Sembra che lo yen giapponese (a differenza del biglietto verde) non riesca a sbarazzarsi di dati economici negativi. Le cifre sulle esportazioni di febbraio, attestatesi a un mediocre -1,20% (prec.: -8,40%), rimanendo in territorio negativo per la terza volta di seguito, sommate ai numeri deludenti riferiti alle retribuzioni, in calo dello 0,80% dopo il -0,60% rivisto, riferito a gennaio, a fronte di un incremento dell’1,20%, sollevano interrogativi sul successo del programma “Abeconomics” del primo ministro Shinzo Abe.
In effetti, con il mercato del lavoro nella fascia storicamente più bassa e alla luce dell’IPC giapponese di febbraio, pari allo 0,70% esclusi i generi alimentari, pare che gli obiettivi del programma, ovvero l’aumento delle retribuzioni e dei prezzi, siano fonte di ulteriore preoccupazione per gli investitori.
È una cattiva notizia anche per la BoJ, la cui politica monetaria accomodante non è sufficiente per raggiungere l’obiettivo d’inflazione al 2%. È perciò molto probabile che, in Giappone, la crescita delle retribuzioni, un importante fattore per i prezzi al consumo, rimanga nella fascia dell’1% fino alla fine dell’anno, rendendo molto difficile il raggiungimento dell’obiettivo per i prezzi nel 2019.
L’USD/JPY sarà influenzato molto dai dati sul lavoro in uscita oggi negli USA.
Si prevede un rimbalzo del dato sulle buste paga non agricole per il mese di marzo, dopo il massiccio calo di 20 mila unità di febbraio, mentre le cifre su tasso di disoccupazione e retribuzioni orarie dovrebbero essere piatte.
Al momento a quota 111,69, nel breve termine la coppia USD/JPY si dirigerà verso 111,90.
By Vincent Mivelaz
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Swissquote Fonte: News
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