Il peso del fattore geopolitico secondo Faber

02/08/2015 08:08

Il peso del fattore geopolitico secondo Faber

Quanto conta il peso del fattore geopolitico all’interno di un portafoglio? La risposta è molteplice: dipende dal fattore rischio, dalla natura degli investimenti, dalle necessità di chi quel portafoglio lo ha creato etc.

Una forza che cresce

Innegabile, però, che la percentuale di importanza, quindi il peso in grado di spostare le prospettive di guadagno o di perdita, ultimamente è di molto aumentato.
Complice l’evoluzione di un capitalismo non più duocentrico, ma con più poli di riferimento. E soprattutto con il disgregarsi, ormai ultradecennale, delle grandi certezze che prima governavano il mondo: la pace tra Usa e Russia è ormai sempre più orientata verso il ritorno di una guerra fredda che in molti non hanno avuto modo di conoscere nelle sue sfaccettature più pericolose, dall’altra parte l’arrivo del pericolo cinese e delle sue incognite, tipiche di una nazione che si affaccia su un panorama insidioso come quello della speculazione in mano a un immenso parco buoi, con la sola differenza che, in questo caso si tratta della seconda potenza mondiale la cui economia e finanza sono legate a filo doppio con la prima.

Questo giusto per individuare i primi e più macroscopici esempi.

Quello che invece potrebbe decidere le sorti dei mercati sono le evoluzioni future a molti ancora nascoste. Ad evidenziarle è Marc Faber che sottolinea come, a prescindere dal profilo di rischio del portafoglio, il fattore geopolitico è sempre sottovalutato tra gli elementi da prendere in considerazione nella creazione e soprattutto nella scelta della strategia.

Nuovi e vecchi protagonisti

In particolare secondo l’investitore, nuovi e vecchi protagonisti sulla scena si potranno incrociare a breve.

Partendo dalla prima ipotesi e cioè i nuovi futuri protagonisti, Faber guarda all’Iraq e , in generale, un po’ a tutti i paesi del Medioriente, ma questa volta l’elemento caratterizzante non sarà più il petrolio, ormai appannaggio anche degli Usa, bensì il nucleare.
Con l’accordo che permetterà all’Iran di lavorare, per quanto sotto controllo, alla bomba atomica, nulla vieta a Ryad di procurarsene una già pronta comprandola dal Pakistan: E l’Iraq? Per Faber si sta verificando un generale deprezzamento degli asset del paese in seguito alla questione Isis.

E proprio la questione Isis e le conseguenze ancora imprevedibili potrebbe portare a un’accelerazione da parte dell’Iran della chiusura delle sperimentazioni sull’atomica. Insomma una situazione potenzialmente destabilizzante a livello mondiale e forti tensioni internazionali. La prima conseguenza? Le difficoltà per le valute dei paesi più indebitati e tra tutti il Giappone con il suo yen a sua volta condizionato da fattori come una popolazione invecchiata e una serie di riforme dal cammino ancora lungo e incerto. 

Le paure su Wall Street

Se poi, stando alle dichiarazioni di Faber, si volesse guardare a Wall Street, si potrebbe individuare un altro campanello d’allarme nell’andamento del Dow Jones e per la precisione dei dei sottoindici Industrial e Trasportation i quali hanno registrato un andamento anomalo: il secondo ha sottoperformato rispetto a un andamento che, in caso di crescita sostenibile, vede un rialzo su entrambi i fronti, cosa che in questo periodo non è avvenuta.

 

Fonte: News Trend Online

© TraderLink News - Direttore Responsabile Marco Valeriani - Riproduzione vietata

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