Contestualizzare un'analisi.

Stefano Fanton Stefano Fanton - 08/07/2016 13:32

E’ sempre difficile eliminare le opinioni oggettive da quelle soggettive. E’ un lavoro continuo per un trader, incessante, mai soddisfacente perché, è inutile negarlo, a volte le intuizioni sono giuste e gratificano l’ego quando vengono velocemente confermate dal mercato. Con il tempo ogni trader acquisisce quella sensibilità “di pancia” che gli permette di capire quando il vento sta mutando, quando la qualità dei movimenti prende una nuova direzione prima ancora dei prezzi o quando è opportuno attendere, aspettare, perdere occasioni.

Perché l’attesa è sempre una perdita potenziale di occasioni, quelle di vedono facilmente, ma è anche perdere perdite, lasciare ad altri, a chi fa del trading un gioco d’azzardo pure. Testa o croce? Buy o sell?

Proviamo a fare delle considerazioni oggettive, usando il grafico settimanale, sulla situazione attuale del mercato Italiano. Per contestualizzare il movimento attuale dobbiamo tornare al 2007, un tempo lontano che però, inaspettatamente, ha molto a che fare con la situazione attuale.
Dunque, il 18 maggio 2007, dopo 4 anni di rialzi, l’indice chiude a 44.364, livello che appare sideralmente distante rispetto a quota 15.500, quotazione attuale dell’indice FTSE MIB.

Il 6 marzo 2009, nemmeno 2 anni dopo, l’indice chiude a 12.895, la chiusura più bassa del movimento ribassista partito nel 2007, non il valore più basso però, quello si avrà il giorno successivo a quota 12.332, livello che, se tenuto a mente, darà grandi opportunità il 27 luglio 2012. Ma non è ancora questo il momento di analizzare quel minimo. A seguito del minimo a 12.332 l’indice rimbalza  fino al 16 ottobre 2009 con chiusura a 24.136 e massimo a 24.558. Bene, ricapitolando:
  • minimo a 12332 il 7 marzo 2007
  • massimo a 24.558 il 16 ottobre 2009
Perché sono importanti questi due livelli? Perché dal massimo del 2009 i prezzo sono scesi e hanno fatto un doppio minimo da manuale, indovinate dove? Esatto, proprio sul livello del minimo del 2007, ritoccato a 12295 il 7 luglio 2012, giornata che si è poi chiusa a 13.596 con un +4,05%.
Da questo livello è partito un trend durato un paio d’anni che si è concluso dove?

Proprio nell’area prezzi del massimo del 2009. Livello che è stato testato dal 10 aprile al 14 agosto. Il 15 agosto il mercato ci rinuncia e segna un -6,46% (su base settimanale). Non si avvicinerà più a quei livelli.

C’è da dire che quella fase graficamente sembrava una broadening di continuazione, era in realtà la più classica delle broadening di inversione, peraltro le più comuni.

Da questi livelli un ribasso continuo e veloce fino a quota 15773 livello che non aveva nulla di tecnico ma da quale è partito un rimbalzo fino a testare quota 19.000. L’indice non riuscirà mai a chiudere, su grafico settimanale, sopra 19.000.
Se prendete un grafico settimanale è evidente la conformazione triangolare, visibilissima, estesa temporalmente e con un’oscillazione di oltre 2000 punti. Ora, generalmente i movimenti di congestione si dividono in due macrocategorie:
  1. di continuazione
  2. di inversione
La regola per classificarli è semplice, se sono veloci e poco estesi sono di continuazione, se sono lenti ed estesi sono di inversione. Questo modello pareva avere tutte le carte in regola per essere di inversione. Ha però ribadito a tutti come i mercati siano fatti per sorprendere e ha rotto al ribasso.

L’affare Brexit, analizzato nel numero precedente della rubrica, ha poi fatto il resto. Con buona pace della formazione di inversione.
I prezzi sono scesi fino a quota 15.000, cifra rotonda e sempre degna di attenzione se i prezzi provengono da un tracollo (come tutte le cifre rotonde peraltro) per poi rimbalzare, nel momento in cui scrivo a 15785.

Ci troviamo in terra di nessuno, sotto, e di molto, 19.000 (resistenza chiave del FTSEMIB) e sopra 12.300, supporto chiave del FTSEMIB e per molti trader target naturale del movimento.
Un lungo preambolo per farvi capire cosa significa “contestualizzare un movimento”. Essere sempre pronti, sapere da dove proveniamo e dove sono i livelli chiave. E quindi? Un bravo trader è in grado di sapere dove andrà il mercato?

No, non può saperlo. Può ipotizzare, tracciare uno scenario previsivo, tirare a caso o posizionarsi short perché li preferisce o long per lo stesso motivo.
Un bravo trader non è necessariamente un bravo previsore. Azzeccare la direzione giusta del mercato non è importante. La cosa importante, quella veramente importante, è la capacità di correggere i propri errori, di correggere il tiro, di proteggere le posizioni in perdita e in profitto.
Ma, sostanzialmente, un bravo trader è un ottimo stratega, le tecniche, al solito, sono sopravvalutate.

E strategicamente questo è il momento di stare alla finestra o di fare delle scommesse. Opto ancora per la prima ipotesi pianificando però la strategia. In caso di test dei minimi (15.000) gli squali si butteranno sulla carcassa del mercato, Bear Trap o tracollo fino a 12.300 poco importa, ci sarà grande volatilità, è mercato da intraday, da navigazione a vista.

E, sui minimi, da nuovi prodotti, magari anche dei bonus cap ma con barriere ancora intatte del 20%, giusto sotto 12.300.
Ecco perché è importante aver ben chiaro dove siamo, da dove proveniamo e dove stiamo andando, è la contestualizzazione dl movimento. Il resto è previsione, casuale. Inconsapevolmente casuale per molti.
 
L’ANGOLO ZEN
Pagina Tradepedia Zen su Facebook: https://www.facebook.com/Lo-Zen-e-la-V ia-del-Trader-Samurai-1507943786185653/?ref=hl
 
Rubo le parole pubblicate da Giorgio Gavinel nel gruppo FB Traderpedia,
 
Un breve saggio di Franco Cassano riassume in poche accattivanti righe alcuni spunti su cui riflettere in queste calde giornate estive.
"Bisogna essere lenti come un vecchio treno di campagna e di contadine vestite di nero, come chi va a piedi e vede aprirsi magicamente il mondo, perché andare a piedi è sfogliare il libro e invece correre è guardarne solo la copertina. Bisogna essere lenti, amare le soste per guardare il cammino fatto, sentire la stanchezza conquistare come una malinconia le membra, invidiare l'anarchia dolce di chi inventa di momento in momento la strada.
Bisogna imparare a star da sé e aspettare in silenzio, ogni tanto essere felici di avere in tasca soltanto le mani. Andare lenti è incontrare cani senza travolgerli, è dare i nomi agli alberi, agli angoli, ai pali della luce, è trovare una panchina, è portarsi dentro i propri pensieri lasciandoli affiorare a seconda della strada, bolle che salgono a galla e che quando son forti scoppiano e vanno a confondersi al cielo. E' suscitare un pensiero involontario e non progettante, non il risultato dello scopo e della volontà, ma il pensiero necessario, quello che viene su da solo, da un accordo tra mente e mondo.
Andare lenti è rispettare il tempo, abitarlo con poche cose di grande valore, con noia e nostalgia, con desideri immensi sigillati nel cuore e pronti ad esplodere oppure puntati sul cielo perchè stretti da mille interdetti. Andare lenti vuol dire essere fedeli a tutti i sensi, assaggiare con il corpo la terra che attraversiamo. Andare lenti vuol dire ringraziare il mondo, farsene riempire.
C'è più vita in dieci chilometri lenti e a piedi che in una rotta transoceanica che ti affoga nella tua solitudine progettante, un'ingordigia che non sa digerire".

Franco Cassano, Il pensiero meridiano
 
Commento a cura di Giorgio Gavinel:
In questi ultimi giorni è facile assistere o vivere momenti di isteria collettiva. Che fare in questi frangenti?
Credo che la cosa migliore sia "rallentare" e non farsi catturare dal vortice degli eventi. Si perderanno delle occasioni?...Assolutamente si. Ma se facciamo del tempo il nostro miglior alleato alla fine ne trarremo vantaggi notevoli.
 
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 VARIE
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