stasera cosa suggerirà il modello di asset allocation; ma, a naso, prima di un upgrade globale, occorrerà mettere in campo un ulteriore sforzo.


Gaetano Evangelista
www.ageitalia.net

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