Quale sarà Il principale rischio per i mercati nel 2021?

06/12/2020 10:41

Quale sarà Il principale rischio per i mercati nel 2021?

"Uno spettro si aggira per l'Europa...", sono le celeberrime parole di uno dei libelli politici più famosi, a torto od a ragione, di sempre, ovvero il Manifesto del Partito Comunista.
Quello spettro era quello del comunismo, ovviamente. Mutuandole, potremmo dire che un nuovo spettro si aggira per l'Europa, ma anche per l'Asia, il Nord America, l'Oceania e per tutti i Paesi Emergenti.

E' lo spettro del rischio, ed ha un nome: questo nuovo spettro si chiama, inevitabilmente, inflazione.

Ma come si fa a parlare di inflazione in un momento come questo? Quando tutto il mondo sta vivendo la seconda fase (per colpa di scelte scriteriate e di "liberi tutti" che i cittadini incoscienti si sono presi in estate in virtù di governi troppo permissivi) di una drammatica pandemia? Pandemia che ha tenuto le persone in casa per mesi, deprimendo i consumi e costringendo alla chiusura migliaia di negozi e di piccoli imprenditori?

Dopotutto l'inflazione è data dall'aumento del valore delle merci, no? Aumento che accade, di solito, in virtù della loro scarsità.

Ma la forte della diminuzione della domanda , normalmente, ottiene l'effetto opposto. Non consumando, molta merce rimane invenduta e, essendo la domanda molto minore dell'offerta, i prezzi dovrebbero scendere. E in effetti è proprio così. I prolungati lockdown hanno fatto scendere l'inflazione, soprattutto in Europa, dove è negativa, al momento, in molti Paesi.

Quindi, perché si parla di rischio legato all'inflazione?

Perché l'inflazione, inevitabilmente, è destinata a salire, e per un motivo molto semplice.

Lo shock di domanda, dovuto alle già sopracitate chiusure, ha fatto immagazzinare molta merce. Ma questa merce verrà inevitabilmente smaltita quando, a breve, la domanda ricomincerà a correre grazie alla imminenti vaccinazioni di massa ed il ritorno ad un'attività quanto più possibile simile a quella pre-pandemica.

Non solo.

Ma questo ritorno di attività significherà che le imprese manifatturiere riprenderanno a produrre a pieno ritmo, e le imprese di servizi a fornirli di nuovo al 100%. Si tenderà a voler recuperare il tempo perduto, in ogni campo produttivo. E cosa può fare tutto questo se non generare inflazione?

Sicuramente l'inflazione è vista quantomeno come un rischio, e non solo in Europa.
Volete la riprova? Già da qualche settimana, con una decisione che ha fatto scalpore, la Federal Reserve ha deciso di allargare quello che sembrava un limite non valicabile, cioè il limite del 2% di inflazione annua, dichiarando che resterà accomodante, come politica monetaria, anche in presenza di inflazioni più alte, almeno fino al 2.5%.

Perché il rischio di un'inflazione in rialzo è così temuto?

C'è una motivazione per questa percezione e, di conseguenza, per questo timore.

Ed è che una inflazione in rialzo, anche di poco oltre una norma accettata, possa avere ripercussioni molto forti sul settore delle obbligazioni.

Recentissimamente abbiamo affrontato in questo articolo il discorso di come l'inflazione non faccia bene ai risparmi, e di come sia più corretto investire, proteggendosi, che tenere i soldi sui conti correnti.

La motivazione è presto riassunta: l'inflazione erode il futuro potere d'acquisto dei risparmi e dei guadagni realizzati sugli investimenti.

Non solo. L'inflazione può essere particolarmente dannosa per gli investimenti a reddito fisso, come appunto le obbligazioni, in cui i pagamenti regolari degli interessi rimangono fissi fino al termine, cioè alla scadenza del titolo obbligazionario emesso.

Con il trascorrere del tempo, il potere d'acquisto di questi pagamenti, cioè delle cedole, si riduce in risposta all'inflazione.

Ma c'è anche un altro modo in cui l'inflazione può influenzare le obbligazioni, oltre a ridurre il potere di acquisto. Ed è influenzando si tassi d'interesse.
Infatti, oltre una certa soglia, l'inflazione influenza i tassi d'interesse, che tendono a crescere poiché le banche centrali provano ad esercitare influenza sui consumatori per diminuire la spesa. In risposta a questa moral suasion, i prezzi delle obbligazioni diminuiscono, e questo fatto può far diminuire, di conseguenza, il loro rendimento complessivo.

L'impatto sulla globalizzazione ed il commercio mondiale

Il rischio inflattivo potrebbe essere un problema anche per il processo di globalizzazione mondiale, già duramente colpito dalla pandemia.

L'aumento dell'inflazione, infatti potrebbe danneggiare la nascente, robusta ripresa mondiale. Se un bene od un servizio arrivano a costare troppo, tali beni e servizi tendono ad andare invenduti e, quindi, ad accumularsi, riducendo il respiro globale del commercio.

Sarebbe un bel problema.
O come lo ha battezzato qualcuno, "un'eredità sgradita della pandemia" e della forte crisi che essa ha generato.

Come proteggersi dalla perdita di potere d'acquisto

Bisogna fare di tutto per  mantenere e accrescere il potere d'acquisto nel futuro di un investimento. Per farlo, gli investitori devono mettere in atto misure volte a garantire che i loro investimenti seguano il tasso d'inflazione.

Il mercato obbligazionario presenta, a questo proposito, una serie di alternative.

In primis, le obbligazioni a tasso variabile. Sono quelle che offrono cedole (cioè il pagamento degli interessi) che aumentano e diminuiscono seguendo tassi d'interesse predefiniti. Visto che i tassi d'interesse tendono a salire e scendere seguendo l'inflazione, questa tipologia di obbligazioni presenta una correlazione positiva, anche se imperfetta, con il tasso d'inflazione stessa.

In secundis, le obbligazioni indicizzate all'inflazione.

Queste sono emesse da molti governi, e sono esplicitamente collegate alle variazioni del tasso inflattivo. Gli investitori sono protetti dal fenomeno dell'inflazione sono protetti sia il capitale iniziale che gli interessi corrisposti. E lo sono poiché sono indicizzati alle variazioni dell'indice CPI, vale a dire ai prezzi al consumo.

Altri potenziali rischi che potrebbero esserci nel 2021

L'inflazione potrebbe non essere l'unico rischio con cui i mercati potrebbero dover fare i conti nel 2021.

Ma anche quest'altro è direttamente collegato ad essa. Ed è la volatilità. E cosa c'entra la volatilità? Cerchiamo di spiegarlo.

Un "new normal" a livello globale, con rinnovato vigore commerciale ed occupazione, potrebbe portare le banche centrali ad essere accomondanti.
Non nell'atto pratico, che come abbiamo detto prima continuerebbe, ma probabilmente in quella che si chiama forward guidance, cioè la visione per il futuro. E' una cosa che è già successa, nel recente passato.

Era il 2013, e la Fed annunciò quello che sarebbe rimasto alla Storia come taper tantrum.

L'espressione descrive l'impennata dei rendimenti del Tesoro statunitense, derivante dall'annuncio della FED di una futura riduzione della sua politica di quantitative easing. La FED annunciò che avrebbe ridotto il ritmo dei suoi acquisti di titoli del Tesoro, per ridurre la quantità di denaro che alimentava l'economia.
Il conseguente aumento dei rendimenti obbligazionari in reazione all'annuncio è stato definito dai media finanziari con l'espressione di cui sopra.

Questa forward guidance errata, questa comunicazione, che potrebbe essere affretta anche stavolta, potrebbe portare ad un aumento della volatilità.

E, come allora, chi ne subirebbe le ovvie conseguenze in dose maggiore potrebbero essere i mercati emergenti.

I mercati emergenti come classi di attivi molto interessante

Si potrebbero scrivere fiumi di parole sul perché i mercati emergenti, a decenni dalla loro definizione e dall'inizio della loro crescita, abbiano ancora molta, molta attrattiva.
Ma la spiegazione semplice semplice è solo una. La vera crescita è lì, non nelle nazioni cosiddette industrializzate. Queste ultime salgono a tassi ridicoli da troppo tempo, con la sola eccezione americana, frutto per lo più, però, di politiche straordinarie.

I mercati emergenti, invece, devono ancora diventare sviluppati.

La loro corsa è raggiungere chi è davanti a loro e, per farlo, devono crescere di pi&u Fonte: News Trend Online

© TraderLink News - Direttore Responsabile Marco Valeriani - Riproduzione vietata

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