L’azionario Russia strabatte Cina e Stati Uniti. Ecco perchè

Salvatore Gaziano Salvatore Gaziano - 13/10/2021 16:02

Secondo un vecchio detto sovietico, ci sono quattro problemi in agricoltura: primavera, estate, autunno e inverno. 

Vedendo quello che sta succedendo sui mercati azionari questo proverbio dovrebbe forse essere riscritto perché il 2021 per la Russia sta dimostrandosi uno dei migliori anni dell’ultimo decennio e da inizio anno batte abbondantemente l’indice azionario Usa e quello cinese, nonostante a fine 2001 gli outlook delle banche d’affari indicavano proprio la Cina e gli Stati Uniti come i mercati migliori e quasi nessuno aveva puntato sulla Russia.

Un mercato che avevamo messo sotto la lente di LetteraSettimanale.it, la newsletter gratuita di SoldiExpert SCF, società di consulenza finanziaria indipendente già a inizio anno, prendendo posizione in alcuni portafogli consigliati o sotto consulenza.


 

Il cambiamento climatico preoccupa buona parte del pianeta perché tra le conseguenze include l’aumento delle temperature massime e di quelle minime come l’aumento della temperatura dei mari, la diminuzione e ritiro dei ghiacciai, come lo scioglimento del permafrost.

"Chi in Russia si lamenterebbe di qualche grado in più?" ha risposto un giorno mezzo divertito, mezzo cinico il presidente Vladimir Putin interrogato sull'argomento. Il più grande paese del mondo, la Russia, potrebbe anche essere uno dei futuri grandi vincitori del cambiamento climatico.

L’ascesa delle temperature potrebbe rivelarsi una manna per la Russia a fronte del fatto che può rappresentare una disgrazia per molti altri Paesi e, secondo alcuni studiosi, questa nazione potrebbe beneficiare del riscaldamento globale e diventare in futuro una superpotenza agricola.

“E se un giorno la Siberia diventasse la più grande terra di cereali del mondo?” è la domanda che si sono posti Déméter Jacques Hervé, ingegnere e membro di varie accademie agrarie, e Hervé Le Stum, ex direttore dell'Associazione Generale dei Produttori di Grano (AGPB) e Intercéréales.

Il riscaldamento globale spingerà indietro il limite del permafrost di 500 km a nord entro il 2080-2090. Secondo i calcoli dei due esperti, la coltivazione dei terreni nel sud della Siberia permetterebbe alla Russia di raddoppiare il proprio terreno coltivabile, a oltre 420 milioni di ettari e diventare una super potenza agricola mondiale.

Migliorando le rese, ormai basse, ed effettuando diversi raccolti all'anno, la produzione può passare da 100 o 150 milioni di tonnellate di grano a un miliardo di tonnellate entro il 2080. Una cifra enorme rispetto all'attuale produzione mondiale di 2,7 miliardi di tonnellate.

“La realizzazione di questo scenario teorico è, ovviamente, soggetta a molteplici condizioni e potrebbe incidere sui rapporti di potere geopolitici”, spiega il ricercatore.

Scenari futuribili? Qualcosa di concreto si sta già vedendo su diverse rotte artiche dove per effetto dello scioglimento dei ghiacciai molte navi merci stanno percorrendo una rotta alternativa a quella che passa per il canale di Suez. Questo tratto di mare una volta era percorribile solo tra giugno e novembre perché negli altri mesi è in buona parte ghiacciato ma da qualche anno le cose hanno iniziato a cambiare.

Dove la Russia si sta prendendo invece qualche rivincita importante è il settore del gas.

La settimana scorsa dalla sua residenza a Novo-Ogaryovo (un tempo rifugio di vacanza per i leader sovietici) vicino a Mosca in un discorso video al mondo ha ricordato come se l'Europa è in uno stato di “isteria e confusione” non è colpa della Russia.

Il prezzo del petrolio Brent è raddoppiato in un anno, il prezzo del gas è aumentato del 130 per cento e quello del carbone del 342 per cento.

Putin ha detto che non ha nulla a che fare con l'aumento dei prezzi e con la riduzione delle consegne del gas e ha offerto il proprio aiuto all’Europa e sottolineato che il suo Paese “è un fornitore di gas affidabile e rispetta gli impegni in pieno”.



I Paesi dell’Unione Europea ottengono gran parte del gas attraverso una rete di gasdotti differenziata, soprattutto da Russia e Norvegia. C'è anche la possibilità di importare gas naturale liquefatto (GNL) dagli Stati Uniti che sono dei mega produttori mondiali (lo definiscono il “gas della libertà”) ma le navi cisterna statunitensi sono dirette sempre più verso la Cina: business is business.

E la Germania che anni fa aveva puntato sul gas russo importato direttamente con un gasdotto diretto dalla Russia (Nord Stream 2) nonostante la forte opposizione degli Stati Uniti sia di Obama che di Trump a questo progetto (1.230 km di condotte poggiate sul fondo del Mar Baltico, per un investimento da 11 miliardi di dollari) si è dimostrata lungimirante perché fra pochi mesi i rubinetti, dopo poco più di 3 anni di posa delle tubazioni, potrebbero essere finalmente aperti.

L’International Energy Agency (IEA) pensa che la Russia possa fare di più ma intanto Putin sta aspettando che la Germania certifichi il controverso progetto del gasdotto Nord Stream 2, che porterà più gas russo in Europa attraverso il Mar Baltico, bypassando l’Ucraina.

Lo “zar” ci tiene insomma secondo diversi osservatori del settore per le palle (scusate il tecnicismo) considerando che la Russia è il maggiore fornitore di gas all’Europa e anche i cinesi a corto di gas guardano ora a Putin e alla Russia per quanto non è chiaro quanto Gazprom, il principale produttore russo, possa aumentare le forniture date le sue priorità di rifornire il suo mercato interno e costruire le scorte in vista dell’inverno.

Vi è da dire che la Russia non è stato in questi anni, dal punto di vista economico, il posto migliore dove investire e nemmeno vivere. Nel 2009 la Russia (corretta per il potere d'acquisto) aveva un reddito pro capite più alto di Croazia, Polonia, Romania o Turchia, ma da allora è stata superata da tutti questi paesi. I russi oggi devono convivere con la scioccante consapevolezza di stare peggio dei rumeni e dei turchi. E tra i paesi dell'UE, solo la Bulgaria è più povera della Russia.

Il tasso di crescita medio annuo della Russia dal 2014 è stato un misero 0,6%, un quinto della media globale. Le piccole e medie imprese private arrancano, mentre prosperano le aziende quasi statali controllate da uomini vicini al Presidente.

Il potere di Putin ha reso più ricco alcuni ma questa ricchezza non si è certo distribuita a pioggia e anche per questo motivo gli investimenti stranieri in Russia sono scesi quasi costantemente.

Il settore petrolifero rappresenta il 15% del Pil e il boom delle materie prime sta rilanciando la Russia tanto che il primo ministro della Federazione Russa, Mikhail Mishustin, ha dichiarato, mercoledì 8 settembre, che il Prodotto Interno Lordo (PIL) della Federazione Russa, nel mese di giugno, ha raggiunto i livelli pre-pandemia.

Articolo a cura di Salvatore Gaziano - SoldiExpert SCF
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