Per lungo tempo il settore energetico ha sottoperformato rispetto ai listini. Ora, con lo sguardo verso il futuro, offre opportunità interessanti.
La pandemia da Covid-19 e il conseguente riposizionamento sui mercati hanno inasprito quelli che già erano trend divergenti da ormai molto tempo. Negli ultimi anni, i megatrend, come ad esempio quello tecnologico, non hanno coinvolto settori come l’energetico e il finanziario, settori definiti anche ‘ciclici’, ovvero in grado di offrire buoni rendimenti in situazioni di crescita economica.
In particolar modo, nel settore energetico vi è una sempre più profonda spaccatura tra i titoli energetici operanti con il petrolio e quelli che invece hanno come principale business le fonti rinnovabili.
Il settore petrolifero, rispetto a qualche anno fa, non offre più buoni rendimenti e non presenta delle prospettive di business rosee al contrario delle aziende che lavorano con energie rinnovabili che sono sotto il focus degli investitori, soprattutto per quanto riguarda il tema dell’ESG.
Risulta quindi chiaro che un investimento di medio o lungo periodo su titoli energetici che rispecchiano determinate condizioni potrebbe dare soddisfazioni. E’ sempre però di fondamentale importanza l’aspetto della gestione del rischio che, con una strategia buy&hold, si ottiene diversificando gli asset nel proprio portafoglio mentre scegliendo strumenti caratterizzati da payoff non lineari, come i certificati di investimento, si ottiene anche esponendosi su titoli che mostrano un’alta correlazione tra di loro.
L'emittente francese BNP Paribas ha recentemente emesso un certificato a capitale condizionatamente protetto caratterizzato da una struttura di opzioni che permette di ottenere un rendimento periodico attraverso un flusso cedolare e una protezione del capitale investito maggiore rispetto all’investimento diretto su equity.
Tale prodotto, (NL0014092074) scritto su un basket composto dai titoli energetici E.On e Enel, con scadenza prevista 13/2/2023, prevede il pagamento di un coupon trimestrale del 2% del valore nominale di 100 euro se il titolo meno performante sarà al di sopra del 70% del suo rispettivo prezzo strike. Tale flusso è dotato di effetto memoria, pertanto, se uno o entrambi i titoli saranno al di sotto del livello trigger, il coupon previsto non verrà definitivamente perso e verrà pagato qualora si rispetti la condizione in una delle successive date di rilevamento.
Inoltre, già a partire dalla prima data di rilevamento del 5 novembre 2020, vi è la possibilità che il prodotto venga rimborsato anticipatamente dall'emittente nel caso in cui entrambi i titoli siano al di sopra dei prezzi di fixing iniziali. A rendere più probabile tale evento, il fatto che il livello trigger per l’autocall scenderà del 10% ogni anno.
Qualora invece giunga a scadenza, si aprono due scenari per il valore di rimborso del prodotto. Se il titolo che avrà performato meno sarà al di sotto del livello barriera del capitale posta al 70% dei prezzi strike, il certificato avrà un valore di rimborso pari al valore nominale moltiplicato per la performance negativa da strike. Qualora invece entrambi i titoli saranno al di sopra di tale livello, lo strumento rimborserà l’intero valore nominale maggiorato del coupon previsto.
Con un acquisto oggi al prezzo lettera di 93,15 euro, anche a fronte di discese dei sottostanti del 20% dai prezzi attuali, si otterrà un rendimento totale di 120 euro, che in termini percentuali ammontano al 28,82%, o 11,08% annualizzato.
Articolo a cura di Pierpaolo Scandurra
Fonte: certificatiederivati.it
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