Il 2020 si è aperto sui mercati con numerose incognite. La principale riguarda senz’altro le tensioni fra Stati Uniti ed Iran, con i venti di guerra che hanno spaventato gli operatori nei primissimi giorni dell’anno, generando una correzione sui mercati azionari. Sul fronte valutario, il 2020 ha preso avvio con il cambio euro/dollaro ancora in trading range in area 1,12. Gli ultimi mesi sul forex market sono tendenzialmente stati caratterizzati da una ridotta volatilità, con numerose coppie (fra cui in primis appunto l’euro/dollaro) dove le fluttuazioni sono state estremamente ridotte. Lo scenario cambia invece sulle coppie contenenti la sterlina, dove i movimenti sono stati nettamente superiori, per via delle vicende legate alla Brexit ed al voto del 12 dicembre scorso, segnate dalla vittoria di Boris Johnson.
Vale la pena esaminare lo scenario relativo all’oro, dove l’escalation delle tensioni fra Usa e Iran, ha spinto al rialzo le quotazioni del lingotto. Come da tradizione, nelle fasi di incertezza sui mercati l’oro torna a splendere. Addirittura, la quotazione aurea in euro ha raggiunto nuovi massimi storici, grazie all’apprezzamento del dollaro sulforex market registrato in questi ultimi mesi.
Dal punto di vista tecnico appare positivo il superamento dell’area 1.550, dove erano collocati i massimi degli ultimi sette anni, arrivato ad inizio settimana con un gap up, ossia un balzo rialzista. Le prime ore di contrattazione hanno visto un’ulteriore accelerazione, mentre l'indice Vix, anche definito indice della paura, saliva da 12,5 a 14 e le borse frenavano. I prezzi sono pertanto arrivati a sfiorare i 1.600 dollari l’oncia, fermandosi a 1.587, per poi ritracciare, sino a un test della precedente resistenza, ormai divenuta supporto, in area 1.550/1.550. Tecnicamente, la tenuta di questi valori rappresenta un segnale di forza dell’attuale trend rialzista, che potrebbe spingere le quotazioni verso altri massimi se la situazione geopolitica dovesse inasprirsi. Va però ricordato come la ripresa fosse iniziata già sulla fine del 2018, per proseguire nel 2019, con una risalita di oltre 15 punti percentuali.
Oltre alle recenti tensioni fra Usa e Iran, a spingere al rialzo l’oro erano state anche le politiche monetarie delle banche centrali, ultra-espansiva in questi ultimi anni, ma anche le aspettative per tassi ancora bassi in futuro. Come noto, la BCE, la Fed e le principali banche centrali verosimilmente terranno i tassi bassi per molto tempo, iniettando liquidità sui mercati. La quantità di denaro in circolazione resterà elevata, mentre l’oro in circolazione cresce ad un passo molto basso, determinato dalle nuove estrazioni da miniera. Sempre a proposito delle ragioni della ripresa aurea, non sono poi da scordare gli ingenti acquisti di oro effettuati dalle banche centrali, per un volume che nel 2019 si è assestato secondo le ultime stime a 668 tonnellate. Per quanto concerne la domanda non si attendono cambiamenti eclatanti almeno nel breve termine, con l'oro che nel 2020 si annuncia ancora da protagonista, con la quotazione che ha iniziato il nuovo anno in forte rialzo.
Le quotazioni dell’oro dalla primavera 2019 in un grafico daily
fonte: ActivTrader platform
La rimonta dell’oro nero
Fra le materie prime, spicca anche il petrolio. Dopo la discesa di fine 2018, le quotazioni dell’oro nero hanno progressivamente ripreso quota nel 2019. In particolare, negli ultimi mesi si è creato un contesto particolarmente interessante per il petrolio, che ha beneficiato di vari elementi. I tagli dell’OPEC+ dello scorso dicembre hanno generato un certo ottimismo fra gli operatori, mentre il crescente ottimismo nella questione commerciale fra Usa e Cina ha fatto il resto. Gli attacchi americani all’Iran hanno innescato una nuova corsa al petrolio, con altri rally delle quotazioni, che hanno spinto il WTI in area 63, mentre il Brent passa di mano sui 68 dollari al barile, dopo aver toccato anche quota 70$.
Analisi a cura di Carlo Alberto De Casa, capo analista presso ActivTrades.
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