What’s next: Cosa accadrà all’Indice S&P 500?

Ascanio Leandro Strinati Ascanio Leandro Strinati - 17/11/2015 12:20

Lo storno del re degli indici, l’S&P500 USA, non è arrivato inatteso. In molti, noi tra i meno autorevoli, avevano preso le opportune misure alleggerendo le posizioni o aumentando le coperture.
 

E adesso? Si è trattato di storno? È il doppio minimo che sancisce la fine della corsa?
 

I timori o meglio le motivazioni degli stessi sono note. La stretta monetaria Usa ed il collegato aumento dei corsi del biglietto verde dovrebbe deprimere l’economia a stelle e strisce, in generale a favore di una svalutata Europa. D’altronde la ripresa dell’economia dell’Eurozona non potrebbe non avere riflessi positivi anche in USA.
 

Da un punto di vista grafico (di sotto) l’impostazione non sembra favorevole, ma il rischio dell’autoreferenzialità (avevo detto che scende e quindi lo vedo scendere a tutti i costi) è dietro l’angolo.

 

 

 

Onde avere una visione completamente alternativa, abbiamo chiesto quella di Paolo Belcari.
 

Paolo è un trader in opzioni, di quelli bravi. Non a caso ha vinto la categoria apposita della IT CUP 2015. Proprio a ragione della sua specializzazione ci è sembrato il candidato ideale a darci un punto di vista alternativo e magari qualche dritta operativa.

 

Ecco le sue considerazioni:

 

Visione attualmente neutrale su S&P . Il lungo periodo rimane sostanzialmente positivo, mentre il breve presenta correzioni fisiologiche ancora contenute, al netto degli atroci attentati di Parigi.
 

Il livello 2.000 può essere il primo obiettivo raggiungibile, senza che ciò scalfisca la struttura di medio-lungo.
 

Sul fronte rialzista, a cui personalmente non credo troppo, il ripetersi di alcune consuetudini in borsa -così come le indicazioni tecniche del mensile- possono far pensare ad  ulteriori spinte entro fine anno, magari fino ai massimi di sempre (2134). La rottura di quest’ultimo porterebbe però a ulteriori  allunghi (fino a 2164). 
 

Tuttavia, alcuni indicatori importanti e la logica (di cui però i mercati hanno fatto volentieri a meno negli ultimi anni) fanno pensare all’inizio di una distribuzione molto lenta ma costante. La prospettiva di un imminente alzo dei tassi d’interesse non può che favorire quest’ipotesi.

 

In uno scenario di (snervante) lateralità sarebbero possibili ulteriori correzioni fino in area 1900 e, se rotto, a 1820. Sempre in ottica mensile e stante l’analisi grafica attuale.

 

Operativamente, a scopo puramente didattico e formativo, potrei creare un calendar spread con le put, andando a vendere 1 put strike 1900 scadenza dicembre e contemporaneamente andando ad acquistare una put sempre con strike 1900, ma con scadenza gennaio 2016. 
 

Per beneficiare invece di un eventuale fase neutro rialzista potrei invece vendere 3 call strike 2120 sulla scadenza di dicembre e contemporaneamente acquistare 2 (anziché 3) call strike 2120 sulla scadenza di gennaio 2016.
 

Chiaramente la messa a mercato di una strategia di questo tipo, può aver bisogno di accorti aggiustamenti, che potranno essere attuati in modo preciso solo al verificarsi di alcune condizioni adesso non prevedibili.



Articolo a cura di Ascanio Strinati
www.itconsilium.it
 

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