Covid non fa girare più l'industria della giostra, per costruttori solo disperazione

05/03/2021 19:40

Covid non fa girare più l'industria della giostra, per costruttori solo disperazione

Rovigo, 5 mar. (Labitalia) - "I giostrai che lavorano a Bergantino (Rovigo) e nei paesi limitrofi sono nella più completa disperazione. La loro abilità che nel costruire le giostre è conosciuta in tutto il mondo, ma ora non essendoci più prospettive al momento la crisi la fa da padrone". Lo dice, all'Adnkronos/Labitalia, Tommaso Zaghini, direttore del 'Museo documentario della giostra e dello spettacolo popolare'.
"Tutti i luna park e le fiere - spiega - sono chiusi e alcuni imprenditori-costruttori stanno ultimando le giostre sulla base di commesse fatte alcuni anni fa. Attualmente non c'è nessuno che fa nuovi ordini".
"E' un mondo - ammette - che si è bloccato e del resto quello dello spettacolo è un settore che subisce danni enormi.

In quest’angolo del Polesine ci sono 70 imprese che producono giostre, per un fatturato che supera i 50 milioni di euro all'anno, dando occupazione, con tutto l'indotto, a oltre un migliaio di unità lavorative, per la maggior parte specializzate nei settori della carpenteria, dell'elettromeccanica e dell'elettronica".
"Dieci di queste aziende - ricorda - fanno assemblaggio, cioè uniscono tutti i pezzi che producono le altre e ogni azienda di queste dieci produceva 2 giostre al mese, con una media di circa 20 giostre all'anno.

Pensando che ogni giostra può arrivare a costare 3 milioni di euro, possiamo vedere la gravità delle perdite economiche del comparto".
"Queste competenze - fa notare Zaghini - specialistiche e tecnologicamente avanzate attraggono, infatti, la clientela da tutta Europa, da vari Stati dell'Asia, dall’America del Nord e del Sud e dai paesi arabi che prima del Covid organizzavano visite per vedere i capannoni dove si realizzano le giostre.
Le produzioni venivano scelte da acquirenti provenienti da paesi non toccati dalla congiuntura economica negativa degli ultimi anni pre-Covid. Spesso, infatti, gli affari non venivano conclusi in euro ma con altri tipi di moneta".
"Le cose - precisa - non vanno certo meglio per il 'Museo documentario della giostra e dello spettacolo popolare': durante l'estate avevamo circa 2.000 visitatori, una grande affluenza per un museo che sta in una cittadina di 2.600 abitanti.

Poi abbiamo dovuto chiudere con il lockdown e ora che abbiamo riaperto possiamo accogliere solo gruppi di 5 persone alla volta per una visita che dura circa un'ora e mezza con una perdita incalcolabile".

Autore: AdnKronos Fonte: News Trend Online

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