Se da un lato il ritmo di crescita mostra la corda, dall’altro discutiamo pur sempre di un mercato che non manifesta alcuna apparente intenzione di ripiegare. All’opera c’è l’effetto trascinamento.
Una crescita del PIL superiore alle aspettative favorisce il conseguimento di un nuovo massimo storico a Wall Street, con lo S&P500 che consolida quota Tremila punti; e il Nasdaq che, malgrado un contributo non certo esaltante del FANGMAN, arrotonda i record conseguiti quest’anno.
Se da un lato il ritmo di crescita mostra la corda, dall’altro discutiamo pur sempre di un mercato che non manifesta alcuna apparente intenzione di ripiegare. All’opera c’è l’effetto trascinamento: un mercato che arriva con un ampio progresso al periodo annuale più impegnativo, riesce a sorprendere i più anche quando sulla carta sarebbe destinato al rilassamento.
Segnatamente, negli ultimi trent’anni si contano una dozzina di casi in cui sia lo S&P500 che il Nasdaq sono arrivati alla fine di luglio con un saldo per l’anno in corso superiore al 5%. Nel Rapporto Giornaliero di oggi ci soffermiamo sulla tendenza che statisticamente ciò produce per i mesi estivi. Con la Federal Reserve che si appresta a consegnare al mercato ciò che chiede: una politica monetaria meno restrittiva di quella che ha condotto il Fed Funds rate a posizionarsi al di sopra del 95% di tutti i rendimenti obbligazionari mondiali.
Piazza Affari nel frattempo è stata interessata da una notevole volatilità, che ha provvidenzialmente evitato agli indici la violazione del long stop su base giornaliera. Gli analisti tecnici fanno notare un testa e spalle ribassista, dalla neckline inclinata negativamente, formatosi nelle settimane più recenti. Può darsi che la configurazione sia realistica; intanto però non ha conosciuto ancora piena formalizzazione: la “linea del collo” non è stata ancora violata.
Gaetano Evangelista
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