La quiete prima della tempesta

Staff GBinvesting Staff GBinvesting - 07/02/2017 16:12

Avete presente la sensazione di calma-piatta prima che si scateni l’inferno?
Ci siamo in mezzo proprio adesso, a pochi giorni dall’esplosione che genererà l’aumento di capitale di Unicredit.
Quando si forma una tempesta, l’aria calda e umida viene raccolta dall’atmosfera attorno e viene spinta verso le nuvole più alte, quelle che stanno portando il temporale. Dopo, l’aria tornerà a scendere più mite e tranquilla.
Mentre sto scrivendo questo articolo, domenica 5 febbraio (l’aumento del secolo parte domani), siamo in questa fase di calma, diciamo pure apparente, destinata a durare ben poco…


Noi che sappiamo che a breve ci sarà un’onda molto gustosa da cavalcare, in questo momento essere flat ed avere soldi liquidi è la cosa più intelligente che si possa fare.

D’altronde, se non c’è niente di interessante in giro, niente che riteniamo soddisfacente per i nostri parametri di rischio/rendimento, chi ce lo fa fare di comprare qualcosa, giusto per comprare??!!
 

In questi momenti, dove sembra che niente di interessante possa cogliere la nostra attenzione, togliamoci comunque il dubbio e andiamo a vedere se sul mercato la nostra sensazione è confermata o meno dai fatti.
 

Balza sicuramente all’occhio che il materiale interessante scarseggia, l’inizio della ricerca non è dei migliori.
Recentemente, ho letto un articolo che pubblicizza i nuovi certificati cash collect emessi da Banca IMI su una serie di titoli italiani: il migliore come cedola è quello su Unicredit che ha una cedola mensile dell’1,4%, che non comprerei MA ante aumento, anche perché poi subirei il fattore di rettifica k con indubbi rischi… che l’Emittente non si preoccupa certo di evidenziare, dimostrando a chi non lo avesse ancora capito che gli Emittenti sono dei semplici supermercati di prodotti finanziari ed è ONERE ED ONORE solo del risparmiatore evitare i bidoni. E se c’è da stare alla larga anni luce dal migliore, figuriamoci dagli altri!

Ripeto un concetto, anche se l’ho già detto altre volte, perché molta gente ancora non lo ha capito: gli Emittenti, TUTTI, fanno prodotti solo ed esclusivamente per venderli, di tutto il resto tranquilli che gliene frega ben poco.
Fare guadagnare l’acquirente finale non è precisamente al centro dei loro piani, certo, mica gli dispiace se guadagni qualcosa pure tu cliente, ma di sicuro non si scanna. E’ semmai di più una preoccupazione del promotore o di altre figure che si preoccupano di più del cliente, perché se lo perdono, ci rimettono. Ma l’Emittente no, è una fabbrica che produce una serie di prodotti in armonia con le richieste della domanda. Poi te li scegli tu i prodotti, nel bene e nel male.

Certo che se gli Emittenti fossero un pelino più furbi e lungimiranti, e visto che questo è lo strumento del futuro, si sarebbero già dotati di una squadra di strutturatori che si preoccupino del timing di emissione (volatilità) e di quanto succede sui sottostanti selezionati, così da evitare di proporre strumenti che sul momento e sull’ignoranza della massa magari riescono anche a vendere, ma tanto poi i nodi vengono al pettine e la gente, se la freghi una volta, mica ti lascia la seconda possibilità.

Molti prodotti che si trovano in giro sul mercato, come TUTTI quelli adesso con sottostante Unicredit PRIMA dell’aumento di capitale (e sottolineo PRIMA, perché DOPO è un altro film con un’altra trama ed un altro finale…) sono autentiche trappole per il risparmiatore, soprattutto per i più ingenui e vulnerabili, cioè quelli a caccia di rendimenti interessanti, ma che ancora non hanno le capacità per capire la rischiosità dello strumento e come dovrebbe approcciarlo. Avevo scritto tempo fa un articolo, sempre su questo sito, che trattava proprio questo tema nello specifico, si intitola “Pretendere il giusto premio al rischio”.

E pensare che ci sono anche Emittenti che si vantano di avere ben 40 strutturatori e continuano imperterriti nelle loro offerte commerciali a rifilare prodotti al rialzo su azioni destinate ad aumenti di capitale!!! Altro che premi, questi andrebbero licenziati!

Altre ideone che vanno tanto di moda, per l’Emittente ovviamente, sono la categoria dei Cash collect con cedole mensili garantite, che attirano tanto un popolo cresciuto a “pane e cedole obbligazionarie”! Che senso ha garantire 3 mesi?

Serve giusto a fare calare le barriere difensive al potenziale acquirente, che subito percepisce una diminuzione di rischio appena sente la parola “garantita” e poi 3 mesi sono corti e anche questo incide tanto nella percezione del rischio, che è ben altra cosa dal calcolo del rischio.

L’autocallable dei primi 3 mesi per l’Emittente è una bella furbata, fa bella figura con poco sforzo: di solito un certificato non fa danni nei primi mesi di vita, così l’Emittente si tiene il coltello dalla parte del manico e può richiamare il prodotto e rimborsarlo alla pari dopo 3 mesi, per evitare di pagare cedole tropo alte in futuro, che per lui diventerebbe molto meno conveniente.
Con certificates autocallable a 3 mesi, il cliente non può ambire mai a ritorni a doppia cifra, perché se il titolo sale, il certificato dopo pochi mesi si è già estinto, mentre se scende, il cliente può ambire a perdite a doppia cifra!

Un bell’esempio di rapporto rischio/rendimento al contrario per il cliente. Gli Emittenti i calcoli li sanno fare, siamo noi che dobbiamo forzarci di capire dove stanno le insidie del mercato e pure degli Emittenti! Mettendosi dalla parte dell’Emittente, questa è senz’altro un’ottima politica per fare utili, ma è poco lungimirante nel lungo periodo, soprattutto quando i clienti arriveranno a capire che è meglio spostarsi su altri Emittenti o quanto meno su un’altra tipologia di prodotto.

Da quando lavoravo in Banca quasi 30 anni fa, ho sempre pensato che è il cliente che ti paga lo stipendio: se lavori bene con questo principio e questa consapevolezza, i risultati alla lunga arrivano e puoi quasi vivere di rendita grazie al passaparola.
Invece oggi le Banche sono tutte impegnate a massimizzare i profitti di breve, senza preoccuparsi di quello che ciò porterà in futuro; questo trend a mio avviso controproducente per tutti è già in atto da anni e siamo ben lontani dall’averlo superato, anzi, siamo proprio nel vivo.

Se i volumi di scambio sui certificates calano, gli Emittenti risolvono il problema alzando le commissioni all’interno dei certificati, tanto il cliente medio mica capisce le prezzature degli strumenti finanziari e molti non sanno neanche cosa significa spread bid-ask; di sicuro, gli scarsi rendimenti offerti oggi sono figli sia del calo di volatilità (e questo lo accetto), ma anche dell’ingordigia dell’Emittente (e qua solo il tempo darà a Cesare quello che è di Cesare).

Nella mia attività di consulenza ed advisor, mi confronto quotidianamente con diversi fornitori di servizi e mi rendo conto di quanto sia difficile ottenere da subito un’offerta competitiva; sono bastati pochi colloqui per capire che la prima proposta è spesso migliorabile: non hanno ancora capito che per lavorare con me, la prima proposta è l’unica che conta e deve essere la miglior proposta, perché se salta fuori che questa poi è migliorabile, per me ha un solo significato: hai provato a fregarmi e non ci siamo. Avanti il prossimo.
Per tutti questi motivi, è sempre più difficile spuntare rendimenti interessanti, se non a fronte di rischi maggiori, soprattutto in momenti di relativa “quiete prima della tempesta”, per cui occorre ingegnarsi per intercettare temi particolari che possano contribuire ad accrescere il rendimento e, una volta trovati, puntare come un cecchino.

In questa situazione di bassi rendimenti dovuti in primis alla bassissima volatilità del momento, tuttavia, qualcosa di interessante lo si trova sempre, basta sapere dove attivare il radar. Penso il certificato worst of su ENI SAIPEM TELECOM e MEDIASET (codice ISIN DE000CZ44W74) possa meritare un posto nella TOP TEN del momento (anche se per me oggi il migliore resta quello del mese scorso su ISP G Volskwagen e Nokia, codice DE000CZ44V59 con cedola al 2.50%).
Il DE000CZ44W74 rende sì “solo” il 2% al mese, ma si compra a meno di 1000 (mentre l’altro costa oggi circa 1075), quindi anche prima della tempesta, qualcosa si trova…

Il vantaggio enorme di questi certificati ad alta cedola è che, se non ci sono scrolloni di mercato, bastano 4-5 mesi di cedole incassate che l’operazione è di fatto messa in sicurezza; si potrebbe gestire il certificato con uno stoploss, così da continuare ad incassare laute cedole se tutto va bene, oppure uscire se il certificato scende sotto a 900 (come prezzo) che significherebbe perdere sì un 10% sul prezzo di acquisto, ma avendo incassato almeno cedole di pari importo. Coprire i certificates con la vendita di call all’occorrenza ti fa cadere in piedi!

Tornando ora però al certificato di recente emissione, la cedola del 2% è principalmente dovuta alla buona volatilità del titolo Saipem ed anche a quella di Mediaset (attualmente molto più alta del solito, per via della speculazione di Vivendi), ma, ipotizzando un calo di volatilità su Mediaset, vista la situazione di stallo che si è venuta a creare, già solo questo potrebbe riflettersi in un aumento di valore del certificato.

Ecco perché gli strutturatori, se oltre a pensare alla struttura, pensassero anche al timing di emissione, sarebbe già una rivoluzione! Solo che le strutture si possono imparare sui libri, ti fanno anche uscire dalle Università con 110 e lode, visto che sono delle mere formule matematiche, mentre il timing del mercato presuppone che di sangue sul mercato tu ne abbia già sputato un bel po’, senò rimani rimani nel mondo accademico dove tutto è bello sulla carta, ma poi ti fai tanto male, quando passi alla dura realtà, che non fa sconti a nessuno.
Degli altri sottostanti, Telecom in questo momento è sufficientemente bassa e non credo possa scendere sotto i minimi del 2016 almeno nei prossimi mesi, così come ENI;  Saipem, invece, è sì salita molto, ma non la vedo a breve sotto i 0.40€ (dopo la lunga fase di accumulo post adc in area 0.36€) e Mediaset ha visto ridursi notevolmente il flottante grazie a Vivendi, quindi penso che potrà scendere un po’ in questa fase in cui la speculazione si è allontanata dal titolo, ma difficilmente la rivedremo sotto i 3€, cosa decisamente non gradita ad entrambi i principali azionisti.

A questo link c’è una scheda tecnica coi principali dati del certificato in questione:
http://www.eduwebcertificates.it/commerzbank/915-certificates-phoenix-autocallable-worst-of-eni-mediaset-saipem-telecom-de000cz44w74-20-01-20.html

un particolare degno di attenzione è che le barriere per il pagamento della cedola sono al 75% degli strike, mentre la barriera a scadenza, quella che ne determina il rimborso al nominale, è posta al 60% degli strike, un’accortezza che chi guarda i reali rischi non potrà che apprezzare particolarmente.

E quando scoppia la tempesta?

“Non serve predire la pioggia, ma conta saper costruire l’arca”

dice un certo Warren Buffet…
 

Io mi sono messo avanti coi lavori e ho cominciato a costruire l’arca: intanto abbiamo esaminato TUTTI I 99 CERTIFICATES CON SOTTOSTANTE UNICREDIT IN QUOTAZIONE AL MOMENTO e ti assicuro ci sono ottime opportunità, proprio legate all’operazione di ricapitalizzazione, che è l’operazione più importante della Borsa italiana almeno di un decennio.
Ed è proprio per questo che a breve ci saranno altri certificates, con caratteristiche ancora migliori, con sottostante Unicredit e saranno sicuramente oggetto di un prossimo articolo.

Per cominciare a costruire la tua arca, intanto partecipa al webinar che terrò gratis il 15 febbraio alle ore 18,00 dentro il sito www.eduwebcertificates.it a cui si accede con una semplice registrazione.
Sarà incentrato sui certificates cono sottostante Unicredit proprio nel mezzo dell’aumento di capitale della storia, non serve aggiungere altro per dirti quanto sarà importante.

 

Al prossimo articolo

Giovanni Borsi
www.eduwebcertificates.it

 

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