Bolla o non bolla? Dipende a vedere azioni, obbligazioni e medie storiche e l’Italia non è cara

Salvatore Gaziano Salvatore Gaziano - 27/10/2021 13:26

Da oltre un anno c’è chi parla di mercati azionari troppo tirati ma anche questa settimana molti indici azionari Usa hanno ritoccato quest’anno, per la trentesima volta e più, i massimi storici.

Anche perché su oltre un centinaio di società quotate nell’indice S&P 500 hanno riportato finora nei bilanci, per l'84% numeri migliori delle attese. E in generale, si prevede che nel terzo trimestre dell'anno le società dello S&P abbiano assistito in media a una crescita dei profitti pari a +35 percento.

Sulle valutazioni dei mercati troppo tirate e fuori da ogni logica ne abbiamo spesso parlato su LetteraSettimanale.it, la mia newsletter dove in modo non convenzionale faccio ogni settimana il punto sulle migliori e peggiori idee d’investimento e se si guarda questa tabella esemplificativa che è fra le tante che ogni mese elaboriamo come Ufficio Studi raccogliendo molti altri dati si può capire che non è facile oggi arrivare a conclusioni univoche del tipo tutto bianco o tutto nero come piace ad alcuni.


 

Non tutti i comparti e tutti i Paesi sono alle valutazioni massime storiche rispetto alla media e se poi si confrontano i rendimenti fra quanto offrono i mercati azionari e quelli obbligazionari il premio al rischio azionario resta ancora più che allettante.

Allo stesso modo la politica di bassissimi tassi d'interesse delle banche centrali di tutto il mondo ha reso l'ambiente di mercato meno rischioso, spingendo così gli investitori a comportamenti più rischiosi.

Da notare come con un rapporto P/E medio minore di 12, il principale indice italiano Mib è anche significativamente più economico del Dax e anche più economico della propria media storica. E questo è notevole perché con un aumento dei prezzi di quasi il 25% il Mib è stato uno degli indici più forti dall'inizio dell'anno.

Lo sconto di valutazione deriva dal forte aumento delle previsioni di profitto per quasi tutte le società del paese. Questi beneficiano di una crescita significativamente superiore alle attese: nel 2021 il prodotto interno lordo (PIL) dovrebbe aumentare di circa il 6% e molti investitori esteri guardano con molta più fiducia nel passato all’Italia grazie alla presenza di Mario Draghi come presidente del Consiglio che gode di un alto livello di fiducia nel mondo finanziario e aziendale.

Il budget 2022 prevede sgravi fiscali e nuove spese per oltre 20 miliardi di euro rispetto all'anno precedente. Le società, secondo il quotidiano economico tedesco Handelsblatt, “beneficeranno di sgravi fiscali e aiuti agli investimenti di altri quattro miliardi di euro. Inoltre, il Fondo dell'UE per la ricostruzione sta fornendo un impulso. In combinazione con i programmi nazionali di stimolo economico, 300 miliardi di euro affluiranno nel Paese nei prossimi cinque anni, anche per la digitalizzazione e le infrastrutture. Nessun altro paese dell'UE ottiene più soldi. I titoli dei settori delle costruzioni, dell'energia e della tecnologia, ma anche le banche, ne beneficiano perché beneficiano della buona congiuntura economica e in futuro dovranno cancellare meno sofferenze rispetto a prima”.


 

Tornando al tema globale “bolla o non bolla” nel crollo del 2000 le valutazioni azionarie di molti titoli, comparti e Paesi erano arrivate a livelli sostenuti, ma se uno si fosse spostato sull’obbligazionario avrebbe avuto la possibilità di spuntare un rendimento reale comunque positivo di diversi punti percentuali sull’obbligazionario.

Oggi non ci troviamo certo in questa situazione e l’obbligazionario Usa viaggia a -1,58% di rendimento reale ovvero depurando l’inflazione prevista.

Molti investitori in tutto il mondo sono consci che se si tolgono i soldi dalle azioni non c’è un luogo per proteggerli (non parliamo di avere un rendimento) e a sostenere l’azionario ci sono anche le trimestrali a fine settembre diffuse in questi giorni che sia in Europa che negli Stati Uniti hanno mostrato un andamento eccellente delle aziende che mediamente hanno battuto le attese nonostante tutto.

Del futuro non vi è certezza, ma i numeri ci dicono che il crollo dello scorso anno del PIL è stato ricoperto (grazie anche alle misure intraprese) in tempi estremamente veloci e certo oggi le strozzature dell’economia stanno frenando la ripresa che altrimenti continuerebbe a crescere come nei primi 2 trimestri del 2021.

Secondo Edward Yardeni, strategist Usa di lungo corso “i problemi della catena di approvvigionamento globale si risolveranno entro la primavera del prossimo anno, determinando una crescita economica più forte poiché la domanda repressa verrà soddisfatta di nuovo con ampie forniture”.

Noi non sappiamo dove saranno i mercati nella primavera del 2022, ma crediamo che una diversificazione intelligente e moderatamente attiva nel corretto orizzonte temporale sia la giusta cosa e con i miei colleghi consulenti finanziari indipendenti di SoldiExpert SCF cerchiamo nei nostri portafogli consigliati di guardare soprattutto alla big picture, al grande quadro.

Ragionando su come tagliare prima di tutto i costi inutili (che possono avere un impatto incredibile sui rendimenti nel tempo) e sul come in base agli investitori costruire una strategia sostenibile, diversificata ed efficiente come facciamo da 20 anni.
 

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Articolo a cura di Salvatore Gaziano
http://soldiexpert.com/

 

 

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