Weekly Economic Monitor

Intesa Sanpaolo Studi E Ricerche Intesa Sanpaolo Studi E Ricerche - 15/01/2016 16:04

Il punto

-Inflazione e aspettative di inflazione sono fattori chiave per il sentiero dei tassi negli Stati Uniti, secondo quanto dichiarano i banchieri centrali.

-Più in generale, però, negli Stati Uniti e in Europa la vera partita si gioca sulla risposta dell’economia reale alle spinte divergenti che la caratterizzano. Il bilancio di queste ultime dipende molto dal percorso che prenderà l’economia cinese nei prossimi mesi.


Area euro: peggiora il bilancio dei rischi

- I rischi provenienti dal contesto internazionale sono aumentati nell’ultimo mese. L’export dell’eurozona potrebbe risentire del rallentamento dei paesi emergenti. Un’accelerazione del PIL all’1,7% nel 2016-17 è ancora possibile, ma molto dipende dalla tenuta della domanda interna. Il calo del prezzo del petrolio farà ancora da stimolo, ma l’incertezza potrebbe frenare la spesa.

- La prospettiva di debole aumento del prezzo del petrolio nei prossimi 18 mesi, riduce la stima di inflazione da 1,0% a 0,6% nel 2016. Un aumento dei prezzi di 1,7% nel 2017, come da stime BCE, dipende sempre più dalla risalita dell’inflazione core fino all’1,6%. Ma i rischi sono verso il basso. Con il perdurare del regime di bassa inflazione aumenta il rischio di disancoraggio delle aspettative e di effettui di seconda battuta sui prezzi sottostanti.


Cosa aspettarsi dalla BCE?

- Il mercato ha ricominciato a scontare un taglio del tasso sui depositi già a marzo. Non escludiamo ulteriori interventi di politica monetaria, se i rischi verso il basso per lo scenario macroeconomico, emersi nell’ultimo mese, dovessero essere confermati. Ma marzo ci sembra troppo presto. Dopo le ultime misure, la BCE vorrà prendere tempo non solo perché le divisioni interne al Consiglio, già ampie a dicembre, potrebbero frenare annunci a breve, ma anche perché la politica monetaria è arrivata ormai quasi al limite.


I market mover della settimana

Il focus nell’area euro sarà sulla riunione BCE, che dovrebbe concludersi senza novità sul fronte delle misure di politica monetaria, ma con una retorica al margine più accomodante. Il dato più rilevante in settimana è la stima preliminare PMI per gennaio. Ci aspettiamo una stabilizzazione dell’indice composito a 54,3, dal momento che l’attività potrebbe aver ceduto nell’industria a fronte di un andamento ancora solido dei servizi. L’indice ZEW sulle attese per i prossimi mesi potrebbe risentire dell’aumento di volatilità sui mercati finanziari osservata da inizio anno. In Francia la fiducia presso le imprese è vista stabile a 103. La fiducia delle famiglie nella zona euro potrebbe tornare a calare marginalmente a gennaio in parte a causa delle notizie negative sul fronte geopolitico.


Il focus negli Stati Uniti sarà sui dati di inflazione. Il CPI di dicembre dovrebbe confermare il trend degli ultimi mesi, con un aumento di 0,2% m/m per il core; su base tendenziale, la variazione del core dovrebbe toccare il massimo dal 2012, a 2,1% a/a. Le informazioni relative al mercato immobiliare residenziale di dicembre dovrebbero essere positive, con rialzi di cantieri e vendite di case esistenti, in parte anche grazie al clima particolarmente mite. L’indice della Philadelphia Fed a gennaio dovrebbe essere in ripresa, pur restando ancora in territorio negativo.

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