Frena l’economia USA

15/02/2019 13:30

Frena l’economia USA

Frena l’economia USA

By Arnaud Masset

Le vendite al dettaglio di dicembre hanno richiamato con forza l’attenzione sul fatto che l’economia non va più a gonfie vele. Si sono contratte dell’1,2% su base mensile, rispetto al +0,1% previsto, e le cifre di novembre sono state riviste al ribasso.
Si tratta della maggiore contrazione dal settembre del 2009. Analogamente, l’indice che esclude automobili e benzina è crollato dell’1,4% su base mensile, a fronte del +0,4% previsto e del +0,5% di novembre. Perché? Innanzitutto lo shutdown delle attività del governo federale USA, iniziato il 22 dicembre, ha innescato prudenza fra i consumatori e privato i dipendenti pubblici di un reddito.

In secondo luogo, l’ondata di vendite sul mercato di dicembre è stata abbastanza violenta da ricordare a investitori e consumatori che la recessione rimane una possibilità. È molto probabile che i consumatori abbiano risparmiato di più a scapito della spesa.

Sul mercato forex, i deboli dati USA hanno provocato alcuni movimenti volatili, senza tuttavia generare una tendenza netta.
Gli asset ritenuti rifugi sicuri, come lo yen giapponese, hanno approfittato della sorpresa. L’USD/JPY è sceso più dello 0,75%, toccando quota 110,35. Anche l’oro trova richieste migliori: stamattina il prezzo di un’oncia è salito a $1.315 dai $1.302 di ieri.

Petrolio greggio in rialzo

By Vincent Mivelaz

Le scorte continuano ad aumentare e l’attenzione si sta spostando sui membri dell’OPEC+, che hanno diminuito l’offerta, spingendo i future su Brent, WTI e Shanghai del 4,15%, 3,13% e 2,95%, fino a toccare i massimi da 3 mesi.

Le sanzioni USA contro il gigante petrolifero venezuelano PDVSA stanno provocando problemi di approvvigionamento, e intanto le raffinerie USA fanno fatica a trovare forniture alternative. L’impegno preso dal gruppo OPEC+ di tagliare le forniture di 1,2 milioni di barili al giorno sta facendo effetto.
L’Arabia Saudita ha operato il taglio più consistente, si stima pari a 450.000 barili al giorno. Un guasto tecnico al campo off-shore di Safaniyah dovrebbe essere riparato a marzo. Anche la promessa russa di diminuire la produzione di 228.000 barili al giorno entro maggio dovrebbe sostenere i prezzi.

Le prospettive macroeconomiche rimangono però ribassiste in un’ottica di medio termine. L’indebolimento della crescita economica negli USA, nell’UE e in Asia e il continuo aumento della produzione di greggio negli USA dovrebbero far rimanere i prezzi del Brent nella fascia compresa fra 60 e 70 USD nei prossimi mesi.
Al momento a quota 64,75, il Brent si dirige verso i 65 USD nel breve termine.

Autore: Swissquote Fonte: News Trend Online

© TraderLink News - Direttore Responsabile Marco Valeriani - Riproduzione vietata

Condividi

Argomenti

Petrolio Economy Usa

Strumenti

Crude oil Oro Usd-jpy

Google News Siamo su Google News!

Rimani sempre aggiornato, clicca sul link qui sotto, e nella pagina che si apre non dimenticarti di cliccare il bottone "Segui".

Traderlink Google News »