Davos e Renzusconi

Giovanni Lapidari Giovanni Lapidari - 24/01/2018 12:19

 DAVOS
Come ogni anno, anche a inizio 2018 i big dell’economia si stanno ritrovando a Davos, in Svizzera, per parlare di investimenti e tendenze future del mondo.

Ray Dalio, fondatore dell’hedge fund numero uno al mondo, Bridgewater, si è dichiarato ancora sicuro su Wall Street, mentre pare che abbia aumentato la sua esposizione (peraltro risibile sul totale del portafoglio della sua azienda) ribassista su Piazza Affari.
Interessante….sembra quasi una fake news,
 
Dalio ha detto che le attuali condizioni di mercato restano accomodanti per le borse: c’è molta liquidità in giro, l’inflazione tende a risalire ma senza drammi tali da spaventare le banche centrali e c’è molto bonus di forza per gli stimoli della riforma fiscale.
L’idea di base è quindi che da un lato il meglio del rally è alle nostre spalle, ma per altri aspetti manca ancora la parte finale di questa salita epocale, quella più vistosa ed esplosiva.

Concordo anche su questo, e non da oggi: l’unica turbativa per le borse può essere l’incremento – al momento ancora acerbo – dei tassi di interesse Usa. Per queste evenienza, tutti aspettiamo la Fed, che pertanto si confermerà ancora di più come vero e unico market mover dei mercati.
Credo però che la Banca Centrale Americana sarà molto sorniona e accorta in tal senso.

Goldman Sachs ha lanciato ieri un nuovo allarme doppio: le quotazioni di borsa sono elevate, e così pure dicasi per i nuovi record per l’appetito verso il rischio. Io misuro questo con l’indicatore Lapidari Sentiment, ma oggettivamente altro non possiamo fare se non constatare che questa progressione rialzista delle borse si poggia su dati macroeconomici robusti, e pertanto solo un ribilanciamento a favore del rendimento dei Bond potrà, se del caso, attenuare il rally.

In tal senso, è necessario che i Titoli Usa a 10 anni vadano al 3% di rendimento. Forse allora vedremo qualche movimento correttivo più robusto e più strutturale per le borse.
Per invertirlo la vedo dura.
 
Complessivamente parlando, siamo in presenza di un dibattito sui mercati dove da un lato abbiamo un numero sempre maggiore di operatori che sta lanciando ripetuti allarmi sulla sostenibilità del robustissimo trend rialzista delle borse; la debolezza del dollaro, secondo molti osservatori, potrebbe non essere affatto episodica ma strutturale, e questo a lungo andare non viene vista come cosa positiva per il comparto azionario.
A sostegno di questa tesi abbiamo i diminuiti flussi di acquisto da parte degli investitori orientali, che anzi stanno progressivamente smontando le posizioni sui Treasuries, investendo su reddito fisso con tassi più favorevoli (ad esempio quelli cinesi rendono circa il 4%).

Pe altri aspetti c’è invece chi sostiene - non senza qualche ragione oggettiva - che l’azione di uscita dai Qe da parte del principale banche centrali sarà progressiva e non brusca, e lo stesso dicasi per la discesa delle obbligazioni. Quest’ultimo punto di vista può spiegare l’atteggiamento calmo e comunque molto lento degli operatori professionisti, che si muovono in modo visibile soltanto sui picchi di volatilità.
Ieri le borse Usa hanno ritoccato al rialzo i loro record, con la giustificazione che le stime sugli utili aziendali sono da rivedere al rialzo, aiutate in questo dalla debolezza del dollaro.

Debolezza di dollaro e forza di euro peraltro bellamente ignorata ieri dal Dax, mentre solo Ftsemib40, Eurostoxx e indici bancari europei hanno dato flessioni; da più parti si ritiene che Ue non abbasserà la vigilanza sul sistema bancario dell’eurozona, partendo ovviamente da dove maggiore è la massa dei crediti deteriorati.

Questo potrebbe avere un impatto in termini di maggior costo del rischio sui bilanci delle aziende bancarie italiane, e così si spiega il declino post gap in apertura della borsa italiana visto nella scorsa seduta. Ci avviciniamo poi alle elezioni, con il solito (e forse già scontato dai mercati) esito incerto.
Non è improbabile che si possa pervenire a maggioranze allargate, piuttosto che ad un RenzUsconi, anche se il leader del Pd è oggettivamente un po’ appannato.
 
Tecnicamente il nostro mercato si appoggia su un’importante base di volumi a 23.400 e 23.650. Questo renderebbe fattibile un target di 24.180 per la fine di questa settimana, quantunque la situazione globale dei mercati sia comunque tirata e forse questo 24.000 è livello un po’ visto da tutti, cosa che di norma crea situazioni ideali per trappole e trappoline varie
 
In sintesi, più si prosegue su questa salita, più e con sempre maggiore convinzione lancerò alert di prudenza, anche se per adesso non vi è alcun segnale di perdita di spinta/divergenza ribassista multiframe che ci indichi l’imminenza della fine del rally.
 
Bisogna in tal senso vivere alla giornata e sempre vigili, altro non è dato fare, se non rilevare che i miei collaudati indicatori di sentiment http://www.mytrader.club/software/ continuano a segnalare la pervicacia nell’aprire posizioni short da parte dei piccoli investitori. Il grafico allegato parla chiaro: la linea blu sono i grandi investotori che continuano a stare long grazie alle vendite dei piccoli traders (linea rossa).

La conclusione è che se non arrivano news non tecniche ed esogene sui mercati finanziari, per il momento dobbiamo accontentarci di raccattare qualche briciola quotidiana, con la prudenza che gli attuali livelli devono suggerire per quanto riguarda le size da investire.
 
Sono tutti argomenti, questi, dei quali parlerò martedì e mercoledì prossimo 30 e 31 gennaio durante il corso che terrò a Bologna insieme al mio collega Marco Tosoni. Per maggiori informazioni, questo è il link http://www.mytrader.club.

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