Sterlina sotto pressione, con Conservatori in rivolta

25/05/2020 12:38

Sterlina sotto pressione, con Conservatori in rivolta

Sentiment contrastato per l’azionario.

L’azionario ha aperto la settimana con toni contrastati: gli investitori, per quanto sempre più preoccupati per le crescenti tensioni fra USA e Cina e l’acuirsi del malcontento a Hong Kong, rimangono ottimisti sulla riapertura delle aziende in tutto il mondo e sperano in maggiori stimoli monetari e fiscali.

Gli sviluppi sul fronte sino-americano non sono però incoraggianti.
Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha avvertito che gli USA stanno andando verso una nuova “guerra fredda”. Anche se la Cina per il momento mantiene il suo impegno a rispettare le promesse dell’accordo di fase uno, la prossima tornata di negoziati con gli USA sarà sicuramente messa in ombra dalle rinnovate tensioni politiche, cui si aggiungono le rivolte a Hong Kong e le accuse degli USA contro la Cina, ritenuta colpevole di aver creato il virus in un laboratorio di Wuhan.

A Tokyo (+1,42%), la borsa ha compiuto un rally sui piani del governo di spendere altri 100 mila miliardi di yen per combattere il rallentamento economico provocato dal virus.

L’ASX 200 (+1,55%) ha guadagnato, mentre il Composite di Shanghai (-0,03%) si è mosso sulla parità e l’Hang Seng (-1,00%) ha ampliato le marcate perdite di venerdì dopo che, nel fine settimana, i dimostranti sono scesi in strada nella più grande manifestazione anti-cinese dall’inizio dell’epidemia di coronavirus.
I futures sui listini USA sono leggermente positivi e l’indice MSCI di Hong Kong dovrebbe rimanere resiliente di fronte alle crescenti pressioni politiche, vista la sua esposizione molto minore ai ricavi generati a Hong Kong, scesa, secondo Goldman Sachs, dal 61% di dieci anni fa al 34% attuale.

Altrove, oggi i volumi di contrattazione saranno scarsi, perché i mercati di Regno Unito, USA e Singapore sono chiusi per festività.

L’attività sui futures del DAX (+0,80%) suggerisce un avvio di seduta positivo a Francoforte.

Nel primo trimestre, il PIL tedesco si è contratto del 2,2% come previsto, a fronte del -0,1% del rilevamento precedente.

In generale, però, ciò che preoccupava gli investitori prima del Covid-19, ossia le frizioni commerciali fra USA e Cina e le proteste a Hong Kong, è tornato in prima pagina, solo che ora l’economia mondiale è pesantemente indebolita dopo settimane di paralisi delle attività.
Sebbene la guerra commerciale fra USA e Cina non avesse impedito a gran parte degli indici azionari di raggiungere i massimi storici prima dell’ondata di vendite sui mercati causata dal Covid, la nuova escalation delle tensioni potrebbe colpire il sentiment rialzista per gli asset rischiosi, continuando a convogliare capitali verso i beni rifugio.

L’oro trova richieste vicino ai $1275 all’oncia; gli investitori credono che un altro tracollo dell’azionario globale potrebbe sbloccare il potenziale al rialzo del metallo giallo.

Tuttavia, a patto che non vi sia un calo marcato e duraturo della propensione al rischio, si dovrebbero trovare venditori sui massimi man mano che ci avviciniamo alla soglia dei $1750.

Mercati valutari poco mossi durante la seduta di trading notturna.

Il fallito tentativo dell’euro di sconfiggere le offerte a $1,10 (media mobile a 200 giorni e solida resistenza psicologica) della scorsa settimana continua a far scendere la moneta unica contro il biglietto verde.
L’EUR/USD sta testando quota 1,0880, il supporto costituito dalla media mobile a 50 giorni, sulla stabilizzazione della domanda di dollaro US. Dagli ultimi dati della CFTC emerge che, per la terza settimana consecutiva, sono calati i lunghi speculativi sull’EUR; la solida inclinazione positiva delle posizioni in euro suggerisce che ci sarebbe il potenziale di ulteriori vendite sull’euro, se i movimenti causati dall’avversione al rischio innescassero un’altra fuga verso il bene rifugio USD.

Il cable trova supporto nei pressi di 1,2160/1,2170, ma crescono le pressioni a vendere sulla scia della bufera politica nel Regno Unito.

Boris Johnson, che non ha licenziato Dominic Cummings dopo i suoi spostamenti a lunga distanza durante il lockdown per il coronavirus, ora deve affrontare le critiche e anche una rivolta dei parlamentari conservatori. Anche alla luce del rafforzamento del dollaro US, il cable potrebbe sfondare il supporto di maggio a 1,2075 e scendere verso il livello a 1,20.

Il greggio WTI consolida i rialzi intorno ai $33 al barile, sul recupero della domanda legato alla riapertura globale delle aziende e al miglioramento dell’attività economica.

Le tensioni fra USA e Cina potrebbero rallentare il ritmo della ripresa, ma il miglioramento del fabbisogno di base di energia dovrebbe far rimanere positivo il trend di breve termine e dare supporto al WTI vicino ai $30 al barile.

By Ipek Ozkardeskaya

Autore: Swissquote Fonte: News Trend Online

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