Il disimpegno delle banche centrali coincide con il ritorno dell'incertezza

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 07/01/2019 14:40

Dai rispettivi top il 55% delle società incluse nel paniere ha sacrificato più del 20% del proprio valore. E purtuttavia l'indice in ultima analisi ha evitato la rottura fatale e definitiva: quella che separa il bear market dal crash.

Il segno più evidente del progressivo disimpegno delle banche centrali, è rappresentato dal prepotente ritorno della volatilità: intesa come variabilità, come incertezza di scenario. Giovedì sera Wall Street registrava l'inizio d'anno peggiore dal 2000, il quinto peggiore di sempre. Poi, qualche parolina dolce fra Washington e Pechino a beneficio dei cronisti e qualche nota di conforto da Powell, hanno riportato la serenità fra gli investitori: persuasi che il peggio sia passato.

Così, negli Stati Uniti abbiamo registrato il terzo rally di entità superiore al 6% dopo il massimo dell'equinozio autunnale. I due precedenti, bisogna dire, non si sono conclusi proprio brillantemente, e quello corrente fa già i conti con la resistenza naturale ora opposta dai minimi di inizio 2018, precedentemente abbattuti. Ci si aspetterebbe un ripiegamento perlomeno temporaneo, prima di un nuovo assalto alla barriera, ma gli investitori tirano un sospiro di sollievo: questo inizio d'anno non è così funesto come sembrava fino a 24 ore fa. Certo l'anno scorso cominciò molto meglio, ma tutti ricordiamo come è andato a finire...

Il punto qualificante del discorso è un altro. Sappiamo tutti che le borse sono in bear market. Non da oggi e con sparute eccezioni. Abbiamo adottato le opportune cautele, e adesso osserviamo gli sviluppi senza coinvolgimenti, disponibili all'intervento, se se ne presentasse l'occasione. Lo S&P500 formalmente resiste, ma dai rispettivi top il 55% delle società incluse nel paniere ha sacrificato più del 20% del proprio valore. E purtuttavia l'indice in ultima analisi ha evitato la rottura fatale e definitiva: quella che separa il bear market dal crash. Il 2019 Yearly Outlook, in preparazione, si sofferma fra l'altro sugli elementi il cui manifestarsi condurrebbero ad una simile, drammatica involuzione.

A Piazza Affari nel frattempo riesce la controrottura: il ritorno sopra l'ex supporto a 18400 punti. Va bene così, ma finché non si supera lo short stop settimanale, quello in atto è null'altro che un rally correttivo. La vitalità manifestata di recente dal BTP incoraggia, ma il fenomeno è tutt'altro che infrequente nelle fasi prolungate di ribasso del mercato azionario domestico; come meglio vedremo domani.


Gaetano Evangelista
www.ageitalia.net

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