I “nuovi”mercati che ci attendono

29/08/2015 08:00

I “nuovi”mercati che ci attendono

La Cina ormai sale solo grazie alle iniezioni di fiducia e soldi derivanti dalla sua Banca Centrale, la Federal Reserve non sa cosa fare con i tassi dopo 9 anni di allentamento, la volatilità sui mercati fa restare tutti nell'incertezza proprio mentre le materie prime crollano e trascinando in parallelo gli emergenti.

Non tutto è perduto

Per fortuna c'è un piccolo ritorno di speranza proprio sulle commodities e nei confronti del petrolio che sale sulle speranze di un Pil Usa che batte le attese con un secondo trimestre al +3,7%.

Forse qualcuno tornerà a consumare energia? Evidentemente si se il greggio è tornato a correre raggiungendo quota 45 dollari al barile per il Wti e 49 dollari per il Brent, ovvero 10% in 7 giorni.

Intanto negli Usa e per la precisione a Jackson Hole, nel Wyoming, in un meeting che sembra essere quasi sottotono per l'assenza di nomi come la Janet Yellen e Mario Draghi, arrivano le dichiarazioni di Stanley Fischer secondo cui “è ancora presto per dire cosa si dovrà decidere a settembre circa il rialzo dei tassi statunitensi”, parole che sono ancora più sibilline di fronte al dato del Prodotto interno lordo il quale potrebbe, istintivamente, suggerire una svolta nella politica sul costo del denaro ma che non fa altro che aggiungere nuovi interrogativi.

Anche da Francoforte temono che...

A questo punto l'ideale sarebbe riuscire a conservare in buona salute l'economia della locomotiva mondiale ma senza suscitare troppi entusiasmi così da poter evitare un cambio della corrente sui tassi.

Insomma la creazione di una situazione di ideale equilibrio tra finanza ed economia.

Ma neanche in Europa si può stare tranquilli per via del pericolo deflazione in agguato: il 2%, target fissato dalla Banca Centrale Europea, non è nemmeno lontanamente visibile, tanto che si pensa a Francoforte, di implementare il piano del Quantitative Easing in vita da marzo.
Insomma una conferma di mercati che, ormai, da oriente ad occidente si muovono solo grazie a politiche monetarie più o meno lecite. Sì, perché se da una parte è vero che l'attuale, innegabile guerra valutaria presente nel mondo delle divise internazionali è opera della Federal Reserve che a suo tempo la tenne a battezzo, è anche vero che a proseguirla sono state nell'ordine tutte le altre grandi banche centrali non ultima la Bce e, soprattutto la Banca Popolare Cinese con le sue regole.

E qui arriva il primo paradosso: tante banche, tante nazioni, tante strategie.

Regole diverse ma di cui tutti soffrono

Non tutte le regole sono uguali ma le conseguenze di regole difformi cadono in maniera uniforme su tutti i paesi coinvolti.

Premesso che l'allentamento monetario è una cura a volte necessaria ma pericolosa, è bene specificare che la creazione di liquidità impatta indistintamente su tutti i settori con la conseguenza della nascita di bolle in vari campi, in primis quello del credito.

Ora, sia l'Europa che la Cina, hanno dei problemi al riguardo con un Vecchio Continente che ha da tempo ha tentato di sanare il suo sistema bancocentrico con stress test e nuove regole. Esperimento riuscito? In parte, visto che il tallone d'Achile resta e, paradossalmente, proprio sulla Germania che resta il punto nevralgico del settore bancario europeo.
Da parte sua, invece, la Cina ha un problema con le shadow bank, le banche ombra.

Politica espansiva

Insomma le insidie ci sono e restano soprattutto nell' ambito di una politica monetaria espansiva a priori, cioè non selettiva e che inietta denaro a prescindere, aumentando quindi anche il credito tossico.

Finora la Banca centrale di Pechino ha agito sulle riserve delle banche e sui tassi e ben poco sul “credito alternativo”: il problema resta con il troppo indebitamento sia pubblico che privato, e con la corruzione politica a tutti i livelli e in particolare a quelli delle autorità periferiche le quali hanno presentato ai vertici di partito numeri strabilianti circa i risultati ottenuti in zone remote.
Peccato che questi risultati fossero stati strappati a forza usando escamotage ridicoli come la costruzione di faraoniche imprese che hanno chiesto investimenti senza produrre ricchezza futura.

La realtà è una sola: i mercati girano solo grazie alle Banche Centrali, una volta metabilizzata questa consapevolezza sarà altrettanto necessario operare sempre più in simbiosi.

E Pechino se ne dovrà fare una razione dal momento che, se vuole prendere il lato vantaggioso del sistema capitalista, deve anche cedere all'apertura verso la trasparenza e la comunicazione.


Fonte: News Trend Online

© TraderLink News - Direttore Responsabile Marco Valeriani - Riproduzione vietata

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