Weekly Economic Monitor

Intesa Sanpaolo Studi E Ricerche Intesa Sanpaolo Studi E Ricerche - 06/12/2017 14:57

Il punto

Stati Uniti La riforma tributaria galoppa verso il traguardo. Questa settimana, focus sull’estensione della legge di spesa e sui rischi di chiusura degli uffici federali.


BCE: aria di festa, la politica monetaria sta dando pieni frutti

La BCE in settimana si troverà a valutare il quadro Eurozona, che per la prima volta da anni sembra essere il migliore degli scenari possibili: espansione moderata e vicina al 2% fino al 2019 inoltrato; rischi contenuti di una battuta d’arresto in assenza di segnali di eccessi di domanda e/o di aumento della leva finanziaria. L’inflazione rimarrà ancora lontana dal target anche se il trend di lenta risalita dei prezzi interni dovrebbe essere confermato nel corso del 2018. Per il momento, quindi, la BCE non avrà fretta di alterare la guidance sugli acquisti e/o sui tassi. Al più si avranno dettagli ulteriori sui volumi di acquisto nel 2018 per tipologia di titoli, ma non molto altro.

Quel che conta per il futuro corso della politica monetaria sono le prime previsioni dello staff su crescita e in particolare inflazione nel 2020. Le stime dovrebbero essere coerenti con una chiusura del QE entro i primissimi mesi del 2019, ma non dovrebbero alterare le attese di lenta normalizzazione dei tassi di interesse.


La missione della Fed nel 2018: proteggere Riccioli d’oro

La riunione del FOMC del12-13 dicembre dovrebbe concludersi con un rialzo dei tassi e una valutazione positiva dello scenario economico, con previsioni di ulteriore miglioramento del mercato del lavoro e graduale risalita dell’inflazione verso il 2%.

Per il 2018, la Fed avrà di fronte rischi bilanciati: da un lato, un possibile surriscaldamento generato dalla riforma tributaria ora in discussione in Congresso; dall’altro, il proseguimento della debolezza dell’inflazione. La comunicazione post-riunione, con l’ultima conferenza stampa di Yellen e il grafico a punti, dovrebbe segnalare consenso per ulteriore rimozione graduale dello stimolo monetario. Per il bilancio, ci dovrebbe essere unanimità a favore della gestione automatica attuale, almeno per altri due anni; sui tassi, invece, dietro la probabile previsione mediana di tre rialzi, persisterà un’ampia dispersione di opinioni. Il consenso sul ritmo dei rialzi si costruirà con l’evoluzione delle informazioni su crescita e inflazione.  

Un elemento di incertezza è la ricostituzione del Board, in una fase molto matura del ciclo, che richiederà flessibilità e coesione nella calibrazione della strategia. Powell guiderà la Fed all’insegna della continuità, ma dovrà adattare l’eredità di Yellen a condizioni nuove e a un Board probabilmente più “hawkish” rispetto a quello del periodo post-crisi.


I market mover della settimana

Nella zona euro il focus sarà sull’ultima riunione dell’anno della BCE. Lo ZEW tedesco a dicembre è atteso correggere al margine dopo tre mesi di rialzi, mentre la seconda lettura dei dati sui prezzi consumo di novembre dovrebbe confermare che l’inflazione è salita di tre decimi in Germania (all’1,8%), di un decimo in Francia (all’1,3%) ed è rimasta stabile in Italia e Spagna (a 1,1% e 1,7%). Infine, la produzione industriale di ottobre sia nell’Eurozona che in Italia è attesa in recupero dopo il calo di settembre.

La settimana è ricca di dati ed eventi negli Stati Uniti. La riunione del FOMC, l’ultima presieduta da Yellen, dovrebbe decidere un rialzo dei tassi di 25pb e prevedere ulteriori graduali aumenti, soggetti all’evoluzione dell’inflazione e agli effetti della riforma tributaria. In termini di dati, PPI, CPI e prezzi all’import dovrebbero essere in rialzo a novembre, spinti dalla benzina; il CPI core dovrebbe aumentare di 0,2% m/m, ma mostrare ancora moderazione. Sempre a novembre, la produzione industriale e le vendite al dettaglio dovrebbero confermare un quadro espansivo per il 4° trimestre. L’indice Empire per dicembre è previsto su livelli coerenti con crescita solida nel settore manifatturiero.

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