Verosimile cambio di linguaggio della Fed alla riunione del FOMC
By Vincent Mivelaz
Le incertezze sugli scambi commerciali, la pressione di Trump per tagliare il tasso d’interesse e l’indebolimento dei dati economici: in questo quadro annebbiato, non si sa bene come dovrebbe reagire la Fed.
Anche l’interpretazione del mercato dovrebbe giocare un ruolo importante nell’evoluzione futura del biglietto verde. I titoli di Stato continuano ad accelerare, con i rendimenti ai minimi da più di un anno su tutte le scadenze, perché crescono le attese sui tagli del tasso dei Fed Funds e le incertezze.
Sebbene non si prevedano tagli del tasso alla riunione di mercoledì, sono attese modifiche nella forward guidance e nelle proiezioni sui tassi (dot plot) della Fed.
Durante la riunione di politica monetaria, la Fed si mostrerà più accomodante, con un cambiamento del linguaggio utilizzato, diventerà da “paziente” a più flessibile, spianando la strada a un taglio del tasso nell’anno in corso e anche a un ulteriore allentamento nel 2020.
Le previsioni su PIL e inflazione, al momento pari al 2,10% e all’1,80%, saranno probabilmente riviste al ribasso, perché i dati economici in deterioramento supportano un tale trend. L’indice PCE nominale e core, pari all’1,50% (precedente: 1,40%) e all’1,60% (preced.: 1,50%) ad aprile, rimangono sotto l’obiettivo del 2%; anche la flessione delle attività nel manifatturiero si avvia verso il territorio di contrazione, sulla scia dell’escalation della guerra commerciale con la Cina.
Inoltre, i gravi problemi dovuti all’interferenza di Trump negli affari della Fed costituiscono un grande ostacolo per la banca centrale, che dovrebbe mantenere la sua indipendenza per essere credibile ed evitare difficoltà nel lungo termine, soprattutto quando si tratta di stabilizzare l’economia e il dollaro.
Con tutta probabilità un’escalation della pressione politica influirà negativamente sull’USD e, di conseguenza, sull’economia USA.
Poiché il discorso del presidente della BCE Mario Draghi sta pesando sull’EUR, prevediamo che l’EUR/USD (1,1185) tocchi quota 1,1175 nel breve termine; il dato ZEW sull’Eurozona riferito a giugno, pari a -20,2 (precedente: -1,6), dovrebbe sostenere la flessione.
La strana curva del petrolio
By Peter Rosenstreich
Certo, non siamo negli anni Novanta, quando il minimo turbamento in Medio Oriente provocava il caos sui mercati energetici.
Nel Golfo la tensione si sta intensificando, dopo che gli attacchi contro due petroliere nello Stretto di Hormuz hanno messo in rotta di collisione USA e Iran. Anche se i trader si sono trovati corti, perché prevedono un ulteriore indebolimento della domanda globale, il balzo in avanti è stato limitato.
Venerdì l’IEA ha tagliato le previsioni sulla crescita della domanda globale di petrolio nel 2019 per il secondo mese di fila, mettendo in evidenza i problemi legati alla domanda che hanno abbattuto i prezzi del petrolio. Ma le prospettive di lungo termine sono migliori, soprattutto a $51 al barile.
L’operatività preferita è andare corti sul front-end e costruire lunghi alla fine della curva (assicurandosi un prezzo vantaggioso per le consegne future), in previsione di un aumento del prezzo. La parte centrale della curva forward rimane debolissima e complicata (i mercati capiscono che le curve forward non sono una previsione affidabile dei prezzi futuri).
Con la regione del golfo mediorientale irascibile, l’arrivo imminente di un’estate calda negli USA e la flessione della domanda globale già scontata, il rialzo del petrolio appare interessante, soprattutto se si considera che il mercato nel front-end è cortissimo. La nostra traiettoria, che prevede prezzi del petrolio più elevati per la fine dell’anno, rimane intatta; la mancata reazione alla complessità delle forniture e il calo della domanda stanno danneggiando il mercato più di quanto previsto inizialmente.
“Rialzo da colomba” dalla Norges
By Peter Rosenstreich
A proposito di petrolio, ci aspettiamo che la Norges Bank alzi il tasso di riferimento di 25 punti base.
Il corso del tasso d’interesse delineato alla riunione di marzo postulava esplicitamente un rialzo. L’aggiustamento della politica monetaria sarà tuttavia un “rialzo da colomba”, considerando il quadro macroeconomico negativo. La crescita della Norvegia si aggira intorno al 3% e il mercato del lavoro forte esercita pressione sull’inflazione (in linea con le attese).
Dato che il rialzo è già interamente scontato, la domanda vera è: e poi cosa succederà? I rendimenti globali sono scesi bruscamente perché i mercati mettono in conto una politica più accomodante dalla Fed. I prezzi del petrolio, nonostante i rischi legati alle forniture, sono scesi del 20% rispetto ai massimi di aprile.
Oltre al rialzo di questa settimana, i mercati scontano un restringimento di 6-7 punti base per il resto del 2019. È interessante notare che il consiglio della Norges saprà quale sarà la strategia del FOMC solo dopo aver preso la sua decisione. Un rialzo da colomba e un passo indietro rispetto alla forward guidance già calendarizzata saranno fattori negativi per la NOK nel breve termine (soprattutto considerando la posizione già diffusamente corta del mercato in NOK).
Autore:
Francesco Simoncelli Fonte: News
Trend Online