Tremate, tremate, i bullish (sul greggio) son tornati

24/04/2015 17:16

Tremate, tremate, i bullish (sul greggio) son tornati

Petrolio. Sono tornati i bullish. Dopo un massimo di 120 dollari al barile nel recente passato e dopo un minimo di 45 dollari, pur nella consapevolezza che le cose non sempre dipendono da un solo, unico fattore, e per il petrolio questo è quantomai vero, si moltiplicano le voci che vogliono un greggio in ripresa.

Si riprende...

Ripresa che questa volta potrebbe essere più consistente del classico rimbalzo del gatto morto che spesso si è presentato sulla scena. ovviamente nessuno si aspetta il ritorno a quei 100 dollari e oltre al barile: l’Arabia Saudita non lo permetterebbe, così come anche la presenza dell’Iran o anche uno shake statunitense che, sebbene in calo di produzione, resterà ancora ai massimi per diverso tempo.

Lecito però è pensare che un rialzo ci sarà, magari una stabilizzazione su livelli più accettabili: inferiori a quelli precedenti, superiori a quelli attuali.

Si taglia....

Stando alle dichiarazioni dell’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, il prezzo perfetto per l’oro nero dovrebbe aggirarsi intorno ai 75 dollari al barile.
Eni che, tra l’altro, proprio a causa del crollo del prezzo del greggio ha dovuto fare i conti con il taglio del rating da parte di Standard & Poor's la quale, però, fa notare che per il cane a sei zampe peseranno anche le incertezze politiche presenti nelle nazioni in cui la società italiana opera, mentre per quanto riguarda la situazione interna, a far preoccupare è la persistente debolezza dell’economia del Belpaese.

Debolezza che a quanto pare durerà a lungo, quanto il prezzo in calo del petrolio.

Non si riprende

Infatti la maggior parte degli osservatori si sbilancia su un target price inferiore che non va oltre i 70 dollari, a conferma di quello che è oggettivamente un parere concorde e cioè quello che vede una ripresa continuata, ma sempre bassa nel suo evolversi.
Per lo meno si può contare, in occasioni come queste, sulla costanza.

E a questo punto anche su una sorta di riequilibrio globale che partirebbe proprio dallo scisto statunitense e a confermarlo ci sarebbero le scommesse che gli hedge fund stanno moltiplicando sul petrolio: le posizioni long sono aumentate a livelli massimi registrati dal 2011, mentre gli impianti di perforazione stanno diminuendo ai minimi dal 2010.

Un dato non indifferente se si pensa che la stessa Agenzia Internazionale per l'Energia punta il dito contro il fattore statunitense, accusato di essere quello che ha maggiormente destabilizzato un equilibrio che, prima precario, adesso non riesce più a trovare una sua identità. Per questo le previsioni degli esperti, in questo ambito, si sono da subito improntate alla cautela.
Estrema. Cautela che, i gestori di hedge fund, hanno deciso di abbandonare.

Fonte: News Trend Online

© TraderLink News - Direttore Responsabile Marco Valeriani - Riproduzione vietata

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