L’USD scende ancora, migliorano le richieste di RUB

19/03/2019 14:35

L’USD scende ancora, migliorano le richieste di RUB

L’USD scende ancora, migliorano le richieste di RUB

By Arnaud Masset

Il dollaro USA ha continuato a cedere terreno contro gran parte delle altre valute perché, in vista della riunione del FOMC di domani, la propensione al rischio è rimasta per lo più positiva.
Martedì mattina l’indice del dollaro ha perso un altro 0,14%, raggiungendo quota 96,39. La moneta unica è salita a 1,1355 (+0,15%) contro il dollaro e sta per testare il massimo di ieri a 1,1359. Anche le valute considerate beni rifugio sono in graduale rialzo, sia lo yen giapponese, sia il franco svizzero sono positivi.

La coppia USD/JPY è scesa fino a un minimo pari a 111,16, mentre il franco svizzero si è stabilizzato intorno alla parità contro l’USD.

Fra le valute dei mercati emergenti, negli ultimi due giorni il rublo russo ha mostrato la performance migliore, sulla scia dei dati superiori alle attese riferiti al manifatturiero.
A febbraio, la produzione industriale è cresciuta di un solido 4,1% a/a, a fronte dell’1,5% previsto. Potremmo ragionevolmente aspettarci che il RUB continui ad apprezzarsi nel medio-lungo termine, dato che sta lentamente svanendo l’eventualità delle sanzioni USA. La banca centrale russa (CBR) ha inoltre aumentato le riserve in oro, a scapito dei titoli del Tesoro USA.

Negli ultimi 4 anni, le riserve auree della CBR sono cresciute di 880 tonnellate (+80%), e nel frattempo la banca ha diminuito di quasi il 90% le consistenze in titoli del Tesoro USA a lungo termine. Ciò non può che essere positivo per il rublo.

Le azioni UE aggirano i rischi legati alla crescita

By Peter Rosenstreich

Con l’aumento delle pressioni deflazionistiche, continuano a scendere le aspettative sull’inflazione globale.
Ciò significa che la Fed probabilmente non sarà contestata per l’inflazione superiore all’obiettivo del 2%. La BCE ha invece tagliato le sue previsioni su crescita economica e inflazione per il 2019. Ma potrebbe essere un po’ troppo tardi, perché su questo la BCE è chiaramente rimasta indietro.

Gli indici basati sul mercato mostrano un elevato rischio di recessione. I rendimenti dei decennali tedeschi sono scesi quasi allo zero, forte segnale delle prospettive di crescita estremamente deboli in Europa. Le azioni europee ora mostrano un andamento simile a quello visto durante l’ultima recessione, fra metà 2011 e l’inizio del 2013.
La crescita economica dell’UE rimane positiva, il ritmo di crescita trimestrale del PIL è pari allo 0,4% (1,6% su base annua), per cui al momento la flessione economica non è marcata. L’indice composito dei direttori d’acquisto (PMI) nell’UE è sceso da 58 punti agli attuali 51,9 (ancora superiore alla soglia dei 50 punti).

Durante la recessione del 2011-13, il PMI si era attestato intorno ai 46 punti, segnalando la flessione in atto.

Le azioni europee hanno compiuto un rimbalzo di recupero impressionante, superando il più ottimista degli analisti UE. La recente ripresa dell’azionario riflette ottimismo sulla stabilità economica, ma l’aumento dei rischi di una recessione reale potrebbe generare ulteriori cali del mercato.
Ci sono parecchi sviluppi che potrebbero far vacillare l’Europa: la prevista “Brexit” del Regno Unito, i cambiamenti alla guida dell’Europa quest’anno, inclusa la presidenza della BCE, e i negoziati commerciali sui dazi sulle auto voluti dagli USA. Le azioni europee hanno scontato un contesto di crescita più difficile, il che potrebbe metterle in una situazione migliore rispetto ad altri mercati sviluppati vicini ai massimi storici.

Ci sono alcuni segnali di progresso rassicuranti, ma maggiore volatilità in arrivo se l’economia europea non riuscirà a raddrizzarsi.

Autore: Swissquote Fonte: News Trend Online

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