Per gestori e investitori la minaccia è quella del FOMU

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 11/12/2020 13:59

Quando ad ottobre le Top8 hanno inanellato una sequenza di ben sette chiusure negative consecutive, è apparso chiaro che questo plotoncino sarebbe andato incontro non tanto ad una debacle, quanto ad una persistente sottoperformance. Detto fatto.

Il ventilato consolidamento si sta manifestando nel modo più ordinato ed indolore possibile: lateralmente, con gli indici tuttora (ben) al di sopra dei rispettivi supporti di breve periodo. Evidentemente la pressione in entrata, i flussi di investimento in uscita da strumenti a reddito fisso non particolarmente entusiasmanti; più che compensano le prese di beneficio da parte di coloro che, entrati in tempi non sospetti, possono passare ora comodamente alla cassa.
Come rilevato, il Delta System - spettacolare nell'intercettare il massimo a Wall Street - contempla la possibilità di ulteriori realizzi fino alla prossima settimana; sicché va giudicata con cautela la possibilità che i listini azionari ripartano. Il setup commentato ieri – un Nasdaq 100 in calo superiore al 2% subito dopo il conseguimento di un massimo – rendeva possibile un rimbalzo il giorno successivo, come in effetto si è manifestato; ma al tempo stesso segnalava la probabilità di un saldo negativo a distanza di tre sedute. Dunque lunedì sera Times Square dovrebbe posizionarsi su livelli inferiori a quelli dell’altroieri.
Questioni evidentemente di poca rilevanza, utili più ai trader che a noi investitori. Le IPO che sopraggiungono sono accolte entusiasticamente, a dir poco, segno di denaro che abbonda. Ieri il debutto di Airbnb è stato salutato con un guadagno del 112% rispetto ai livelli di collocamento. Senza dubbio una manifestazione di euforia. Ma fino a quando la carta offerta è strappata letteralmente di mano da una domanda ben dotata, per un money manager i rischi casomai sono due: FOMO e FOMU. Che stanno, rispettivamente, per Fear of Missing Out; e Fear of Meaningful Underperformance. Si avvicina la fine dell’anno e molti saranno chiamati a rendere conto ai propri sottoscrittori e mandanti dei risultati conseguiti in un anno certamente rocambolesco e drammatico; dai risultati finanziari però oggettivamente esaltanti.
Qualche mese fa ammonivamo: c’è poco da fare, l’unico modo per portare a casa delle performance, è inserire in portafoglio le società del FANG. Non è più così: da quando ad ottobre le Top8 (FANGMANT) hanno inanellato una sequenza di ben sette chiusure negative consecutive, è apparso chiaro che questo plotoncino sarebbe andato incontro non tanto ad una debacle, quanto ad una persistente sottoperformance. Detto fatto: nessuna delle società in questione ha fatto meglio del Nasdaq100 dalle elezioni. Una tendenza destinata a perdurare, come spiegheremo in dettaglio nel prossimo 2021 Yearly Outlook.
Nel frattempo però gli altri settori hanno raccolto il testimone. E le altre borse mondiali hanno fatto meglio degli Stati Uniti: il MSCI World ex USA ha avuto ragione della minacciosa trendline che connetteva tutti i massimi discendenti a partire dal picco di inizio 2018, segnalando il cambio di leadership e la netta volontà di conseguire in tempi ragionevolmente brevi nuovi massimi pluriennali. Forse, assoluti. Che FOMU!...

Articolo a cura di Gaetano Evangelista
www.ageitalia.net

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