Flash sui mercati

Intesa Sanpaolo Studi E Ricerche Intesa Sanpaolo Studi E Ricerche - 31/01/2017 16:15

Da seguire:

Area Euro

Francia. La stima flash mostra che il PIL è avanzato in linea con le stime di consenso di 0,4% t/t (1,1% a/a) da 0,2% t/t (0,9% a/a) nel quarto trimestre. In media annua la crescita quindi si attesta a 1,1% nel 2016, solo un decimo in più del 2015. Il vettore principale dovrebbero essere stati i consumi privati (+0,6% t/t) e gli investimenti (+0,8% t/t): il contributo della domanda interna è stato pari a +0,6 da +0,2. Il canale estero ha dato un lieve contributo positivo pari a 0,1 da -0,7 grazie al netto rallentamento delle importazioni e all’accelerazione dell’export. Per l’anno in corso ci attendiamo un’accelerazione del PIL di almeno un paio di decimi a 1,3% a/a. La spesa per consumi delude a dicembre e mostra un calo di -0,8% m/m (1,5% a/a) da 0,6% m/m (3,7% a/a, dato rivisto al rialzo di quattro decimi): il calo è spiegato dalla flessione del consumo di energia e alimentari (ma i consumi sono comunque aumentate nell’ultimo trimestre di 0,9% t/t da -0,4% t/t). Infine, secondo la stima flash l’inflazione ha accelerato più delle attese a gennaio a 1,4% a/a da 0,6% a/a sull’indice nazionale e a 1,6% da 0,8% su quello armonizzato grazie a un effetto base favorevole e al balzo dei prezzi dei prodotti petroliferi; i prezzi al consumo sono calati sul mese di due decimi su entrambi gli indici sulla scia della discesa stagionale dei prezzi dei beni manufatti (abbigliamento e calzature in particolare).

Germania. le vendite al dettaglio dicembre sono calate di -0,9% m/m da -1,7% m/m del mese precedente. La variazione annua peggiora a -1,1% da +3,5% m/m.

Dopo l’aumento dell’inflazione tedesca a 1,9% da 1,7% (v.sotto) e dato il dibattito che sta animando il fronte rialzista del commercio BCE, il focus sarà sui dati di inflazione di gennaio per l’area euro (1,5% da 1,1%) Francia (1,6% da 0,8) e Spagna (3,0% da 1,6%). Per il momento il rialzo dell’inflazione è in larga misura spiegato dal rincaro del prezzo del greggio e da un effetto base favorevole sui prezzi core. La BCE ha chiarito che un dibattito sull’uscita dalle misure ultra accomodanti non sarà avviato fin quando non si vedrà un aumento duraturo dell’inflazione sottostante nella zona euro e non solo in Germania, ma valutazioni sulla traiettoria dei prezzi interni potranno essere fatte solo a fine anno quando dalla dinamica annua saranno usciti effetti base prima favorevoli e poi di freno. In media 2017 ci aspettiamo che l’inflazione headline viaggi all’1,4% da 0,2% di quest’anno e che la dinamica sottostante aumenti di uno/due decimi da 0,9%.

Area euro. Dopo i dati sulla crescita del PIL nel 40 trimestre pubblicati in Spagna (+0,7% t/t, come in estate) e Belgio +0,4% t/t), oggi è il turno di Francia e media euro zona. Per la media area euro, la stima flash PIL 4° trimestre dovrebbe mostrare un aumento di 0,5% t/t dopo il +0,2% t/t. Su base annua il PIL è visto in rallentamento a 1,6% da 1,7%. La spinta alla crescita nei mesi finali dell’anno dovrebbe essere data dal recupero dell’export. Nel corso di quest’anno ci aspettiamo un lieve rallentamento della crescita a 1,5% dal momento che la domanda interna, a nostro avviso, avanzerà a ritmi meno sostenuti per effetto del venir meno del supporto dal prezzo del greggio.

Area euro. A dicembre la disoccupazione potrebbe essere calata di un decimo a 9,7% da 9,8%. Nel corso del 2016 il livello dell’indice è sceso di sei decimi (da 10,4% a 9,8%), portando la media annua a 10,0% da 10,9% del 2015. Italia, Spagna, Portogallo e Grecia continuano ad avere una disoccupazione al di sopra della media Eurozona. In Germania, la disoccupazione è attesa stabile al 6,0% per il 4° mese consecutivo. Nell’ultimo anno la disoccupazione tedesca è calata di tre decimi e nel 2017 difficilmente scenderà ulteriormente dal momento che il mercato del lavoro è al pieno impiego e non si prospettano aumenti significativi della forza lavoro. In Italia, la disoccupazione è attesa in calo a 11,8% dopo l’11,9% di novembre, spiegato principalmente dal calo degli inattivi.

Stati Uniti

L’Employment Cost Index del 4° trimestre dovrebbe registrare una variazione di 0,6% t/t (2,4% a/a), in linea con il trend del resto dell’anno, ma con una modesta accelerazione della componente salari.

Il Chicago PMI a gennaio è previsto in modesto aumento a 54,2 da 53,9 di dicembre.

La fiducia dei consumatori rilevata dal Conference Board a gennaio dovrebbe correggere modestamente a 113 da 113,7 di dicembre, mantenendosi sui massimi dal 2001. Dopo gli ampi aumenti visti in seguito al voto di novembre, la fiducia dovrebbe stabilizzarsi sui livelli attuali in attesa di ulteriori informazioni riguardo alla politica fiscale.


Ieri sui mercati

La settimana è costellata di riunioni di banche centrali (oggi BoJ, domani Fed, giovedì BoE) e si è aperta con mercati azionari in calo, sulla scia dei timori degli effetti di politiche protezionistiche e nazionalistiche da parte dell’Amministrazione Trump.
I mercati obbligazionari core sono poco variati.

Sui mercati valutari, il dollaro si è modestamente indebolito contro lo yen (a 113,5) proseguendo la correzione da 115,1 di venerdì.

L’euro, dopo un iniziale indebolimento in seguito ai dati di inflazione tedesca, si è riportato in area 1,07. 

Area euro

Focus Germania L’inflazione tedesca si avvicina al 2% ma per ora tratta di un effetto statistico favorevole.

Focus Area euro: la ripresa acquista velocità, cominciano ad emerge pressioni rialziste sui prezzi interni.

Stati Uniti

La spesa personale a dicembre aumenta di 0,5% m/m. Il reddito personale cresce di 0,3% m/m. Il tasso di risparmio scende a 5,4%, da 5,6% di novembre. Il deflatore dei consumi è in rialzo di 0,2% m/m (1,6% a/a), mentre l’indice core cresce di 0,1% m/m (1,7% a/a). I dati non sono una grande sorpresa, dato che la settimana scorsa era stato pubblicato il PIL con le sue componenti, e confermano il rialzo dell’inflazione e la solidità della dinamica dei consumi.  

Trump update. Il presidente ha sostituito con effetto immediato il vice ministro della giustizia S. Yates, che nella fase di transizione dell’Amministrazione guidava il Ministero in attesa della conferma del candidato di Trump, J. Sessions. Questi sviluppi, pur essendo prettamente politici, e non modificando le previsioni per le azioni di politica economica dell’Amministrazione, hanno effetti sui mercati: l’aumento delle tensioni legate all’ordine esecutivo è stato seguito da correzione del dollaro e del mercato azionario.

Giappone

La produzione industriale a dicembre (prel.) aumenta di 0,5% m/m, al di sopra delle attese di 0,3% m/m, dopo +1,5% m/m di novembre. Le proiezioni del METI vedono espansione dell’output anche nei primi mesi del 2017, con attese di +3% m/m a gennaio e +0,8% m/m a febbraio. I dati sono in linea con la previsione di una crescita solida dell’economia quest’anno, sostenuta dal cambio debole e dallo stimolo fiscale. 

Il tasso di disoccupazione a dicembre è stabile a 3,1% e il jobs to applicant ratio aumenta a 1,43, da 1,42 di novembre. Il tasso di partecipazione aumenta a 60,1% da 60%. I dati confermano che il mercato del lavoro è in una situazione di eccesso di domanda.

La riunione della BoJ si è conclusa con stimolo monetario invariato. La BoJ rivede verso l’alto la crescita potenziale dalla precedente stima compresa “fra 0 e 0,5%” a una stima “intorno a 0,5%”: la nuova stima è legata alla revisione verso l’alto della serie del PIL degli anni passati, pubblicata a dicembre 2016. Kuroda ha sottolineato la presenza di ampia incertezza legata agli sviluppi di politica economica negli Stati Uniti, che la BoJ “seguirà da vicino”, aspettandosi comunque che ci sia un’accelerazione della crescita stimolata da espansione fiscale. Sul fronte della strategia di politica monetaria, il governatore ha ribadito che lo stimolo proseguirà fino a quando l’inflazione non supererà il 2%. La nostra previsione è che la politica monetaria in Giappone rimanga invariata per gran parte dell’anno, anche perché al momento le proiezioni di inflazione in netto rialzo incluse nello scenario della banca centrale appaiono irrealistiche e troppo elevate. 

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