I mercati temono una pandemia globale di Coronavirus

26/02/2020 15:18

I mercati temono una pandemia globale di Coronavirus

A Paul O'Connor, responsabile del team Multi-Asset con sede nel Regno Unito di Janus Henderson Investors, sembra alquanto paradossale che gli investitori finanziari si siano fatti prendere dal panico per il coronavirus COVID-19, proprio nel momento in cui la percentuale di crescita giornaliera del numero di infettati scende al tasso più basso dall'inizio dell'epidemia (cfr.
grafico 1). In effetti, le guarigioni giornaliere dalla malattia hanno superato le nuove infezioni nel corso dell'ultima settimana, per cui il numero di casi attivi a livello globale è ora in realtà in diminuzione da otto giorni consecutivi.

Grafico1: casi COVID-19 a livello globale

Fonte: www.worldmeter.info, al 25 Febbraio 2020

Dato che il 96% dei casi confermati del virus si è verificato in Cina, gli sviluppi in questa regione spiegano la maggior parte di questi recenti trend - spiega Paul O'Connor -.

Le misure aggressive di contenimento adottate nella provincia di Hubei sembrano essere state finora abbastanza efficaci nel contenere la diffusione nel resto del Paese. In effetti, il numero di casi confermati nel resto della Cina si è quasi stabilizzato nell'ultima settimana, crescendo meno dell’ 1% al giorno.
Se da un lato questi risultati sono indubbiamente incoraggianti, dall'altro è evidente che il ritorno di circa 180 milioni di lavoratori migranti nei mesi di febbraio e marzo potrebbe ancora causare una significativa recrudescenza del virus all'interno della Cina.

Diffusione del virus a livello globale

Mentre l'ansia per i progressi del virus in Cina si è attenuata nelle ultime settimane, le preoccupazioni si sono ora spostate verso i recenti focolai in altri Paesi, in particolare in Italia, Iran e Corea del Sud - spiega Paul O'Connor -.

La preoccupazione qui è dovuta al fatto che il COVID-19 è scoppiato su una serie di nuovi fronti regionali e si sta diffondendo abbastanza velocemente da poter diventare una pandemia globale. Dato che il numero di casi al di fuori della Cina e delle navi da crociera è relativamente ridotto - poco più di 2.200 a livello globale - tali timori potrebbero sembrare eccessivi.
Tuttavia, è comunque preoccupante che questi focolai più recenti si siano sviluppati molto rapidamente (cfr. grafico 2) e, in alcuni casi, abbiano già seminato nuove infezioni in altri Paesi. Inoltre, dato che alcune delle tecniche aggressive utilizzate per contenere l'epidemia in Cina sono probabilmente considerate meno accettabili in altri Paesi, gli sforzi per contenere i nuovi focolai potrebbero non essere efficaci come l'esperienza cinese.

Grafico 2: Casi di COVID-19 fuori dalla Cina

Fonte: www.worldmeter.info, al 25 Febbraio 2020

Una ragione concreta di preoccupazione è la possibilità che il virus si diffonda particolarmente rapidamente in Paesi che hanno risorse limitate per l'assistenza sanitaria, scarse quantità di test e risorse inadeguate per gestire la malattia.

Il recente focolaio in Iran è un esempio che sembra avere almeno alcune di queste caratteristiche. Le autorità sembrano essere state lente a rispondere all'epidemia del coronavirus e il personale medico in Iran ha espresso preoccupazione per la disponibilità di attrezzature mediche adeguate.
Negli ultimi giorni, Kuwait, Bahrain, Oman e Iraq hanno tutti segnalato nuovi casi di coronavirus che coinvolgono persone che sono state in Iran. La diffusa inquietudine sulla capacità del regime iraniano di gestire il contagio ha visto un certo numero di Paesi vicini chiudere le frontiere di terra, interrompere i voli e imporre restrizioni al commercio.

A rischio ripresa a forma di ’V’

Con un contesto globale così mutevole, è impossibile fare una stima dell'impatto potenziale del coronavirus sull'economia globale in questo momento - spiega Paul O'Connor -.

Quando il virus è stato in gran parte contenuto in Cina, le aspettative del consensus si sono incentrate su una ripresa a forma di 'V' nella crescita globale, basata sull'anticipazione di un contenimento relativamente rapido del virus e su una decisa risposta da parte della politica. L’allargamento della diffusione geografica del virus solleva molti interrogativi su questo scenario più blando, date le incertezze che circondano sia l'efficacia delle misure di contenimento che l'entità della risposta politica attesa nella maggior parte dei Paesi al di fuori della Cina.

La preoccupazione degli investitori per l'impatto economico di COVID-19 rimarrà probabilmente strettamente legata al suo avanzamento a livello geografico.

Se il virus continuerà a diffondersi su scala internazionale, le aspettative del consensus passeranno da una ripresa a forma di "V" a una battuta d'arresto più profonda e prolungata per l'economia globale. Dato che molti indicatori del posizionamento e del sentiment del mercato mostravano segnali di diffusa soddisfazione da parte degli investitori proprio la scorsa settimana, è difficile concludere che i mercati finanziari siano ora preparati ai declassamenti della crescita e ai mancati profitti aziendali che potrebbero accompagnare un tale scenario.

Considerate le recenti evoluzioni del virus e la generale imprevedibilità dei suoi progressi futuri, sembra giusto porre l'accento sulla conservazione del capitale e sulle strategie difensive fino a quando la nebbia dell'incertezza non inizierà ad alzarsi, o fino a quando i mercati non assisteranno ad una sufficiente revisione dei prezzi per offrire migliori opportunità di rischio/rendimento.
Questo potrebbe richiedere ancora un po' di tempo. Dobbiamo prepararci al peggio e sperare per il meglio.

Autore: Pierpaolo Molinengo Fonte: News Trend Online

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