Il futuro della sterlina nel caso di un collasso del dollaro

21/08/2020 13:00

Il futuro della sterlina nel caso di un collasso del dollaro

Negli articoli più recenti ho sostenuto la tesi della vulnerabilità del dollaro al verificarsi di un collasso del suo potere d’acquisto. Questo articolo si focalizza sui fattori che andranno ad incidere sul futuro della sterlina.

La valuta inglese è molto vulnerabile ad una crisi sistemica del sistema bancario, con le banche del continente europeo che sono le più quotate sui tra le G-SIB [dall’inglese “Global-Systemically Important Banks” o “banche importanti a livello sistemico”, ndt.].

L’esecutivo britannico, nello scegliere di parteggiare per gli Stati Uniti e tagliare i legami diplomatici con la Cina, ha dato un calcio a quella che sarebbe potuta essere l’unica possibilità di non legare il collasso della sterlina a quello del dollaro.

Una possibilità di salvezza potrebbe derivare dalla Germania, nel caso in cui questa decida di abbandonare la valuta europea che sta affondando e decida di costruirne una – più solida – tutta sua, dal momento che essa possiede delle consistenti riserve d’oro.

Ma per quanto ne sappiamo sinora, queste sono solo delle speculazioni sul lungo periodo.

Infine, sulla linea di quanto fatto dalla FED e dalla BCE, la Banca d’Inghilterra ha ascritto a sé una quantità di poteri circa le questioni monetarie che è superiore a quella di cui è consapevole la classe politica, essendo – questa – ignorante circa le dette questioni.

In conclusione: è altamente improbabile che la sterlina possa sopravvivere dopo il collasso del dollaro, evento – questo – che per qualsiasi serio analista di questioni monetarie più che una probabilità sta diventando una certezza.

Introduzione

Nei recenti articoli ho illustrato le dinamiche della scomparsa del dollaro.

Una stampa di denaro sempre più consistente continua ad essere usata per tenere a galla quelle attività più colpite dalla crisi economica causata dal coronavirus, arrivata esattamente nel momento in cui c'è stato il giro di boa che dà inizio alla fase discendente del ciclo del credito (resa estremamente rovinosa a causa della soppressione del commercio internazionale mediante l’imposizione di dazi).
Solo un cieco non riuscirebbe a vedere che si sta verificando quella che tutti chiamano “la fine della globalizzazione”, con tutte le conseguenze annesse e connesse. Essendo il lubrificante che consentiva gli scambi internazionali, il dollaro sta venendo sempre meno domandato dagli stranieri e verrà venduto dagli stessi; gli operatori esteri possiedono qualcosa come $27.000 miliardi in titoli statunitensi e denaro cash, una cifra che – approssimativamente – si avvicina al 125% del PIL statunitense del 2019.

Questo fatto rende il dollaro doppiamente vulnerabile a due eventi che si stanno sviluppando all’interno dei confini statunitensi: una crisi bancaria globale e una depressione.

La prima fa sì che si verificherà un tentativo – quasi scontato, dal momento che la FED non ha altre opzioni – della banca centrale americana di sottoscrivere tutte le obbligazioni bancarie, mentre la seconda provocherà una risposta basata su politiche keynesiane all’ennesima potenza.
Inoltre una crisi di tale portata è destinata a portare il dollaro in cattive acque per i motivi già visti, al di là di quelli legati ad esigenze di liquidità a breve termine.

La crisi economica sul punto di emergere è differente da quella del 2008, peggiorata con il crollo della Lehman, perché quella che stiamo vivendo è una crisi caratterizzata da un collasso di asset non finanziari che – a causa della loro insolvibilità – determineranno una crisi del sistema bancario nel suo complesso, mentre la crisi della Lehman Brothers era prevalentemente limitata alla diffusa speculazione sulla proprietà edilizia, fenomeno – questo – prevalentemente verificatosi negli Stati Uniti.

Stiamo parlando – quindi – di un problema di liquidazione degli errori economici del passato, metastatizzati in una quantità di debito ormai abnorme. Liquidare gli errori di una speculazione esagerata in un determinato settore è molto più facile della liquidazione di un gran numero di errori che affliggono l’economia reale.

Una nuova crisi sistemica è imminente, perché la pratica di gonfiare i prezzi degli asset finanziari attraverso la stampa di denaro porterà prima o poi ad un vicolo cieco.

I segni sono già evidenti, dal momento che – per gli osservatori indipendenti – è impossibile conciliare logicamente un aumento del valore delle azioni con le attività dell’economia reale che sono sull’orlo del collasso, attività – queste – che diventano progressivamente più insostenibili ogni giorno che passa.
Le banche commerciali si trovano nel bel mezzo dell’incudine e del martello della crisi, dal momento che le stesse estenderanno il credito sebbene i debiti classificati come inesigibili abbiano raggiunto un tasso di crescita mai visto prima.

La tensione creatasi a causa della manipolazione dei mercati da parte delle autorità monetarie, non potrà far altro che risultare in una crisi sistemica che farà il paio con il collasso nel valore degli asset finanziari.

Legando le loro sorti all’inflazione dei prezzi, un collasso delle valute fiat sarà impossibile da evitare. Alla fine, questa è la lezione che ci dà John Law quando – nel 1720 – il suo sistema del Mississippi cadde rovinosamente in circa sei mesi e la sua cartamoneta divenne cartastraccia.

La ragione di tutto ciò non è difficile da capire.
Un evento della portata di una crisi bancaria distrugge l’ottimismo degli investitori; un fatto – questo – che nel breve termine è risolvibile con l’apertura dei rubinetti del credito da parte dei prestatori di ultima istanza. La FED può tentare di aumentare la liquidità, ma non può eliminare le situazioni di insolvenza strutturale.

Le conseguenze di tutto ciò sono che gli asset di rischio, a cominciare dai capitali di rischio, vengono venduti nello stesso momento in cui cominciano le insolvenze; e quando l’inflazione dei prezzi che supporta il sistema bancario smette di salire, i rendimenti delle obbligazioni vengono rivalutati ed i default diventano la prassi comune: le obbligazioni spazzatura diventano “spazzatura al quadrato” e quelle investment grade diventano spazzatura.
Senza contare la rivalutazione dei requisiti di finanziamento del governo, assieme al costo di salvare l’economia reale: i rendimenti delle obbligazioni governative smetteranno di essere sotto il controllo della banca centrale.

Moneta e debito, in questo contesto, sono come la materia e l’antimateria: quando si riuniscono assieme in una voragine finanziaria smettono di esistere.

Una tempesta finanziaria è destinata a colpire – per primo – il dollaro, dal momento che esso è la valuta di riserva del mondo. Il suo potere d’acquisto, inizialmente misurato rispetto a quello delle altre valute, sarà poi misurato rispetto a beni e servizi reali come l’energia e altre materie prime di importanza essenziale per la vita di tutti i giorni.
Il segnale di come tutto ciò avverrà viene dato dal prezzo dell’oro, il quale cresce ad un tasso sostenuto e per questo risulterà essere la causa della crisi per le banche specializzate in metalli preziosi, sulle quali già gravano perdite nell’ordine dei $38 miliardi nel solo mercato dei futures del Comex.

L’unica via d'uscita degli Stati Uniti da questa situazione è quella di accettare un ritorno al gold standard. Ma questo va contro quella che è la natura della FED e del Tesoro statunitense; e darebbe un potere inaccettabile ai cinesi, i quali hanno di fatto monopolizzato il mercato dell’oro fisico.

Di conseguenza siamo sul punto di una distruzione globale di tutte le valute fiat, che comincerà con quella del dollaro; una crisi è simbolicamente espressione del calo nella fiducia dei nostri governi, i quali stanno invariabilmente cadendo in bancarotta.

E quando la popolazione di uno stato capisce che la ragione della salita dei prezzi non è, come viene spesso detto, causata dall’avidità dei capitalisti, quanto piuttosto dal calo nella credibilità delle valute fiat, è impossibile stabilizzare tale processo.

Sebbene il destino del dollaro sembri essere segnato, viene da pensare anche al destino delle altre valute.
In un modo o nell'altro, ci sono gli stessi fattori alla base delle crisi di tutte le valute fiat e la scomparsa del dollaro richiederà che i sopravvissuti a questa guerra debbano trovare un qualche elemento di solidità a loro supporto. In questo articolo ci concentreremo su come la sterlina possa programmare questo esito e se le autorità monetarie inglesi possano salvare la valuta inglese dal destino che perseguita il dollaro.

Illusioni a Westminister e Whitehall

Per fornire un contesto di lettura ai lettori esteri, è forse opportuno sottolineare la differenza tra questi due posti: Westminister è associato con il parlamento ed i politici, mentre Whitehall è associato agli uffici di alto livello dello stato, il servizio burocratico [nel Regno Unito, il “Civil Service” è la burocrazia permanente o sostiene il governo di Sua Maestà, ndt.] i cui uffici sono nella via di Westminister con questo nome.

Il servizio civile assiste i politici nelle loro decisioni, di conseguenza entrambi i rami dell’esecutivo devono comprendere ed apprezzare le diverse soluzioni alle cri Autore: Francesco Simoncelli Fonte: News Trend Online

© TraderLink News - Direttore Responsabile Marco Valeriani - Riproduzione vietata

Condividi

Google News Siamo su Google News!

Rimani sempre aggiornato, clicca sul link qui sotto, e nella pagina che si apre non dimenticarti di cliccare il bottone "Segui".

Traderlink Google News »