Le banche centrali lanciano una nuova guerra valutaria

24/07/2019 08:00

Le banche centrali lanciano una nuova guerra valutaria

Ufficialmente, la ripresa della politiche monetarie ultra-espansive annunciate dalla Federal Reserve e dalla Banca Centrale Europea con la loro ultima forward guidance hanno come obiettivo ufficiale quello di alzare il tasso d'inflazione al livello obiettivo del 2,0%, dal momento che le ultime rilevazioni continuano a mostrare un livello dei prezzi inferiore a tale soglia.

La Fed abbasserà quasi sicuramente il costo del denaro degli Stati Uniti di 25 punti base nella riunione del FOMC del prossimo 31 Luglio e gli analisti ritengono molto probabile un altro taglio di altrettanti punti base prima della fine dell'anno.

Quanto alla Banca Centrale Europea, gli investitori si attendono un taglio del tasso sui depositi a partire dal prossimo settembre, e qualcuno lo attende già nella riunione di giovedì 25 Luglio, con effetto sorpresa.

Aperta anche l'ipotesi di riprendere il Quantitative Easing, il programma di acquisto dei titoli di Stato cessato alla fine dello scorso anno.

Queste politiche straordinarie, tuttavia, sembrano nascondere un altro obiettivo, che nessuna banca centrale può ammettere di voler raggiungere ma che in una economia globalizzata diventa un key driver fondamentale per poter competere vittoriosamente: il tasso di cambio.
Avere una valuta debole, per Eurozona e Stati Uniti può significare miliardi di euro/dollari di maggiori esportazioni, nel momento in cui, per effetto della guerra commerciale, queste si riducono. Finora, nella gara degli annunci tra banche centrali a chi persegue una politica monetaria più espansiva, è stato l'euro a trarne vantaggio, scendendo ai minimi di due mesi nei confronti del dollaro.

Nel caso la BCE dovesse dimostrarsi ancora più dovish del previsto, la valuta unica potrebbe scendere addirittura ai minimi di due anni a 1,1106.

A quel punto, la Federal Reserve potrebbe anch'essa diventare più aggressiva nella sua politica monetaria espansiva, sfruttando anche il maggior spazio di abbassamento dei tassi d'interesse che ha rispetto alla BCE, innescando una guerra per l'abbassamento dei tassi di interesse.
Ne sarebbe sicuramente felice il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che diverse volte ha auspicato l'intervento della banca centrale per ridare competitività all'economia tramite la svalutazione del dollaro. Tuttavia, da una guerra valutaria globale è anche possibile, e forse molto probabile, che siano entrambe le macroaree a perdere. 

Fonte: News Trend Online

© TraderLink News - Direttore Responsabile Marco Valeriani - Riproduzione vietata

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