Il Dow Jones si è messo in testa di fare il Nasdaq

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 15/07/2020 12:44

Il “rally estivo” è fenomeno comprovato sul Nasdaq, abbracciando le ultime tre sedute di giugno e le prime nove di luglio; ma sarebbe appunto terminato ieri, con la settimana successiva a quella di scadenze tecniche di luglio risultata benigna soltanto in 19 degli ultimi 39 anni.

Il rilascio delle prime trimestrali dei colossi finanziari di Wall Street, ha rivelato l’emersione di massicci accantonamenti a fronte dell’eventuale rischio di perdite su crediti derivanti dalla crisi connessa al CoViD19. È bene sottolineare che si tratta di misure prudenziali, praticamente in real time, imposte da una normativa varata prima del crollo di inizio anno: le autorità avendo favorito un comportamento proattivo e non, come dopo la crisi del 2008, reattivo. Il risultato è stata una riduzione artificiosa degli utili, e la conservazione di cospicue risorse che potranno essere impiegate proficuamente qualora più avanti le perdite temute non dovessero emergere.

Il mercato ha ben compreso la natura prudenziale degli accantonamenti, e premiato questo criterio contabile (noto con il nome di CECL). Il Dow Jones si è messo a fare il Nasdaq, salendo in misura superiore al 2% e soprattutto sovraperformando l’indice di Times Square. Gli investitori la definiscono una salutare rotazione settoriale. Dal punto di vista tecnico il balzo di ieri riporta il decano degli indici di Wall Street a ridosso dell’ultima resistenza prima di nuovi massimi assoluti.
Resta da vedersi se questo argine estremo cederà o meno nei prossimi giorni. La stagionalità è ancora promettente da qui ad una settimana, ma impegnativa da qui ad un mese, e la seconda metà di luglio tipicamente si rivela meno agevole della prima frazione. Il “rally estivo” è fenomeno comprovato sul Nasdaq, abbracciando le ultime tre sedute di giugno e le prime nove di luglio; ma sarebbe appunto terminato ieri, con la settimana successiva a quella di scadenze tecniche di luglio risultata benigna soltanto in 19 degli ultimi 39 anni. Dal punto di vista temporale, i margini di ulteriore miglioramento nel breve periodo appaiono contenuti.

Ci sono due ulteriori aspetti che generano una certa pressione sui listini americani nelle settimane a venire. Il primo, sintetizzato nel rapporto di oggi, poggia sulla storica correlazione vigente fra la forza relativa dello S&P e il dollaro. Questa consolidata relazione ha conosciuto di recente un appannamento, con la borsa americana che ha finora ignorato la fiacchezza del biglietto verde. In termini assoluti dice poco, ma dal punto di vista relativo spiana la strada alla prospettiva di una sovraperformance dei listini ex USA.
Ipotesi confermata dagli indici che misurano le differenti mobilità delle popolazioni di Stati Uniti ed Europa: la recrudescenza della pandemia nei primi e la situazione normalizzata nella seconda stanno condizionando la propensione alla spesa e lo stesso ciclo economico. Come esamineremo domani, questi dati suggeriscono la concreta probabilità che nelle prossime settimane l’Eurostoxx 50 faccia meglio dello S&P500.

Articolo a cura di Gaetano Evangelista
Fonte: www.ageitalia.net

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