Nikkey: is it time to take profit?
La performance del Nikkey da inizio anno è stata strabiliante. Essa segna un +18%. In tanti anni di carriera faccio fatica a ricordare una tale performance in cosi poco tempo, salvo che non fosse alimentata da acquisti di ETF da parte della BoJ.
A guardare il grafico del Nikkey sembra quasi di guardare il grafico del Nasdaq. Sembra un grafico USA, non un grafico della borsa giapponese. L’approccio seguito dagli investitori giapponesi nel processo di acquisto di azioni è solitamente più cauto, meno aggressivo, di minore impatto sui prezzi.
Al contrario, gli investitori USA, sia che comprino sia che vendano, quando entrano o escono sul mercato lo fanno in modo aggressivo, senza badare troppo al market impact. Questo perché’ le masse che muovono sono così grandi che a volte, anche solo un flusso del 5% di un portafoglio riesce ad avere un forte market impact sui prezzi dei singoli titoli.
Perché’ mi sono soffermato su questo aspetto? Semplice. Dietro il rally del Nikkey ci sono gli americani. La matematica lo dice. Per un investitore USA andare lungo della borsa Giapponese a cambio coperto, cioè sottoscrivendo un currency swap rende all’anno circa un 6%. Risk free. Se a questo si aggiungono i dividendi delle azioni del Nikkey che ammontano a circa l’1.5%, l’investitore USA, solo per esporsi al mercato Nipponico, ripeto, senza rischio cambio, porta a casa un rendimento del 7.5%. E chi non ci proverebbe?
E’ come correre una corsa di 100 metri partendo da un blocco di partenza spostato in avanti di 15 metri….
Come direbbe la pubblicità: “ti piace vincere facile”?
Il rendimento di cui ho appena parlato è funzione del differenziale dei tassi di interesse tra USA e Giappone, differenziale che a sua volta dipende dalle attese sulle future mosse della FED e della BoJ.
Tale differenziale di tassi si è riflesso anche sull’andamento dello YEN che tratta ormai in prossimità dei minimi storici contro il dollaro.
Questa relazione tra tassi, cambio e borsa sta diventando cosi forte da far si che qualsiasi aspettativa in merito alle future mosse della BoJ si ripercuota immediatamente sul cambio USD-JPY e sull’andamento della borsa di Tokio.
Le misure statistiche che analizzano la correlazione ed il beta tra le due variabili (currency e borsa) sono ai massimi storici.
Il beta tra la currency e la borsa Giapponese ha raggiunto il livello di 2. Questo significa che un rafforzamento dello Yen contro dollaro di un punto percentuale porta la borsa di Tokio a scendere del 2%. E viceversa. Tale aumento del beta è anche frutto dell’azione sul mercato di algoritmi che ormai tarati su questo legame statistico, finiscono per amplificarne gli effetti. Come dire, “ho imparato la lezione, ora la ripeto all’infinito cercando di trarne profitto”.
Ma questa “lezione” non funzionerebbe se non ci fosse un elevata correlazione tra le due variabili. Essa ha ormai raggiunto il valore di 0.6. tanto. Tantissimo. Le due variabili si muovono praticamente all’unisono. Se sale il dollaro, sale la borsa e viceversa.
E allora ci poniamo la domanda del giorno: è ora di vendere l’esposizione sulla borsa Nipponica?
Gli elementi ci sono. Ed essi partono dal differenziale sui tassi.
Arriviamo da una settimana in cui Fed e BCE hanno comunicato informazioni interessanti al mercato. Entrambe, in un modo o nell’altro hanno dichiarato che sono pronte a tagliare. Non lo hanno detto proprio esplicitamente, ma ormai il consenso è che il primo taglio avvenga a giugno.
Dall’altra sponda dell’Oceano c’è la BoJ che invece inizia a far intendere che è disposta a muovere le prime pedine in tema di politica monetaria, pedine che potrebbero prevedere l’abbandono del controllo della curva dei rendimenti e/o una mossa al rialzo dei tassi di riferimento che sono ancora in territorio negativo.
E questo cambia le cose. Riduce il differenziale di tasso. E se il differenziale di tasso si riduce, per l’investitore USA il 7.5% di cui ho parlato all’inizio del report potrebbe scendere al 7% e poi al 6%... e poi al 5%.... e se scende sotto, probabilmente investire nella borsa di Tokio non è più cosi appealing. Si può trovare altro che offre un rendimento maggiore, o uguale ma con minor rischio.
Ma non basta. Nel mercato non ci sono solo gli investitori USA. Ci sono anche quelli Nipponici. Per loro vale l’opposto. Essi fino ad ora hanno investito a cambio scoperto sul mercato USA. Per loro investire sul mercato USA fino ad ora ha prodotto guadagni impressionanti. Ai capital gain realizzati sui prezzi vanno aggiunti i guadagni realizzati sul cambio.
E anche in questo caso, un possibile rafforzamento dello YEN legato ad un cambio di politiche monetarie di FED e BOJ potrebbe costringere gli investitori Nipponici a chiudere le posizioni in USD, vendendo USD e comprando YEN. Tale movimento porterebbe ad un ulteriore rafforzamento della currency giapponese con effetto valanga su altre posizioni aperte che finirebbero per essere chiuse. E allora Mrs Watanabe, (cosi viene chiamato l’investitore medio giapponese) finirebbe per tornare a comprare asset locali, da bond ad azioni che in parte compenserebbero le vendite degli americani, ma si sa, in termini di flussi non c’è raffronto. Vince l’esercito USA.
E ancora. Il rafforzamento dello YEN renderebbe meno competitive molte delle aziende Giapponesi esposte al rischio cambio perché’ molto esposte alle esportazioni. Si pensi ad aziende del settore auto e di quello tech. Esse perderebbero un supporto fondamentale importante.
In sintesi, ci sono elementi per pensare di prendere profitto sulla borsa di Tokio, bolle permettendo.
Questo report e’ un esempio di “commento di preapertura”, report di analisi ai mercati che Zeygos produce ogni giorno e che rende disponibile agli utenti sotto forma di abbonamento annuo al costo di 175 euro. Qualora volessi usufruire di un periodo di prova gratuito di un mese (senza impegno), scrivi a info@zeygos.com. saremo lieti di attivarti la prova. L’abbonamento può essere sottoscritto nel sito www.zeygosonline.com