Fca, dalla Cina con furore

Salvatore Gaziano Salvatore Gaziano - 23/08/2017 17:05

Il gruppo automobilistico Great Wall (settimo produttore cinese) ha dichiarato il suo interesse per il marchio Jeep e per FCA. Un tourbillon di dichiarazioni e smentite che sembra costruito a tavolino. Ma che è piaciuto a molti.

A rivelare l’interesse, in origine, è stato il sito Automotive News, la bibbia dei produttori di macchine. Ed è partito il film: tutti i principali gruppi automobilistici dietro la Grande Muraglia hanno smentito, poi Wang Fengying, presidente del gruppo Great Wall (settima industria automobilistica cinese), attraverso un messaggio di posta elettronica alla stessa redazione di Automotive News ha parlato di “contatti con Fca” e di essere interessata a Jeep: “Il nostro obiettivo è diventare leader globali dei Suv e l'acquisto di Jeep ci permetterebbe di raggiungere l'obiettivo più velocemente".

Dal gruppo anglo-olandese-statunitense-italiano Fiat Chrysler arriva così una smentita ufficiale. E dopo un primo no comment l'azienda guidata da Sergio Marchionne fa sapere di “non essere stata approcciata da Great Wall Motors riguardo al brand Jeep o ad altre questioni relative al suo business".

Magari qualcuno potrebbe sospettare che i cinesi di Great Wall si siano rivolti a un concessionario di Jeep e non alla sede principale: fatto sta che nel pomeriggio di lunedì un portavoce di Great Wall ammette (smentendo il suo presidente che parlava di “contatti”) che seppure non ci sono stati contatti ufficiali sono intenzionati comunque a un’acquisizione e “c’è interesse per FCA” non solo a “tocchi” ma pure tutta intera.

Insomma, una girandola di voci e smentite che ha fatto bene ai gruppi automobilistici quotati, a partire da Fiat Chrysler con un rialzo di quasi il 20% da poco prima di Ferragosto.

Ma tutte queste voci hanno fatto bene anche a Great Wall. Il gruppo cinese è quotato sulla borsa di Honk Kong e di Shangai e, grazie al clamore mediatico, ha visto le sue azioni risollevarsi dai minimi di oltre il 5% e conquistare le prime pagine finanziarie di mezzo mondo. Non solo: martedì 22 agosto le quotazioni sono state sospese in attesa di comunicazioni. Solo a quel punto è arrivato un lapidario commento della società cinese: “Nessun negoziato, solo analisi”.

Non è la prima volta che girano voci sull’interesse di gruppi cinesi verso FCA; lo scorsa anno il produttore cinese GAC (lo stesso che produce i modelli Jeep in Cina in joint venture) veniva dato da alcune indiscrezioni come interessato alla maggioranza di FCA ma tutto si rivelò un fuoco fatuo.

Il valore di Jeep e di Chrysler, secondo alcune stime, è vicino a quello dell’attuale valore borsistico di tutta FCA e, seppure Sergio Marchionne nelle note ufficiali abbia liquidato queste voci come prive di fondamento poiché “Fca è pienamente impegnata nel perseguire il suo piano 2014-2018, di cui ha raggiunto ogni obiettivo alla data odierna e al cui completamento mancano solo 6 trimestri”, sicuramente un “glazie” ai cinesi di Great Wall è d’obbligo.

Era stato d’altra parte lo stesso Marchionne qualche mese fa a parlare di una possibile quotazione separata per Jeep per farne emergere il valore e a Pechino lo hanno preso più sul serio che nelle banche d’affari d’occidentali.

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Un’acquisizione da parte di Great Wall di Jeep o di tutta FCA appare difficile da realizzarsi sia per i numeri in gioco (il gruppo cinese capitalizza meno di FCA e nel 2016 ha prodotto 1,1 milioni di auto contro i 4,7 milioni del gruppo guidato da Marchionne), sia per questioni politiche dato che ipotizzare l’acquisizione di uno dei marchi simboli degli Stati Uniti come Jeep da parte dei cinesi quando alla presidenza c’è un certo Donald Trump (attualmente in fortissima difficoltà sul piano interno perché il programma politico con cui ha vinto le elezioni di “America First” è stato già più volte tradito compresa la decisione questa notte di mandare altre truppe in Afghanistan) non appare a prima vista un’impresa facile da realizzarsi.

Resta il fatto che tutto il clamore suscitato potrebbe aiutare Sergio Marchionne a portare avanti il suo sogno di nozze con General Motors nonostante le avances siano state ad oggi sempre respinte. Avere un altro possibile pretendente (e pure cinese) potrebbe risvegliare l’attenzione verso il dossier FCA da parte di qualche produttore statunitense o europeo (Volkswagen fra tutti).

Insomma, come recita un antico proverbio cinese: “Se nel fiume non ci sono più pesci, il prezzo dei gamberi cresce”.

Salvatore Gaziano - Strategist Soldiexpert.com

 

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