Grecia al voto. Una storia che sa di Austerità. E di cambiamento

25/01/2015 08:00

Grecia al voto. Una storia che sa di Austerità. E di cambiamento

Le elezioni parlamentari greche sono arrivate e l’aura di incertezza che si portavano dietro da mesi è giunta al suo picco massimo. Oggi è il giorno in cui le ipotesi lasciano spazio all’effettività e in cui, se qualcosa deve accadere, forse è meglio che accada subito.

I due partiti

Due partiti dati per favoriti: da un lato il pluridiscusso gruppo di sinistra radicale di Syriza; dall’altro il partito attualmente in carica di Nuova Democrazia.

I due maggiori esponenti di questi, differenti come la politica che sostengono, portano i nomi di Alexis Tsipras, nuovo volto della scena mondiale, ed Antonis Samaras che, diversamente dal primo, già conosce l’onere dell’essere Primo Ministro.

Lasciate da parte le scommesse e i sondaggi sull’esito della votazione, è interessante fare un passo indietro e capire, grazie anche allo studio illustrato da IG Group nel corso della presentazione di mercoledì 21 gennaio, da che storia arrivi la Grecia attuale e perché questa sia oggi diventata l’incognita più problematica dell’Eurozona.

Ottobre 2009: preambolo della crisi greca

L’allora Presidente George Papandreou rileva e rivela all’Ue le prime problematiche sul deficit greco; poco dopo i declassamenti delle tre maggiori agenzie di rating arrivano dagli Stati Uniti come un battesimo al contrario, che fa calare sulla Grecia l’ombra del rischio.
Col passare del tempo, aggravandosi le condizioni anche nel resto dell’Eurozona, le cose non migliorano e, a seguito dell’aprile 2010, i mercati iniziano a scontare la paura di un default ellenico.
Unione monetaria e Troika dispongono allora un piano di aiuti da 110 miliardi di euro, volti a tutelare sia lo stato, sia l’integrità dell’euro.

Per non concedere troppo al paese (sempre meno virtuoso), Papandreou deve attuare nuove misure di austerità che culmineranno con nuove proteste e con un incremento del malcontento nazionale. A distanza di un anno, l’austerità seguita dalla Grecia non soddisfa il mercato, che ne declassa il rating portandolo al livello spazzatura.

E’ l’inizio della diffidenza

Per sgravare la Grecia dal proprio debito, l’Eurozona offre uno scambio, proponendo l’attuazione di nuove misure d’austerità elleniche in cambio di un write off sul 50% del debito nazionale.

Le critiche della popolazione arrivano a un punto tale da spingere Papandreou alle dimissioni, rendendo chiara una cosa: ai greci non piace la parola “austerità” e faranno di tutto per combatterla.

Il debt swap e la soglia del default

Al culmine di uno dei peggiori momenti di crisi, nella primavera del 2012, il Parlamento ellenico vara una serie di nuove misure volte all’ottenimento del secondo pacchetto di aiuti statali da 130 miliardi di euro.

Tali misure riguardano l’imposizione di un debt swap ai creditori privati (che si trovano costretti in una ristrutturazione del debito penalizzante) e, neanche a dirlo, un nuovo giro di provvedimenti pro austerità. Il rating passa alla soglia del default e il rendimento dei titoli di stato decennali raggiunge il suo massimo (nel febbraio 2012) oltre il 36,5%.

Elezioni 2012

Giugno 2012: nuove elezioni parlamentati e a spuntarla questa volta è il partito di Nuova Democrazia, assieme a Pasok e a Sinistra Democratica (Dimar), con a capo l’esponente Antonis Samaras.
La situazione pare rientrare progressivamente e nell’ottobre 2012 il Governo annuncia un buyback su 31,5 miliardi di titoli di stato.

Se a febbraio 2012 l’ammontare totale di debito si attestava a 352 miliardi di euro, nell’ottobre 2014 questo è passato a 320 miliardi. L’austerità, per quanto contestata, ha dunque portato al raggiungimento di una situazione più gestibile per il paese, che, da metà 2013 ha visto diminuire il proprio tasso di disoccupazione ed aumentare il proprio PIL.

L’arrivo di Syriza alle europee

Nell’aprile 2014 la Grecia, dopo quattro anni d’assenza, torna sui mercati con una nuova emissione di bonds a lunga scadenza; intanto, alle elezioni europee, Syriza raggiunge il 26,6%: è il primo segnale che la Grecia non è più intenzionata ad assecondare la Troika e le sue misure.


Nel dicembre 2014 falliscono le elezioni per il Presidente della Repubblica e nuove elezioni (con maggioranza a 151 voti su 300) vengono indette per il 25 gennaio 2015, oggi.

Chi la spunterà? La Grecia sta votando e l’Eurozona si prepara alla reazione. Quelle elleniche saranno solo il primo round di elezioni 2015, cui seguiranno quelle britanniche a maggio e quelle spagnole in autunno.
L’euro non è a rischio (per ora); la credibilità di Troika ed UE sì.

Fonte: News Trend Online

© TraderLink News - Direttore Responsabile Marco Valeriani - Riproduzione vietata

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