The dogs of Piazza Affari 2017

Gabriele Bellelli Gabriele Bellelli - 03/01/2017 18:53

The dogs of Piazza Affari 2017
Gabriele Bellelli - Consulenza Finanziaria Indipendente

www.bellelli.biz g.bellelli@bellelli.biz

In seguito all'articolo "Dogs of the Dow 2017" ho ricevuto numerose email in merito a quali siano i titoli a piazza Affari che presentano il miglior "dividend yield".

Premetto che la strategia dei "cani del Dow Jones" nel passato ha offerto dei buoni risultati sul mercato americano mentre la sua applicazione sul mercato italiano non avrebbe prodotto risultati altrettanto brillanti per cui vale il detto "ognun per sè e Dio per tutti"...

Dopo questa doverosa premessa, fornisco volentieri la classifica in ordine decrescente di "dividend yield" dei titoli del Ftse Mib:

 the dogs of piazza affari 2017 ftse mib

 

In un periodo di bassi tassi di interesse, i dividendi pingui offerti da alcune società diventano particolarmente allettanti per gli investitori a caccia di entrate monetarie e per i cassettisti.
Mi sembra quindi doveroso per far luce sull'argomento "dividend yield" su cui spesso c’è parecchia confusione e molta improvvisazione.

dividendyield

 

La logica della costruzione di una classifica basata sul "dividend yield" è di individuare i titoli che presentano il maggiore rapporto tra dividendo e prezzo con l’obiettivo di acquistare i migliori che emergono da questa selezione.

A questo punto la domanda che sorge spontanea è: "siamo sicuri che questi rendimenti siano vera gloria?".

Partiamo dall’illustrare la formula di calcolo del "dividend yield" che è uguale a (dividendo/prezzo) e corrisponde quindi al rapporto tra il valore del dividendo e il prezzo dell’azione.

Una prima criticità emerge già analizzando la formula: mentre il prezzo dell’azione utilizzato per il calcolo è quello di mercato, e quindi si tratta di un valore che si riferisce al presente; al contrario invece il valore del dividendo si riferisce al valore staccato l’anno precedente e quindi si tratta di un dato che si riferisce al passato.
Ne consegue che il valore del "dividend yield" può trarre in inganno dal momento che non c’è certezza nè che il dividendo verrà distribuito nè che sarà in linea con quello dell'anno precedente.
Nel corso degli anni sono numerose le società che sono passate dalla "top ten del dividend yield" al non pagare nessun dividendo come ad esempio Saipem, Telecom Italia oppure Finmeccanica. E quest'anno sarà la volta di Unicredit, dal momento che i vertici anno annunciato che non distribuiranno il dividendo relativo al bilancio del 2016.
Al contrario invece il dato potrebbe essere influenzato dal fatto che l'anno precedente la società abbia staccato un dividendo straordinario, come nel caso di Azimut, che difficilmente sarà replicato nel corso degli anni successivi.

Inoltre ad un attento osservatore non sarà sfuggito che un alto valore del dividend yield potrebbe in realtà essere l’avvisaglia di una azienda in difficoltà e non di un buon affare!
In questo caso infatti l’alto valore del rapporto sarebbe determinato dal forte ribasso delle quotazioni del titolo.
Non dimentichiamo infatti che se il prezzo di una azione diminuisce, di conseguenza aumenta il valore del dividend yield. E viceversa.

L'investitore "amante dei dividendi" deve quindi necessariamente informarsi periodicamente sul bilancio, sull’andamento delle trimestrali e sulle decisioni delle assemblee per comprendere se la società produce utili, se continuerà a staccare dividendo ed eventualmente di quale importo.
Personalmente ritengo che sia consigliabile concentrare le attenzioni principalmente sulle società che adottano una politica dei dividendi stabile e costante nel corso degli anni.

Mi raccomando, d’ora in poi prima di acquistare un titolo solo in base al rapporto "dividend yield" verifica attentamente le condizioni della società e la sua politica di distribuzione dei dividendi in modo da non scambiare un fondo di bottiglia per un diamante...

 

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Buon trading

Gabriele

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