La conferma plateale delle pressioni deflazionistiche globali

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 25/03/2019 15:03

D’un tratto ci si accorge che il mondo è ancora sottoposto a pressioni di natura deflazionistica. È questo il riflesso principale che emerge dal definitivo appiattimento della curva dei rendimenti negli Stati Uniti: più che la remota minaccia di recessione, peraltro probabilisticamente anticipata in questa sede dalla persistente pendenza negativa degli indicatori di sorprese macro elaborati da Citi.
Ne beneficia il mercato obbligazionario globale, che raggiunge un nuovo massimo storico in termini di capitalizzazione, a 52.2 trilioni di dollari; mentre ripiega l’Equity, con il MSCI ACWI che rischia di non chiudere marzo oltre lo short stop mensile: permanendo così in formale downtrend di lungo periodo.

Analoga condizione è rivestita da Piazza Affari, con gli indici saliti fino alla resistenza di lungo periodo. Vale soprattutto per il Comit, decano dei benchmark del listino italiano, alle prese con una barriera spartiacque di rilevanza strategica, e di cui opportunamente ci occupiamo oggi ancora una volta. Il famigerato parallelo storico con il Nikkei resta ancora in piedi.

Wall Street nel frattempo si concede una pausa di rifiatamento, dopo i progressi degli ultimi tre mesi. A riprova dei mal di pancia della congiuntura economica, il mercato a termine prezza ora una probabilità dell’84% di intervento sui tassi nei prossimi dodici mesi: con le forbici, si capisce. Il rallentamento macro si coniuga con aspettative micro depresse: il primo trimestre vedrà i profitti aziendali contrarsi, e nel Q2 la recessione degli EPS appare confermata, per ora soltanto in termini reali. Il mercato ha percepito la debolezza della posizione ufficiale, e ora pretende di più: non si accontenta di un hold, impone un cut. Paradossalmente, fino a quando Powell non taglierà il Fed Funds rate, storicamente la performance di Wall Street risulta positiva, mediamente parlando.

Malgrado il ripiegamento di venerdì, lo S&P500 questo trimestre conseguirà un saldo (ben) superiore al 5%; questo, dopo aver messo a segno una performance a doppia cifra negativa nel trimestre precedente. Questo setup dal 1970 si è manifestato altre dieci volte, e il seguito è risultato sempre degno di nota, come dettagliamo analiticamente nel Rapporto Giornaliero di oggi.


Gaetano Evangelista
www.ageitalia.net

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