Wall Street resta preferita nell'allocazione globale

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 30/05/2019 14:17

Vacilla sempre più l'argine posto dalla media mobile a 200 giorni. Piazza Affari non ha ancora completato il processo di aggiustamento relativo, ma continua a disturbare la performance dell'Eurostoxx rispetto a Wall Street.

Indispone, della borsa italiana, la manifesta incapacità di avere ragione anche soltanto delle resistenze più ravvicinate. La sollecitazione dello short stop giornaliero ha prodotto il ripiegamento delle quotazioni, con l’argine costituito dalla media mobile a 200 giorni che vacilla sempre più. La sensazione è che lo stallo delle ultime settimane, con l’indice fino ad ora riluttante a forzare verso il basso, stia per conoscere una svolta; in uno dei due sensi: o con una accelerazione ribassista, o con un’inversione di tendenza che capitalizzi il sentiment non proprio idilliaco, ben fotografato dalla condizione del Greed Index.

Evidentemente, come rimarcato ieri, la borsa italiana risente della necessità di correggere gli eccessi ancora in essere rispetto agli altri listini europei. A sua volta, Piazza Affari finisce per condizionare il resto del Continente; non tanto direttamente, quanto per il tramite degli spread creditizi. Come mostra in modo eloquente il rapporto di oggi, da marzo dello scorso anno – pressappoco dalle ultime elezioni politiche - sussiste una evidente relazione inversa fra lo spread decennale Italia-Germania e il rapporto fra Eurostoxx e S&P500. Con le borse europee che, nel complesso, sottoperformano il listino USA quando il merito di credito della repubblica italiana si deteriora, come avviene in questi giorni.

La morale è che si potrà – presto o tardi – anche rimuovere l’incertezza legata alla Brexit; ma finché nell’Eurozona resterà la mina vagante della ingovernabilità montante delle finanze pubbliche italiane, le borse locali avranno vita grama nei confronti dei meno incerti listini americani; pur ignorando per un attimo la oggettivamente differente composizione settoriale, che produce dinamiche reddituali sempre ben poco sovrapponibili.
Sotto questa prospettiva l’eventualità di un aumento dello spread fino a 330 punti base, oggettivamente concreta, si abbinerebbe ad una nuova fase di sottoperformance dell’Eurostoxx rispetto allo S&P; che, ancora una volta, finirebbe per essere il preferito in un allocazione azionaria globale.

Gaetano Evangelista
www.ageitalia.net

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