Metalli industriali e Baltic Dry crollano, le borse reggono

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 31/01/2020 12:01


Nel frattempo l’afflusso di nuove sottoscrizioni verso fondi ed ETF obbligazionari è senza precedenti, se si considerano le ultime quattro settimane, gli ultimi tre e dodici mesi. Simili manifestazioni di interesse dovrebbero intuitivamente produrre performance parimenti negative.

Perlomeno la fase di mercato incerta che stiamo attraversando, ha il merito indubbio di favorire lo “scarico” degli indicatori tecnici.
L’ipercomprato si va ridimensionando, mentre ora soltanto il 36% delle 120 società del MSCI Euro si trova in uptrend; erano quasi l’80% all’inizio del mese. Stiamo lavorando allo smaltimento degli eccessi.
Ciò che non conosce soluzione di continuità, è la persistente diffidenza degli investitori retail. Come si rilevava nel Rapporto Giornaliero di ieri, l’afflusso di nuove sottoscrizioni verso fondi ed ETF obbligazionari è senza precedenti, se si considerano le ultime quattro settimane, gli ultimi tre mesi e dodici mesi. Simili manifestazioni di interesse per una forma di investimento che in non pochi casi garantisce un ritorno nullo quando non negativo alla scadenza; dovrebbero intuitivamente produrre performance parimenti negative in termini di mero capital gain.
Nella maggior parte dei casi in effetti così avviene, ma la casistica è talmente rimaneggiata, da non poter contare su queste proiezioni. Resta l’eccezionalità dell’evento: con una inversione dei ruoli eclatante fra azioni – che oltre all’apprezzamento storico, garantiscono anche una succulenta cedola – e reddito fisso.
Evidentemente i fattori esogeni continuano a pesare. L’OMS ha finalmente dichiarato il contagio da coronavirus un’emergenza globale, mentre la curva dei rendimenti americana torna a flirtare con la pendenza negativa. Antichi e nuovi spettri si riaffacciano. Ieri a margine del FOMC il governatore Powell ha chiarito l’attenzione ripartita fra conseguimento finora vano di un obiettivo inflazionistico, e gli sviluppi su scala globale; con un’enfasi su quest’ultimo aspetto. Alla fine della fiera, ciò che gli investitori chiedono è soltanto una cosa: che il denaro sia disponibile copioso, e possibilmente a basso prezzo.
I timori per una gelata che stronchi sul nascere la ripresa economica globale abbozzata dallo scorso autunno in avanti, sono legittimi, ma non del tutto fondati. Nel rapporto di oggi ci soffermiamo sul confronto fra S&P500 e metalli industriali (rame, alluminio, zinco, eccetera); in caduta libera, in questi giorni. E aggiorniamo doverosamente il modello, elaborato tre settimane fa, e basato sui crash del Baltic Dry Index, a fronte di una rimarchevole tenuta del mercato azionario americano.

A cura di Gaetano Evangelista
www.ageitalia.net

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