Brexit: il Regno Unito ha lasciato all’Ue 5,5 miliardi ogni anno

24/06/2016 21:00

Brexit: il Regno Unito ha lasciato all’Ue 5,5 miliardi ogni anno

Al di là delle ricadute di carattere politico, macro-economico e finanziario che inevitabilmente stanno prendendo forma in queste ore, la Brexit avrà delle ripercussioni difficilmente prevedibili anche sul fronte dei conti economici di Bruxelles.

L’Ufficio studi della CGIA ricorda che tra il 2000 e il 2014 il Regno Unito ha versato all’Unione europea ben 186,5 miliardi di euro.
Bruxelles, nel frattempo, al netto delle spese di amministrazione, ha “ritornato” a Londra 102,6 miliardi. Il saldo, pertanto, è stato di 83,9 miliardi di euro, pari a una media annua di 5,5 miliardi di euro in questo quindicennio.

Nel rapporto dare-avere tra i 28 e l’Unione europea,  solo la Germania (con un saldo di 163,3 miliardi pari ad un importo medio annuo di 10,8)  è stata più “generosa” degli inglesi.

Dal bilancio Ue che nel 2014 è stato di 142,6 miliardi di euro, inoltre, si evince che il contributo erogato dal Regno Unito, al netto del rimborso di 6 miliardi di euro “strappato” da Londra negli accordi sottoscritti con Bruxelles, è stato di 11,3 miliardi di euro, pari ad un’incidenza dell’8 per cento.

Ovviamente, segnalano dalla CGIA, gli accordi sull’uscita della Gran Bretagna dall’Ue dovranno essere ratificati entro 2 anni.

Pertanto, in questo periodo di tempo  saranno sicuramente definite le modalità operative ed economiche della Brexit.

Sta di fatto, visto il peso economico del Regno Unito e la sua incidenza sul bilancio Ue, che gli effetti economici negativi dell’uscita potrebbero ricadere, in particolar modo,  sulle casse dei paesi  contributori che, lo ricordiamo, annoverano anche l’Italia.

Oddo Meriten AM S.A.
mette in evidenza che all’apertura, la sterlina perdeva l’11% in rapporto al dollaro. Il movimento è giustificato, tenuto conto del forte disavanzo delle partite correnti (-4,8% del PIL) e dell’incertezza legata ai cambiamenti politici che verranno. A questo proposito, ricordiamo che l’articolo 50 del trattato di Lisbona autorizza un periodo di negoziazione di 2 anni in cui il Regno Unito dovrà impostare nuove regole bilaterali con l’Unione Europea.

In caso di volatilità esacerbata, la Bank of England interverrà senz’altro. Tuttavia, sino a che il Regno Unito non è attaccato sul fronte del debito, una valuta in ribasso del 10% costituisce un deprezzamento competitivo. Stamattina, constatiamo che la sterlina resiste bene e viene trattata circa all’1% sui 10 anni.

Il Nikkei perde l’8%. A Parigi, il future sul CAC apre a -11% e quello sull’Eurostoxx a -12%. Il mercato europeo degli high yield (Itraxx Crossover) si scosta di oltre 100 pb. L’oro guadagna il 5% e il petrolio (WTI) perde il 5%.

Oddo Meriten AM S.A.

spiega che al di là di questo impatto immediato occorre ricordare che il peso della decisione britannica sulla crescita europea dovrebbe restare nei limiti di un ribasso dello 0,2%. Peraltro, da oggi stesso le banche centrali e i governi si accorderanno per tentare la strada della comunicazione e ripristinare la fiducia.

Autore: Pierpaolo Molinengo Fonte: News Trend Online

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