Pensione ci andremo a 74 anni e la Fornero non c'entra

30/05/2020 09:53

Pensione ci andremo a 74 anni e la Fornero non c'entra

Andremo in pensione a 74 anni: questo è il nostro destino. E a ben pensarci la riforma lacrime e sangue di Elsa Fornero sembra niente, oggi come oggi.
La riforma Fornero sarebbe quella di una santa, almeno per le persone che sulle spalle portano il flagello di un lavoro veramente pesante, di quelli che ti massacrano e che solo e soltanto 12 mesi in più determinano enormi cambiamenti sulla propria salute. A dare un'occhiata alla Relazione Annuale allegata alle Considerazioni finali lette da Ignazio Visco, attuale Governatore della Banca d'Italia, il destino degli Italiani sembra quello di rimanere sul posto di lavoro ben oltre i 67 anni millantati dal mondo politico.

Questa volta non è una cattiveria ordita da Elsa Fornero, non è una manovra per salvare i conti dell'Inps, ma è un semplice e schietto dato demografico: a condannare gli Italiani a rimanere bloccati sul proprio posto di lavoro e vedere ritardata l'età della pensione è l'anagrafe.

Sì proprio l'anagrafe. La società sta invecchiando.

Nel prossimo decennio l’economia italiana - segnala la Banca d’Italia - dovrà fronteggiare una notevole riduzione della popolazione in età da lavoro. Secondo le ultime proiezioni dell’Eurostat, entro il 2032 il numero di persone di età compresa tra i 15 e i 64 anni diminuirà del 6%; la popolazione tra i 15 e i 74 anni scenderà in misura meno marcata (-1,5 per cento; -700.000), per il forte aumento nella classe di età compresa tra il 65 e i 74 anni (24%).

Mettiamoci pure il cuore in pace.

Le aspettative di vita, per il futuro sono più elevate, ma soprattutto il calo delle nascite porterà la popolazione ad invecchiare: ci saranno sempre più anziani e meno giovani.

Pensione: colpa dell'anagrafe, non della Fornero

 

Ci arriva, quindi, un pessimo segnale, per quanti vorrebbero andare in pensione.
E questa volta non abbiamo nessun politico da accusare, non possiamo puntare il dito contro l'ennesima sforbiciata od una nuova proposta targata Elsa Fornero. Questa volta ad incidere sull'età della pensione sono motivazioni strattamente demografiche.

Se, infatti, andiamo a vedere i dati nel dettaglio, alla contrazione del numero di persone che sono in età di lavoro, si associa anche la progressiva crescita dell'età media dei lavoratori.

Nel documento della Banca d'Italia si legge, infatti, che:

l’impatto sfavorevole della demografia sull’input di lavoro potrà essere contrastato, oltre che da un riassorbimento della disoccupazione, dalla prosecuzione delle tendenze positive di recente osservate nell’offerta di lavoro dei diversi gruppi demografici (distinti per età, genere, livelli di istruzione e cittadinanza) e da un ulteriore progressivo allungamento della vita lavorativa.

Questo pargrafo fa tramere quanti pensavano di essere vicini all'età della pensione.

Se verrà a mancare il corretto equilibrio tra giovani che lavorano ed anziani in pensione, se i primi verranno a mancare i secondi dovranno per forza rimanere più a lungo sul posto di lavoro. E' come mantenere in equilibrio una bilancia: i pesi devo essere uguali su entrambi i piatti.
Nel momento in cui un anziano va in pensione, per mantenere l'equilibrio devi inserire un nuovo giovane. Ma se questi ultimi mancano, gli anziani devono rimane per non far saltare gli equilibri.

Stando sempre a quanto riportato sul documento della Banca d'Italia, gli andamenti registrati nel mondo del lavoro potrebbero permettere al tasso di partecipazione della popolazione di età compresa tra i 15 e i 74 anni di raggiungere il 60 per cento nel 2032, dal 57,3 dello scorso anno.

L’aumento dell’età di pensionamento previsto dalla legislazione vigente dovrebbe contribuire per circa la metà.

Pensione: si apre il dibattito: Quota 200 e superamento della Fornero

Ovviamente, adesso come adesso si dovrà aprire un dibattito politico sul futuro della nostra pensione.
Sulla sua riforma, sulla necessità di affrontare Quota 100 ed eventualemente rivedere la Riforma Fornero. Quali indirizzi sarà necessario intraprendere? Questo lo staremo a vedere.

Molto combattivo sul tema delle pensioni, in questi giorni è stato Matteo Salvini, leader della Lega.

Secondo Salvini per quanti siano ad un passo dalla pensione e per anni si sarebbe visto spostare in avanti l'età per uscire dal lavoro ci sarebbe un'unica speranza. Una sola: la Lega, infatti, sarebbe pronta ad andare avanti su Quota 100, con un passaggio intermedio per arrivare a Quota 41.
In altre parole l'ipotesi sarebbe quella di arrivare all'assegno pensionistico con solo 41 anni di contributi, indipendentemente dall'età anagrafica raggiunta. Ma non basta, sul piatto ci sarebbe l'ipotesi di ripresentare la flat tax.

Salvini spiega: Quota 100 è uno degli interventi di cui vado più orgoglioso.

È una scelta di libertà e quando torneremo al governo, perché prima o poi gli italiani voteranno, anche se noi non ci torneremo a tutti costi e con chiunque, rifaremo 100 quota, passaggio obbligato verso quota 41, e la flat tax: l’obiettivo infatti sarà quello di poter pagare meno ma pagare tutti e di un diritto alla pensione legato al diritto al lavoro.

Pensioni: l'emergenza è sterilizzare gli effetti del Pil

Uno dei timori (leggi questo articolo per gli approfondimenti su questo argomento) che stanno colpendo quanti la pensione la stanno già percependo è che ci possano essere dei tagli sui propri assegni o delle mancate rivalutazioni, a causa dell'andamento del Pil nel nostro paese.

Domenico Proietti, segretario confederale della Uil, ritiene che il Governo debba sterilizzare subito gli effetti negativi che la caduta del Pil ha sulle pensioni future. Se da una parte la rivalutazione del montante contributivo dei futuri pensionati non può essere inferiore all'1%, a seguito delle modifiche del 2015, è altresì vero che eventuali differenze saranno recuperate negli anni successivi con effetti negativi sul futuro previdenziale dei lavoratori.

Parallelamente gli effetti della crisi impatteranno anche sulla rivalutazione delle pensioni in essere.

La Uil chiede da subito al Governo di intervenire sia per il calcolo della rivalutazione del montante contributivo sia per l'individuazione dell'indice di rivalutazione delle pensioni erogate.
Questo è un primo modo concreto di aiutare i pensionati presenti e futuri.

 

Autore: Pierpaolo Molinengo Fonte: News Trend Online

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