Se i mercati scendono, sai come proteggere le tue operazioni?

Staff GBinvesting Staff GBinvesting - 02/03/2018 15:52

Predichiamo da tempo che non facciamo previsioni e ribadirlo una volta in più non fa mai male!

Ma ipotizzare diversi scenari futuri e prepararsi per tempo e quindi con lucidità, senza l’emergenza tipica di quando ormai la frittata è fatta, è esattamente quello che noi facciamo e che dovrebbe fare chiunque operi in Borsa, a qualunque livello, dal trader più speculativo all’investitore più cauto.

Noi siamo specialisti di strumenti che sono nati proprio come coperture (mi riferisco alle opzioni ovviamente), ma solo una esigua percentuale degli operatori le usa ed è in grado di usarle.

Tutti però devono avere la possibilità di conoscere modi intelligenti ed evoluti per proteggere il proprio portafoglio, senza bisogno di diventare necessariamente dei maestri della materia (certo, più vai in profondità e meglio è) o fare operazioni troppo complesse, che non sono propriamente nella natura di tutti.

La domanda sorge spontanea: come coprirsi dai ribassi del mercato senza usare opzioni, futures e tutti quegli strumenti e strategie da smanettoni del pc, davanti ai quali in molti tirano il freno a mano e non vogliono saperne nulla?

Anche per questo problema, la soluzione risiede nei Certificates, nella categoria dei REVERSE, pensata apposta per beneficiare dei ribassi e quindi dalle molteplici funzioni (da mera copertura a speculazioni più aggressive, anche qua il ventaglio è ampio).

Cosa è un REVERSE (in certi chiamato anche INVERSE):

I certificates Reverse sono dei certificati che funzionano al contrario dei soliti certificates, che mirano ad un rialzo del sottostante e che siamo soliti utilizzare. I Reverse, al contrario, guadagnano se il sottostante scende, quindi fondamentalmente li puoi usare in maniera più speculativa, se vuoi trarre profitto dal ribasso di un certo sottostante, oppure puoi utilizzarli, nelle opportune dosi e modalità, per coprire un’altra posizione in portafoglio al rialzo, così appunto da coprirne il rischio.

Io nasco come opzionista, quindi le opzioni sono il mio pane quotidiano. Da qui ai Reverse è stato un attimo, infatti noi già usiamo i Reverse al bisogno da oltre 3 anni.

A fine 2015 siamo stati tra i primi (nonché tra i pochissimi, bastava guardare i volumi di scambio) a comprare un Reverse su Saipem per via dell’aumento di capitale, che poi abbiamo seguito nel gennaio 2016. In questo caso, l’obiettivo con cui ho utilizzato questo Reverse era assolutamente speculativo: sapevo che nel giro di poco tempo sarebbe partito l’aumento di capitale, non sapevamo il mese preciso all’inizio, machissenefrega, se nell’aria c’è odore di aumento di capitale, vendere tutto, ma proprio tutto e anche di più, andarci pure short, se le condizioni del mercato lo confermano, è mediamente una gran bella mossa. In questo caso era il classico calcio di rigore a porta vuota.

Nel 2016, in piena bufera sulle Banche, siamo andati short sulle azioni Unicredit a 4 euro e abbiamo venduto call su Intesa, per coprire alcuni certificates oramai prossimi alla barriera, tutte operazioni di livello evoluto, che sicuramente non propongono in banca, essendo assolutamente lontane dal loro noto. Eppure lo abbiamo fatto in fondo facendo una sola operazione, cioè vendendo allo scoperto le azioni Unicredit, o vendendo una semplice call su Intesa.

L’importante è sapere cosa fare, quando farlo e capire il perché lo si sta facendo.

A parte un altro Reverse su Telecom, c’era ben poca roba sul mercato dei certificates Reverse ad inizio 2016: l’unico Emittente di Reverse in quel periodo era Unicredit, ma i certificates targati Unicredit erano intrinsecamente pericolosi, perché li avevano progettati tutti con le barriere continue intraday, e questo per me è un bruttissimo difetto in un certificato.

Occhio sempre alla BARRIERA.

I certificati che seleziono io tra i miei preferiti e che utilizzo nei portafogli prudente – intermedio – aggressivo, hanno quasi sempre la barriera DISCRETA (sennò devo essere particolarmente convinto del sottostante, come nel caso di Saipem che ho citato prima), così riduco notevolmente il rischio complessivo perché, se il sottostante scende sotto la barriera durante la sua vita, posso sempre sperare che poi ci torni sopra prima della scadenza. Questo è un aspetto fondamentale da conoscere prima di acquistare un certificato.

Nel caso del Reverse, va invertito tutto, inclusa la barriera, che in questi casi sarà quindi posta SOPRA al valore di strike del sottostante, quindi si auspica che il sottostante non cresca sopra il livello della barriera.

Il mercato ama le barriere discrete e non continue, e non è difficile da intuirne il perché: le barriere continue intraday e la scarsa conoscenza del funzionamento reale dello strumento spesso hanno portato ad autentici bagni di sangue (vedasi i disastri sul settore dei certificates con sottostanti i titoli bancari nel 2016). E’ stato proprio l’aver visto la debacle di così tanti certificates, debacle che poteva benissimo essere evitata, che proprio ad inizio 2016 abbiamo cominciato a fare la nostra consulenza agli Istituzionali nella costruzione di Certificati di Investimento.

Ci presentiamo come l’anello di congiunzione tra le esigenze concrete degli Investitori, con cui siamo quotidianamente in contatto, e quelle degli Emittenti, che fanno il loro mestiere, cioè emettono prodotti come fossero un supermercato, per avere un po’ di tutto, ma senza una logica di fondo, tanto da avere quello che hanno tutti gli altri.

Non si possono comprare dei certificates in maniera superficiale e poi non seguirli dopo l’acquisto o delegare la cosa a qualcuno senza prima averne realmente testato le competenze. Non basta intercettare un buon certificato. Il buon fine dell’operazione dipende dall’interazione di più fattori:

  • fondamentali sono senza dubbio i temi di mercato, il timing di entrata
  • e soprattutto il saper gestire poi l’operazione fino alla sua chiusura.

Il nostro battesimo di fuoco nel mondo della strutturazione dei Certificates Reverse avvenne con un’operazione che aveva come oggetto l’aumento di capitale Unicredit, che per noi è stata un’operazione coi fiocchi: a proposito di timing, prima ci siamo posizionati al ribasso con l’UNICO Reverse sul titolo in circolazione, nato appunto dalla nostra esigenza, per poter avere un prodotto con delle caratteristiche ben precise e che potesse massimizzare le potenzialità di guadagno sul movimento del titolo, a fronte di un rischio calcolato e decisamente a favore.

Nessun altro Emittente aveva pensato a fare un Reverse su Unicredit: scandoloso1 E sarebbero anche esperti di finanza, sulla carta...

Parte un aumento di capitale a breve e tutti gli Emittenti fanno solo certificates al rialzo quando abbiamo certezza che il titolo scenderà e le barriere le frantuma senza neanche passare dal via! Ricordo che su ben 100 prodotti quotati con sottostante Unicredit, solo 1 (quello costruito sulle nostre dettagliatissime esigenze) permetteva di cavalcare il ribasso di Unicredit.

Ovviamente con barriera discreta, in questi casi più che mai, visto che prima di un aumento di capitale, il titolo diventa particolarmente instabile.

La seconda parte dell’operazione è avvenuta al rialzo col mitico certificato DE000CB0GCN0, rimborsato proprio in questi giorni (26,60% rendimento annuo); dico mitico, perché molti dei nostri Utenti più affezionati se lo ricordano ancora, visto che ha dato un 26% in un anno e non si è neanche MAI sofferto (tanto è vero che dopo un mese già si poteva portare a casa più del 10%). L’autocallable era dopo 12 mesi (molto importante!), non certo dopo tre mesi, come fanno molti Emittenti furbetti, di fatto garantendoti le briciole in caso di rialzo del sottostante ed assicurandoti invece le perdite in caso di ribasso... visto in poche righe già quante sfumature?

In un buon certificato sono i dettagli che fanno la differenza.

Sapere QUANDO cercare strumenti al ribasso e QUANDO sostituirli, perché l’azione (nel caso appena citato Unicredit) cambia trend, è quello che ci permette di cogliere e sfruttare sempre a pieno queste operazioni straordinarie. Oggi marzo 2018 stiamo cercando nuovamente qualche strumento che possa coprire le nostre operazioni al rialzo, senza doverle liquidare, ma solo affiancando loro dei Certificates REVERSE (l’idea è approssimativamente lasciando l’80% del portafoglio al rialzo e destinando il 20% alla copertura)

Metti che arriva l’ORSO...

Quindi siamo ripartiti come al solito alla ricerca e ci siamo chiesti:

Cosa c’è in giro adesso nel mondo dei certificates
per proteggere i guadagni realizzati finora, che però non sono contabilizzati?

Non è una bella scena cominciare ad avere questo pensiero in testa e poi i mercati scendono e non essersi coperti! Poi ti trovi a chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati...

Tanto per cambiare, in giro c’è ben poco a livello di Reverse: la gente non li chiede (la maggioranza non sa neanche che esistono) e gli Emittenti quindi mica li creano e tanto meno li propongono, proprio perché non è per loro estremamente profittevole come strategia offrire qualcosa che la gente non conosce e tanto meno chiede e compra. Viene loro sicuramente più facile fare il fatturato con prodotti al rialzo, anche quando il mercato in realtà chiede tutto tranne che quello...

Giusto con il lanternino, ho trovato questi 2 REVERSE adesso in circolazione, uno sul S&P500 ed uno sull’indice Eurostoxx Banks:

XS1713613385: targato Bnp Paribas, quotato al Cert-X, ha come sottostante l’indice americano S&P500 e ha il rischio in dollari.

Sembra studiato ad arte per NON dare rendimento. Non lo comprerei mai perchè:

  1. ha fatto strike il 16 febbraio 2018, scade tra tre anni, salvo rimborso anticipato e promette un rendimento del 9% annuo ma, leggendo attentamente il prospetto informativo, si vedono un po’ di note stonate: è un REVERSE EXPRESS, per cui non paga cedole, ma al massimo rimborsa anticipatamente. Però, al contrario di tanti altri prodotti simili, questo è in dollari, per cui l’Emittente si intasca il rendimento, che sul dollaro è del 3%, quando sull’euro è zero.
  2. rimborsa anticipatamente, non se l’S&P500 è solo sotto strike, ma l’indice deve essere almeno sotto al 90% dello strike (questo significa che l’indice americano deve fare un bel - 10% per permettere di guadagnare qualcosa).

DE000HV4A447:

targato Unicredit, quotato al Cert-X, emesso oltre due anni fa con scadenza 21/12/2018 e con sottostante l’indice EurostoxxBanks. Il certificato è un REVERSE BONUS CAP: se non viola mai durante la sua vita la barriera posta a 150,828 (poco più del 10% dai prezzi attuali, per cui molto rischioso essendo con barriera intraday), a scadenza rimborsa 112.

Anche questo non mi ispira per niente: offre un rendimento esageratamente basso sui 3 anni su un indice abbastanza volatile. Il rapporto rischio-rendimento non è buono, mi dispiace, non ha superato il test di ingresso. Adesso che quota 100, potrebbe ingolosire qualcuno, visto che scade a fine anno, però francamente, anche in questo caso come nel precedente sull’S&P500, occorre essere convinti del ribasso. Per non parlare della barriera, siamo alle solite, anche qui è continua intraday ed il pericolo è notevolmente accentuato, fino al superamento delle elezioni italiane.

Se proprio fossi costretto a scegliere per forza uno dei due, ritengo meno peggio quello sull’Eurostoxx Banks perché, passato lo scoglio elettorale, nel giro di un paio di mesi lo stacco dei dividendi di maggio mi giocherebbe a favore. Resta il fatto che non sono rimasto molto soddisfatto da quello che ho trovato, né come quantità, né come qualità.

Ma visto che di sicuro non siamo arrivati fino a qua per accontentarci del meno peggio, mi sono chiesto:

Che caratteristiche deve avere un CERTIFICATO REVERSE OTTIMO ADESSO?

E così è nato un gioiellino...

La ratio

  • ho voluto che fosse su indici, anziché su titoli, perché gli indici sono meno volatili;
  • ho approfittato di questo momento di volatilità vivace per ottenere un rendimento maggiore (solo un mese fa in gennaio si faceva fatica a spuntare più del 6% annuo).

Te lo presento, si chiama Inverse Express Dax – Eurostoxx Banks – Nasdaq 100

Codice ISIN: CH0396951219
Emittente: Leonteq (primario Emittente svizzero specializzato in questi prodotti. Non ha il rating di una grande Banca, ma forse è meglio, non avendo il problema degli NPL, per cui il rating è una cosa, la solidità è un’altra).
Mercato di quotazione: Cert-x
Sottostanti e strikes: 3 indici tra i più importanti al mondo: il Dax (strike 12.385,60), l’Eurostoxx Banks (strike 133,82) e il Nasdaq 100 (strike 6.779,695).
Barriera: DISCRETA. A scadenza è pari al 130% del BEST OF (del “migliore di”, visto che è un prodotto ribassista speculare pertanto ai Worst Of))
Cedole: 2,25% trimestrali (9% annuo), a condizione che il migliore dei 3 indici non abbia superato il trigger cedola posto al 120%dello strike iniziale, cosa dunque ben difficile che possa accadere, almeno nei prossimi mesi, trattandosi di un indice.

Oggi 01/03/2018 due dei tre indici sono scesi sotto strike, che è la situazione ideale, perché permette di incassare le cedole senza essere rimborsati.

Non sono riuscito a farlo perfetto, ahimè c’è una nota dolente: l’AUTOCALLABLE esiste già dopo soli 3 mesi, in concomitanza con la prima cedola il 20 maggio 2018, per cui c’è da auspicarsi che un indice riesca a tenersi sopra lo strike, così che il certificato continui a pagare le cedole, in quanto il 2,25% trimestrale su indici è veramente un rendimento stellare.

E comunque sono già al lavoro per quando verrà rimborsato, se verrà rimborsato subito a maggio... non perdere il filo...

Come facciamo a muoverci con questa destrezza nel mondo dei certificates?

  1. Primo: siamo liberi di esprimerci non avendo volutamente sposare nessuna esclusiva. Il certificato deve essere buono nelle sue caratteristiche, se poi l’ha emesso Pinco o Pallino, a noi fuori dai denti che ci frega?
  2. Secondo: abbiamo un mantra e lo rispettiamo in ogni fase:

ANALIZZARE-CONFRONTARE-SCEGLIERE-GESTIRE

So che è più facile a dirsi che a farsi, ma è come imparare una nuova lingua (è un nuovo linguaggio a tutti gli effetti). In fondo, anche questa volta cosa abbiamo fatto?

1 - abbiamo analizzato l’esistente (di una tristezza più unica che rara, come potete constatare anche voi che ci leggete). Il nostro criterio di selezione in fondo è facilissimo: se “Lo comprerei per me?” è ok, ma è ok anche se “Lo comprerei per mia zia?” che magari ha un profilo più prudente. L’importante è che sia in grado di soddisfare le esigenze di chi lo compra, dal punto di vista del rapporto rischio rendimento.

2 - abbiamo confrontato gli esistenti tra di loro (ricerca breve perché ce n’erano giusto un paio in croce) e il nascente con gli esistenti. Mica per dire, ma ci tengo alla reputazione e se il risultato che emerge dalle mie consulenze non è obiettivamente il migliore in circolazione su quelle determinate caratteristiche, o mi scervello e cambio i parametri finchè non raggiungo il meglio, o col cavolo che lo faccio nascere.

La gara del meno peggio la lasciamo agli altri.

Se mi sbilancio con tutti questi ragionamenti e questo papiro, è perché li ho smembrati tutti e, visto che la matematica non è un’opinione, ho fatto tutti i controlli incrociati possibili ed immaginabili per renderlo il MIGLIORE in assoluto oggi in circolazione (se trovi un parametro che può essere ulteriormente migliorato nero su bianco, davvero, scrivimi)

Esempio concreto, sennò rimangono solo parole al vento: perché il certificato di Leonteq vince nel confronto con quello di Bnp Paribas?

1) è meglio incassare le cedole trimestrali ANCHE in caso di salita graduale degli indici (quindi anche se succede il contrario di quello che auspichi), come fa quello di Leonteq, o dover per forza sperare in un ribasso dell’indice di almeno il 10% prima di avere un ritorno economico (come fa quello di Bnp)?

2) Se arriva a scadenza il certificato di BNP Paribas, possono capitare 3 scenari, di cui ben due negativi:

  • se l’indice è sceso ed a scadenza vale meno del 90% dello strike iniziale, ottengo tutto il rendimento in una volta sola pari al 127%
  • se l’indice è sopra lo strike iniziale e sotto al livello barriera (abbastanza protettivo e pari al 135% dello strike iniziale), il certificato rimborsa il nominale
  • se l’indice è sopra la barriera, viene rimborsato 100 meno la performance dell’indice, per cui si perde almeno il 35% dell’importo investito

Per cui questo certificato sull’S&P500 è adatto solo a chi è particolarmente convinto del ribasso dell’indice americano, altrimenti sai come va a finire? Come fa la stragrande maggioranza di quei baracconi pesanti e lenti dei fondi, cioè che si ZEROHEDGIANO (investire prendendo zero e se va bene, fare giusto pari con le commissioni). In questo caso c’è un ulteriore gravissimo punto debole: qua manco prendi la remunerazione dei dollari, perché nel dubbio se la tiene quatta quatta l’Emittente.

Visto quante ce ne sono di dettagli da guardare?

Anche il certificato Inverse Leonteq CH0396951219 può essere rimborsato con una perdita se a scadenza uno dei tre indici è sopra al 130% dello strike iniziale, ma intanto avrò incassate non so quante cedole. Per cui vince il confronto in qualsiasi tipo di scenario lo consideri (incasserei tutte le cedole anche se gli indici dovessero salire lentamente e questo compenserebbe addirittura l’eventuale perdita di valore del certificato nel peggiore scenario possibile).

3 – scegliere. Per chi è adatto questo Reverse?

  • Per chi ha pochi altri modi di coprire i portafogli totalmente rialzisti (per mancanza di tempo, conoscenze e/o piattaforme adeguate)
  • Per chi non ha tempo e voglia di rimanere incollato al monitor per seguire i suoi investimenti (questo non significa che puoi fregartene!)
  • Per chi vuole stare tranquillo che, se anche i mercati dovessero scendere, almeno qualcosa lo recupera con il Reverse

4 – gestire la posizione aperta. Eccola la parte più dolente di tutte, qua di solito casca l’asino. Vedo degli strafalcioni da parte di gente che si presenta anche come esperta di questo strumento da fare rabbrividire!

Finche si tratta di fare i compitini con carta e penna, per quanto ragionamenti integrati che richiedono di certo competenze trasversali, è fattibile, perché c’è un grosso vantaggio nelle prime 3 fasi del nostro mantra: stiamo ancora studiando e non siamo in posizione col saldo del conto che va su e giù, quindi tutta la parte legata all’emotività (quella che ci fa fare le stronzate, giusto per chiamare le cose col loro nome) è assente.

Quando entri in posizione NON è più come prima: a entrare sono bravi tutti.
I professionisti si riconoscono quando i mercati ballano.... facile guadagnare quando tutto sale, è capace anche mia nonna lì !!!

In questo momento di mercato, destinare un 20% su un Reverse oggi ti permette di non mangiarti le mani domani.

Se su base 100, dedico 80 ai certificates long e 20 ai certificates reverse, se gli indici dovessero salire (non credo oltre il 10% proprio perché appunto non sono titoli secchi), incasserei comunque TUTTE LE 4 CEDOLE (9% annuo) e probabilmente perderei questo 9% circa sul prezzo del certificato, quindi questo singolo certificato si sarebbe dimostrato apparentemente inefficace, perché chiude in pareggio.

Ma non lo prendiamo di certo da solo, non è una scommessa ribassista: va visto come INGRANAGGIO che concorre a formare il risultato complessivo e la sua presenza ABBASSA il rischio (sempre cosa molto buona abbassare il rischio).

  • Se inserito in un portafoglio 80% long, si otterrebbero comunque ottimi flussi di reddito dal restante 80% del portafoglio, a dimostrazione che strategicamente è una mossa da manuale.
  • Se poi il mercato crolla, è ovvio che perdi molto di più con l’80% long, ma il mercato per ora NON ha dato segni di inversione di tendenza quindi, FINO A PROVA CONTRARIA, in un portafoglio-modello questo strumento deve essere inserito in percentuale minore, ma non può non esserci.

Se sei arrivato a seguirmi fino qua, meriti un premio:

MARTEDI’ 6 MARZO ORE 19:30 - WEBINAR INTERATTIVO
in cui risponderò in diretta alle domande post elezioni e vedremo anche come si saranno nel frattempo mossi questi certificati e come si possono gestire nei prossimi mesi.

Ognuno di noi DEVE poter essere messo in grado di CAPIRE bene i PRO ed i CONTRO di ciascun certificato gli passi sotto al naso, perché ci sono delle caratteristiche che possono passare inosservate a occhi non troppo esperti, ma che procurano delle DIFFERENZE ABISSALI nei risultati finali.

Rifletti sui ragionamenti che ti ho sviscerato in questo articolo (tutte le volte diventano dei mini-trattati) e preparati le domande per il webinar di martedì.

>>> ISCRITIVITI AL WEBINAR <<<

Ti aspetto online martedì alle 19:30

Giovanni Borsi &Team GB Investing
 

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