Flash sui mercati

Intesa Sanpaolo Studi E Ricerche Intesa Sanpaolo Studi E Ricerche - 06/03/2015 13:09

Da seguire:

Area Euro

Germania

. La produzione industriale è cresciuta di +0,6% m/m a gennaio, un decimo più  delle stime di consenso. Il dato di dicembre è stato rivisto al rialzo da +0,1% m/m a +1,0% m/m. Su base annua, la produzione cresce di 0,9% a/a da un precedente +0,5% a/a (rivisto al rialzo di sei decimi). La dinamica mensile è spinta dal settore delle costruzioni dove la produzione è schizzata del 5% m/m grazie ai lavori di ampliamento (+9,7% m/m). Al contrario, la produzione non è cresciuta nel manifatturiero. Le indagini congiunturali hanno segnalato una crescita più sostenuta dell’attività nell’industria al netto delle costruzioni da febbraio.

Spagna. La produzione industriale dovrebbe recuperare a gennaio di 0,6% m/m dopo i cali dei tre mesi precedenti. Il PMI manifatturiero per la Spagna si mantiene su livelli più tonici che in altri paesi della zona euro, ma è rallentato a fine 2014. 
Area euro. La seconda stima del PIL area euro confermerà una crescita di 0,3% t/t a fine 2014 che dovrebbe essere spiegata da un’accelerazione dei consumi a 0,6%-0,7%, ed un preliminare recupero della spesa in macchinari a +0,2% t/t, da un precedente -0,2% t/t. La domanda interna dovrebbe aver offerto nel complesso un contributo positivo alla crescita di 0,2% t/t; un residuale 0,1% dovrebbe essere spiegato dall’export.


Stati Uniti

L’employment report di febbraio dovrebbe dare indicazioni molto positive per tutti gli indicatori delle indagini. La variazione degli occupati non agricoli dovrebbe essere pari a +270 mila, dopo +257 mila di gennaio. I nuovi sussidi sono calati a 283 mila nella settimana di rilevazione dell’indagine, da 309 mila del periodo corrispondente di gennaio: questo è il principale motivo per prevedere una riaccelerazione della dinamica occupazionale. Inoltre, il clima avverso di febbraio aveva segnato, proprio in quella settimana, una pausa temporanea che dovrebbe limitare ampiamente gli effetti restrittivi di neve e freddo sui dati del mercato del lavoro. Il tasso di partecipazione potrebbe scendere a 62,8% da 62,9% di gennaio, riportandosi sul livello di dicembre. Il tasso di disoccupazione è previsto in calo a 5,6%, da 5,7% di gennaio, sulla scia di minore partecipazione e di aumento solido degli occupati. La crescita dei salari orari dovrebbe rallentare, riportandosi sul trend di aumenti moderati, +0,2% m/m, dopo l’impennata di gennaio (+0,5% m/m) spinta anche dall’introduzione di rialzi del salario minimo in molti Stati a inizio anno. Il messaggio dell’employment report dovrebbe essere ancora una volta inequivocabilmente positivo e confermare l’ulteriore avvicinamento alla piena occupazione.


Ieri sui mercati

Reazione decisamente positiva per i mercati governativi europei alle parole di Draghi con i flussi in acquisto che interessano sia i core, sia i periferici. Sui Bund il calo i dei rendimenti si concentra sulle scadenze più lunghe con movimenti piuttosto modesti (-2pb sul decennale), per i BTP invece le variazioni sono nell’ordine dei 5pb e risultano più uniformi per scadenza. Nuovi minimi per lo spread BTP-Bund che, dopo essersi spinto fino a 95pb, archivia gli scambi in area 97pb. Sul fronte del primario si è registrata una domanda particolarmente sostenuta per i bond spagnoli.
L’euro ha toccato il nuovo minimo a 1,0986 dollari, e questa mattina oscilla intorno a 1,10. Cambio in flessione anche contro sterlina.

Area Euro

Italia. La seconda lettura dei dati di contabilità nazionale relativi al 4° trimestre 2014 ha confermato la stagnazione del PIL; tuttavia, la variazione annua è stata rivista al ribasso a -0,5% (stabile rispetto ai 3 mesi precedenti), da -0,3% della prima stima. Il dettaglio è lievemente più positivo di quanto ci si potesse attendere, in quanto sia i consumi che gli investimenti hanno mostrato un lieve progresso (0,1% e 0,2% t/t, rispettivamente): se la ripresa dei primi è in linea con quanto visto nei 5 trimestri precedenti, per gli investimenti si tratta del primo aumento da un anno e mezzo, e di un massimo da 4 anni. In recessione restano, come atteso, le costruzioni (-0,6% t/t: il settore è cresciuto solo in uno degli ultimi 27 trimestri); viceversa, rimbalzano lievemente gli investimenti in macchinari e attrezzature (+0,2% t/t), e in misura più consistente quelli in mezzi di trasporto: +7,7% da -6,5% t/t precedente (peraltro, il peso di questo comparto sul PIL è inferiore all’1%; inoltre si tratta di un capitolo caratterizzato da una volatilità molto elevata). Anche la spesa pubblica è cresciuta, di 0,4% t/t. Di conseguenza, la domanda domestica al netto delle scorte è salita di 0,2% t/t: è la prima volta da 4 anni. Ancor più positivo il contributo della domanda estera: +0,4% t/t, grazie a una robusta accelerazione dell’export (+1,6% t/t: massimo da 2 anni e mezzo), verosimilmente connessa al deprezzamento del tasso di cambio, in presenza di un rallentamento nella crescita dell’import (0,3% t/t). In pratica, nonostante il contributo di 4 decimi dal commercio estero e di 2 decimi dalla domanda interna, il PIL non è cresciuto per via di un calo, per il 4° trimestre consecutivo, delle scorte. In sintesi, il dettaglio delle componenti di domanda è più positivo del dato sintetico e conferma che è probabile un ritorno alla crescita (stimiamo di almeno 0,2% t/t) nel trimestre in corso.

Stati Uniti

I nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 28 febbraio aumentano a 320 mila da 313 mila della settimana precedente. Gli stati con I maggiori aumenti di sussidi nella settimana considerata sono quelli che hanno avuto le condizioni climatiche più estreme, con abbondanti nevicate, chiusure di uffici e blocco dei trasporti.  
La crescita della produttività nel 4° trimestre è rivista verso il basso, a -2,2% t/t ann. (-0,1% a/a) da -1,8% t/t ann. della stima precedente, per via della revisione verso il basso del PIL: l’output aumenta di 2,6%, a fronte di una variazione delle ore lavorate di 4,9% nel trimestre. Il costo del lavoro per unità di prodotto aumenta di 4,1% t/t ann. (+2,6% a/a) nei tre mesi finali del 2014. Il trend del costo del lavoro è nettamente verso l’alto, in linea con quanto visto con l’Employment Cost Index: la Fed sta monitorando da vicino il sentiero del costo del lavoro come indicatore di possibili pressioni inflazionistiche future.  

Williams (San Francisco Fed) ha detto che entro la fine dell’anno si dovrebbe raggiungere la piena occupazione, forse anche prima: pertanto si avvicina il momento in cui si potrà attuare la svolta dei tassi. Gli effetti del calo del prezzo del petrolio e del rafforzamento del dollaro saranno transitori, secondo il presidente della SF Fed. Williams ha detto che con le attuali previsioni “entro metà anno sarà arrivato il momento per avere una seria discussione sul rialzo dei tassi”.  Secondo Williams ci vorrà del tempo prima che l’inflazione torni al 2%, ma i tassi dovranno essere alzati prima che sia raggiunto l’obiettivo di inflazione. Williams ha sottolineato che se la Fed inizierà ad alzare i tassi quest’anno, il sentiero dei rialzi potrà essere graduale. Williams è tipicamente su posizioni vicine all’estremo delle colombe ed è stato spesso in sintonia con la visione di Yellen. I suoi commenti si aggiungono a quelli di molti altri partecipanti alle riunioni del FOMC che segnalano apertura per possibili rialzi da metà anno in poi. Manteniamo la previsione che alla riunione di marzo il FOMC trovi un modo per comunicare che da giugno in poi la Fed dovrà essere “libera” di decidere la svolta dei tassi.

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