Flash sui mercati

Intesa Sanpaolo Studi E Ricerche Intesa Sanpaolo Studi E Ricerche - 27/06/2016 17:17

Da seguire:

Area Euro
  • Spagna – Il PP di Rajoy recupera rispetto a dicembre scorso ma non tanto da poter formare un Governo in tempi brevi. Il sorpasso di Podemos sui socialisti non si è verificato. Le seconde elezioni politiche in sei mesi confermano i popolari (PP) di Rajoy come primo partito con il 33% dei voti, ben 5 punti in più rispetto a dicembre. Al secondo posto si confermano i socialisti del PSOE che ottengono il 22,7% dei voti dal 22% di dicembre. Podemos Unidos, l’alleanza tra i populisti di Pablo Iglesias e Izquierda Unida, partito di estrema sinistra, è terzo con il 21,1% delle preferenze, come a dicembre. Il movimento Ciudadanos si conferma quarto su scala nazionale, con il 13% dei voti, ma rispetto a dicembre ha perso quasi un punto. Il dato positivo di questa seconda tornata elettorale è che contrariamente ai pronostici non si è verificato il sorpasso di Podemos sui socialisti, malgrado l’alleanza creata con i comunisti. Questa volta i sondaggi hanno sottovalutato il consenso per i partiti tradizionali, che forse hanno beneficiato del sostegno degli indecisi. La partecipazione appena al di sotto del 70% è stata inferiore rispetto a dicembre e tra le più basse dal 1979. La formazione di un governo non sarà in ogni caso facile. Rajoy ha recuperato rispetto a dicembre ben 14 seggi fino a 137, ma continua a non avere la maggioranza assoluta. Il PSOE ha ottenuto 85 seggi, 5 in meno rispetto a dicembre scorso, mentre Podemos Unidos è arrivato a 71 seggi, solo due in più rispetto a dicembre considerando la somma dei partiti che compongono l’alleanza. Ciudadanos si è fermato a 32 seggi, 9 in meno rispetto a dicembre. Si riaprono, quindi, le trattative per formare un Governo dopo sei mesi di stallo politico. Gli scenari sono ancora tutti da definire. L’ipotesi di un governo di sinistra PSOE – Podemos con l’appoggio dei partiti indipendentisti è insostenibile numericamente e politicamente. Lo scenario più probabile è ritenuto al momento quello un governo di minoranza del PP, con l’astensione di PSOE e forse Ciudadanos. Rajoy si è anche detto pronto ad una coalizione di larghe intese con il PSOE di Sanchez, che però nei mesi scorsi ha rifiutato di entrare in un’alleanza di Governo guidata da Rajoy, che rischierebbe in effetti di essere fatale sul piano politico. Durante la breve campagna elettorale, anche Ciudadanos ha ribadito di non voler governare con il PP, se Rajoy non lascia la leadership del partito. Il risultato piuttosto buono di queste elezioni rende improbabile che Rajoy rinunci a fare il primo ministro; tuttavia, la stampa spagnola non esclude del tutto lo scenario che l’incarico sia alla fine assegnato a una personalità indipendente.

 

  •  La dinamica di M3 dovrebbe recuperare a +5,0% a/a a maggio dopo il rallentamento registrato ad aprile al +4,6% a/a, in larga misura dovuto a un effetto base sfavorevole. Si dovrebbe inoltre vedere un rallentamento della crescita di M1 e un‘accelerazione dell’aggregato M3-M2. Tra le controparti di M3 ci aspettiamo ancora un recupero dei prestiti alle imprese non finanziarie.

Stati Uniti
  • La stima preliminare della bilancia commerciale dei beni di maggio dovrebbe mostrare un ampliamento del deficit a -60 mld da -57,5 mld di aprile. A maggio, inoltre, i volumi dovrebbero essere in rialzo, ma la crescita delle esportazioni dovrebbe rallentare rispetto ad aprile, mentre dal lato dell’import si dovrebbe registrare una dinamica vicina a quella del mese precedente. In termini di prezzi, i dati di maggio hanno mostrato incrementi, che però non dovrebbero influenzare in modo significativo il deficit.

I market mover della settimana
  • Questa settimana è prevista una riunione del Consiglio Europeo, al margine della quale si terrà anche un vertice a 27 (cioè senza il Regno Unito) per concordare una strategia di rilancio dell’UE. Esclusa un’accelerazione dell’integrazione, piuttosto potrebbe emergere un cambio di priorità, con maggiore focalizzazione su crescita e sicurezza. Nella zona euro, il focus sarà sull’indagine di fiducia presso le imprese in Italia, che dovrebbe mostrare un recupero di morale. Per l’area euro, l’indice della Commissione Europea potrebbe aumentare marginalmente a 104,9. Le stime preliminari dovrebbero mostrare un aumento dell’inflazione a zero nell’area euro, di un decimo in Germania a 0,1%, di due decimi a 0,3% in Francia; l’inflazione resterà invariata in Italia e in Spagna. I verbali della riunione BCE dello scorso 2 giugno faranno luce sulle posizioni all’interno del Consiglio sul ciclo e sulle prospettive riguardanti un aumento dello stimolo monetario.
  • La settimana ha molti dati in uscita negli Stati Uniti. Per giugno, l’ISM manifatturiero e il Chicago PMI dovrebbero essere in ulteriore modesto rialzo sopra 50, le vendite di autoveicoli e la fiducia dei consumatori dovrebbero aumentare, dando supporto alla previsione di accelerazione dei consumi. A maggio, spesa e reddito personali dovrebbero aumentare a ritmi più modesti rispetto ad aprile e la variazione del deflatore dovrebbe restare a 0,2% m/m (sia headline sia core); la stima preliminare della bilancia commerciale dei beni dovrebbe mostrare un moderato ampliamento del deficit, mentre la spesa in costruzioni dovrebbe essere in calo. La stima finale del PIL del 1° trimestre dovrebbe essere rivista verso l’alto a +1% t/t ann., per via di revisioni positive ai consumi di servizi sanitari.

Ieri sui mercati
  • Regno Unito – I fautori dell’uscita dall’UE appaiono divisi sulla strategia da seguire, e sembrano sempre più orientati a prendere tempo. Il partito nazionalista scozzese intende formalizzare l’opposizione del parlamento di Scozia all’uscita dall’UE: anche se è dubbio che tale mossa possa bloccare di per sé il processo, tuttavia rappresenta il presupposto per rilanciare il tema dell’indipendenza. Intanto, sia il Partito Conservatore sia il Partito Socialista sono alle prese con crisi interne, nel primo caso associata anche a un cambio di leadership. Il governo tedesco nel fine settimana ha frenato sulle ipotesi di premere per una rapida formalizzazione della richiesta di recesso, in attesa di verificare se nei prossimi mesi il montare della crisi istituzionale del Regno Unito porterà a un congelamento del processo.

 

  • La reazione di mercato è stata perfettamente in linea con le attese sui mercati valutari, dove la sterlina si è ricollocata a 1,34-1,35 contro dollaro e l’euro è arretrato verso 1,10. Lo yen ha brevemente toccato quota 99, ma successivamente è tornato a scambiare a 101-102. Anche il rafforzamento del franco svizzero sull’euro è stato nella norma (picco a 1,0612 e assestamento in area 1,07). Il movimento dei rendimenti sui titoli di stato è stato perfino inferiore alle attese, con un allargamento complessivo dello spread Btp-Bund limitato a una trentina di punti base, e risultato in misura quasi pari di un aumento del tasso sul Btp e di un calo di quello sul Bund.

 

  • Dove la reazione non è stata normale è sui mercati azionari, che si trovano fuori dall’ombrello protettivo delle banche centrali e dove si innestano altri temi destabilizzanti. L’EuroStoxx50 ha ceduto l’8,6%, ma ampie flessioni si sono verificate anche sui mercati americani (S&P500: - 3,6%) ed asiatici. Tuttavia, questa mattina il Nikkei è rimbalzato del 2,4%.


Area Euro

La prima TLTRO II ha visto assegnati 399,29 miliardi di euro. L’iniezione netta di liquidità a lungo termine sarà inferiore, dal momento che il prossimo 29 giugno verranno stornati 367,86 miliardi di euro su di un totale di 415 miliardi immessi con le TLTRO condotte tra giugno 2014 e marzo 2016. Nel complesso sono stati immessi solo 31,4 miliardi di liquidità di nuova liquidità, rispetto ai 50 miliardi attesi secondo un sondaggio Bloomberg precedente l’asta. Le TLTRO II che si terranno tra settembre 2016 e marzo 2017 offrono uno scudo alle banche europee in questa fase di incertezza che potrebbe avere conseguenze per le condizioni di finanziamento. Nel contempo le aste dovrebbero limitare la potenziale restrizione del credito in caso di rallentamento ciclico.

Italia. Le vendite al dettaglio (in valore) sono rimbalzate di appena un decimo ad aprile, dopo la flessione di -0,6% m/m vista a marzo (le vendite in volume sono rimaste ferme). Su base annua, le vendite sono tornate in territorio negativo, a -0,5% (-0,9% in volume) da +2,1% precedente. Il dettaglio per gruppi di prodotti è molto differenziato: a incrementi superiori all’1% a/a per elettrodomestici, radio, tv e registratori (+1,5%) e altri prodotti (gioiellerie, orologerie) (+1,3%) si contrappongono le decise contrazioni registrate da giochi, giocattoli, sport e campeggio (- 1,9%) e prodotti farmaceutici (-1,2%). Il dato conferma i segnali di affievolimento visti di recente dal lato della domanda. Tuttavia, vista anche la volatilità su base mensile delle vendite (la media mobile a 3 mesi della variazione annua, all’1,5%, resta vicina ai massimi da sei anni), è troppo presto per trarne un’indicazione di significativo rallentamento della crescita dei consumi.

Italia. Le retribuzioni contrattuali sono rimaste ferme per il terzo mese consecutivo (il quinto degli ultimi sei) a maggio. La tendenza annua è rimasta ai minimi storici (0,6%). Nel mese, l’unica applicazione prevista dai contratti in vigore è quella degli alimentari, tuttavia di entità troppo modesta per far muovere l’indice generale. Su base annua, restano congelate le paghe (oltre che nella PA) nei settori del legno, carta e stampa, della metalmeccanica, dei servizi di informazione e comunicazione e delle telecomunicazioni; viceversa, mostrano una crescita apprezzabile tessili, abbigliamento e lavorazione pelli (3,4%) e energia elettrica e gas (1,9%). In
prospettiva, in assenza di rinnovi contrattuali (attesi da oltre la metà del settore privato), le retribuzioni nei prossimi sei mesi non si schioderanno dagli attuali minimi storici.

Stati Uniti

Gli ordini di beni durevoli a maggio calano più delle attese, con una contrazione di -2,2% m/m (consenso: -0,5% m/m); il dato di aprile è rivisto verso l’alto a +3,3% m/m. A maggio gli ordini nei trasporti sono stati deboli, con un aumento contenuto nell’aeronautica civile (+1% m/m) e un modesto calo nel settore auto (-2,8% m/m). Al netto dei trasporti, gli ordini sono calati di - 0,3% m/m. Gli ordini di beni capitali al netto di difesa e aerei correggono di -0,7% m/m e, insieme alle consegne di beni capitai ex-aerei e difesa (in calo di -0,5% m/m), puntano a una media trimestrale negativa in primavera e a persistente debolezza degli investimenti fissi delle imprese.

La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a giugno (finale) cala a 93,5 da 94,3, con modeste correzioni delle condizioni correnti (a 110,8 da 111,7) e delle aspettative (a 82,4 da 83,2). Le aspettative di inflazione risalgono a 2,6% sia sull’orizzonte a 1 anno (da 2,4%) sia su quello a 5-10 anni (da 2,3%), probabilmente sulla scia del rialzo del prezzo della benzina.



 

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