In ottica bullish, il comportamento di ieri di Piazza Affari non è certo stato confortante. Gli indici hanno, se non negato, sicuramente messo in discussione il superamento del massimo di gennaio; rafforzando la sensazione che il miglioramento di quel picco sarebbe stato marginale, e non sostanziale. Insomma, non si discute di un breakout, ma di un test che farebbe parte di un complesso processo di consolidamento. Di distribuzione, secondo una certa prospettiva.
Il Rapporto Giornaliero di oggi mostra appunto la prospettiva storica del FTSE-MIB. Lo spunto degli ultimi 26 mesi è stato generoso, ma alla fine della fiera siamo sempre all'interno della medesima area di resistenza che contenne lo slancio del 2015. Certo, dovessimo avere ragione di questa barriera, avremmo davanti a noi un obiettivo decisamente lusinghiero. Ma si tratta al momento di un "se", indebolito dalla condizione del momentum di breve periodo: come si nota, l'oscillatore ha svoltato verso il basso, dopo aver formalizzato una divergenza bearish rispetto alle quotazioni di mercato. Insomma, urge una conferma. O una smentita, a seconda dei punti di vista: o Piazza Affari supererà con risolutezza questo ostacolo, o sarà condannata ad andare incontro alla sollecitazione dei primi supporti.
Indice DAX ed Eurostoxx nel frattempo respinti dalle resistenze, mentre a Wall Street allo S&P riesce l'ennesimo mezzo miracolo, con il nuovo test della media mobile a 200 giorni che favorisce una confortante quanto opportuna reazione. Come esaminato ieri, dopo cinque sedute negative di fila, le probabilità di un rimbalzo ad una settimana, erano calcolabili nell'ordine dell'80%. Ciò non toglie però la condizione precaria del mercato: a ieri, sono passati più di 50 giorni dal massimo di gennaio. Bisognerebbe soffermarsi su questo dato: perché, a pelle, la sensazione è che un ritardo così prolungato possa portare l'indice a dimenticare la strada che conduce alla vetta.
Gaetano Evangelista
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