Indici azionari a ridosso di resistenze strategiche

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 16/10/2019 14:00

Sullo sfondo la prospettiva di una clamorosa inversione di tendenza sul fronte dei tassi di interesse, che finirebbe per beneficiare proprio i listini dove il settore bancario e in generale finanziario è sovra-rappresentato; come il nostro.

Il diradarsi delle nubi sull’universo che orbita attorno ai mercati finanziari, sta inducendo sempre più investitori a rivedere il proprio orientamento a dir poco guardingo. Neanche tanto, a giudicare dal fatto che ieri sera il Fear&Greed Index di CNN Money risultava immutato rispetto alla seduta precedente; malgrado la riconquista di soglie simboliche da parte dei principali indici della borsa americana.

A proposito: ieri è stata soltanto la decima volta, dal 2000, che la stagione trimestrale degli utili aziendali si è aperta ufficialmente con un progresso superiore al punto percentuale a fine seduta. Riflesso non tanto di bilanci rosei, quanto di un laborioso ed evidentemente proficuo abbassamento dell’asticella delle aspettative nelle settimane passate. Ciò è valso sia a livello micro, come detto; che sotto la prospettiva macro: con i CESI che svettano proprio per il confronto benigno fra dati economici conseguiti e aspettative non certo lusinghiere nei giorni passati.

Impressionante come gli indici più sotto i (nostri) riflettori, si siano fermati ieri ad un passo dal superamento delle soglie strutturali: l’Eurostoxx50 è ad una incollatura da quota 3600 punti, oltre la quale verrebbero meno tutte le indecisioni degli ultimi quattro anni e mezzo; l’indice di Piazza Affari a sua volta dovrebbe prodursi in un ulteriore sforzo quantificabile in un terzo di punto percentuale, per conseguire quella sensazionale negazione di un pattern ribassista soltanto sulla carta: e al contrario storicamente bullish.
Sullo sfondo la prospettiva di una clamorosa inversione di tendenza sul fronte dei tassi di interesse, che finirebbe per beneficiare proprio i listini dove il settore bancario e in generale finanziario è sovra-rappresentato; come il nostro.

Sotto questa prospettiva è utile rispolverare il confronto fra gli indici di Piazza Affari e di Wall Street, avendo l’accortezza di “convertire” quest’ultimo in euro per omogeneità di comparazione. Come si ricorderà, l’appetibilità della borsa italiana è venuta meno un anno fa quando, dopo un prolungato periodo di sovraperformance, il rapporto in questione inviò un preciso segnale di allarme, svoltando definitivamente verso il basso.

Il purgatorio sembra giunto ad uno stallo: con il rapporto reduce da un apparente doppio minimo, e ora apparentemente in procinto di invertire formalmente tendenza. Anche in questo caso, la distanza che ci separa dallo sfondamento del diaframma, è a malapena percepibile ad occhio nudo.

Gaetano Evangelista
www.ageitalia.net

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