Tensioni in Medio Oriente, EUR confuso

08/01/2020 14:19

Tensioni in Medio Oriente, EUR confuso

Si acuiscono le tensioni in Medio Oriente

By Peter Rosenstreich

Il 2020 è iniziato con un “Cigno Bianco” geopolitico (un rischio compreso avvenuto inaspettatamente) in Medio Oriente, che coinvolge gli USA e l’Iran. Nella notte c’è stata un’escalation, l’Iran ha infatti lanciato più di una decina di missili balistici contro due basi irachene che ospitano truppe americane.
Secondo quanto riportato dal New York Times, il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica ha affermato in un comunicato sull’app di messaggistica Telegram che “la feroce vendetta delle guardie rivoluzionarie è iniziata”. La crisi in divenire comporta chiare implicazioni per beni rifugio quali l’oro, il petrolio e le valute come lo JPY e il CHF.

Ora anche Bitcoin è entrato nella schiera ristretta di asset che mostrano (in un certo senso) caratteristiche di bene rifugio. Sebbene i rendimenti dei titoli del Tesoro USA siano scesi insieme ai titoli azionari, la reazione complessiva è stata contenuta (considerando la minaccia potenziale).
Secondo una strana logica, si stima che un aumento sostenuto del prezzo del petrolio di $10/barile farebbe diminuire la crescita globale dello 0,15%, cosa che farebbe aumentare le probabilità di allentamento dalle banche centrali. A nostro avviso, è il supporto fornito dalla politica monetaria che sta mantenendo i prezzi elevati sulle borse.

EUR confuso dalle notizie

By Vincent Mivelaz

I venti sembrano girare a favore della moneta unica, che ha già beneficiato delle stoiche attività di trading durante le festività natalizie.

Tuttavia, l’inasprirsi delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente e i dati economici deludenti in Germania stanno pesando sulla moneta unica, nonostante il lieve rimbalzo dei prezzi al consumo. La speranza di un apprezzamento dell’EUR rimane dunque flebile, almeno per ora, considerando che le continue incertezze generate dall’acuirsi delle tensioni geopolitiche dovrebbero avere un impatto negativo sull’attività economica nella regione, anche alla luce della debolezza del settore industriale tedesco.

Malgrado il miglioramento dell’inflazione primaria nell’Eurozona, pari all’1,30% a dicembre (precedente: 1%), sostenuta soprattutto dai prezzi dell’energia e probabilmente destinata ad aumentare in caso di escalation nel conflitto USA-iraniano, nello stesso periodo l’indice di fondo, che esclude generi alimentari ed energia, è rimasto piatto all’1,40%, ampiamente sotto l’obiettivo del 2% della BCE.

Inoltre, la recente pubblicazione degli ordinativi alle fabbriche tedesche, scesi inaspettatamente al -6,50% (precedente: -5,60%) su base annua e al -1,30% (precedente: 0,20%) su base mensile a novembre, non sostengono l’indice, anche se la produzione industriale dovrebbe stabilizzarsi nei prossimi mesi, a patto che le circostanze lo consentano.
Sulla stessa linea, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, succeduta a Jean-Claude Juncker, dovrebbe incontrare per la prima volta il primo ministro britannico Boris Johnson in vista di un accordo di divorzio definitivo entro il 31 dicembre 2020. Nel frattempo, l’Accordo di Recesso, che al momento è oggetto di revisione da parte dei parlamentari britannici, dovrebbe superare la fase finale alla Camera dei Lord entro giovedì, molto prima della scadenza del 31 gennaio 2020, anche se emergono dubbi sull’abilità dei due partiti di concludere l’accordo nei tempi prestabiliti.

Autore: Swissquote Fonte: News Trend Online

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