Economia: manifatturiero, per i PMI attività in contrazione

01/08/2022 13:00

Economia: manifatturiero, per i PMI attività in contrazione

Brutti segnali dalla manifattura europea stamane. I direttori degli acquisti del settore interpellati a luglio da S&P Global hanno espresso segnali negativi sulla produzione, sul calo degli ordini, sull’accumulo delle scorte accrescendo il timore di una recessione in Europa.
Qualche timido segnale positivo, come quelli sul fronte dei prezzi, non cancella il quadro generale più cupo che emerge oggi da un comparto industriale fondamentale per l’economia europeo. Ma andiamo con ordine.

L’indice PMI finale del settore manifatturiero dell’Eurozona a luglio è sceso dai 52,1 punti di giugno a 49,8 punti.

È un dato migliore delle attese degli analisti (49,6 punti), ma è anche il valore minimo degli ultimi 25 mesi e soprattutto fa scivolare questo indicatore generale sotto la soglia dei 50 punti, che distingue l’espansione dalla contrazione economica.

S&P Global segnala che si tratta del peggior calo dell’indice dal maggio 2020, ossia dall’esplosione della pandemia.

Ha pesato molto la riduzione degli ordini, la peggiore, al netto dei mesi più drammatici della pandemia, dai tempi della crisi del debito sovrano del 2012.

La forte inflazione avrebbe insomma schiacciato la domanda del manifatturiero. Le preoccupazioni dei manager si sono focalizzate sulla catena di approvvigionamento, sulla guerra in Ucraina e sull’andamento generale dell’economia.

Chris Williamson, Chief Business Economist di S&P Global Market Intelligence, ha commentato così i dati di luglio: “L'industria manifatturiera dell'Eurozona sta sprofondando in una crisi sempre più marcata, aumentando il rischio di recessione della regione.

I nuovi ordini stanno già calando a un ritmo che, escludendo i mesi di blocco per la pandemia, è il più forte dalla crisi del debito del 2012, e ci si può ancora aspettare di peggio”.

“La produzione - ha aggiunto - sta calando a ritmi particolarmente preoccupanti in Germania, Italia e Francia, ma è in declino anche in tutti gli altri Paesi monitorati, ad eccezione dei Paesi Bassi, e anche qui il tasso di crescita ha subito un forte rallentamento”.

È un dato molto ampio, l’Indice Eurozone Manufacturing PMI, raccoglie le indagini su un campione rappresentativo di circa 3 mila aziende manifatturiere dalle maggiori economie dell’Eurozona che da sole coprono circa l’86% della manifattura UE.

Si tratta di un indice molto osservato dagli analisti, soprattutto in fasi di incertezza macroeconomica come questa, perché fornisce più rapidamente delle tendenze importanti del settore privato. Se ne servono anche le banche centrali.

Ad aggravare l’impressione generale di questi ultimi dati la generale contrazione dei PMI manifatturieri delle varie economie.
Calano sotto la soglia dei 50 punti gli indicatori dei maggiori Paesi dell’Eurozona, la Germania (49,3 punti), la Francia (49,5 punti), la Spagna (48,7) e l’Italia (48,5).

Il trend generale che gli analisti di S&P notano è quello di un impatto dei prezzi elevati, dunque dell’inflazione, sulla richiesta di nuovi ordini.

Sulla domanda di alcune aziende avrebbero pesato gli accumuli precedenti di scorte, sono in calo pure gli ordini dai mercati esteri.

C’è anche un altro dato preoccupante: le scorte di prodotti finiti sono aumentate a luglio al ritmo più rapido mai registrato in 25 anni di rilevazioni, ma non si tratterebbe sempre di un accumulo intenzionale e strategico.
In diversi casi potrebbero infatti pesare sugli stock le cancellazioni di ordini o anche i più lunghi tempi di consegna. I livelli di acquisto dei purchasing manager diminuiscono per la prima volta in quasi due anni.

In tutto questo contesto negativo a S&P Global non sfuggono però alcuni segnali positivi proprio da quella catena di approvvigionamento le cui difficoltà hanno contribuito non poco all’inflazione e al peggioramento del quadro.

Anche a luglio si registrano infatti timidi segnali di allentamento delle pressioni sulla supply chain, con l’allungamento dei temi di consegna minore dall’ottobre 2020.

In rapida riduzione anche gli ordini in giacenza mentre prosegue la crescita dell’occupazione.
Con i sottolineati tagli di produzione a seguito delle incertezze della domanda, sono però previste compressioni degli acquisti e delle assunzioni da parte delle imprese.

PMI: cosa dicono i direttori acquisti del manifatturiero italiano

A questo contesto generale di rallentamento non fa eccezione l’importante settore manifatturiero italiano con i direttori acquisti che in Italia segnano l’ingresso in una fase di contrazione a luglio.

Nel mese il PMI manifatturiero italiano segna il dato peggiore di tutti e si pone a 48,5 punti contro i 50,9 punti della rilevazione di giugno e i 49,1 punti indicati dal consensus. È il primo calo dal giugno di lockdown del 2020.

Anche la produzione italiana sembra pesantemente colpita da una domanda più debole e dalle pressioni sui costi.

Lewis Cooper, Senior Economist di S&P Market Intelligence ha sottolineato che in Italia le aziende hanno ridotto gli acquisti, decomprimendo in parte la catena di approvvigionamento e contribuendo a un minore allungamento dei tempi di consegna, ma aumentando notevolmente le scorte di prodotti finiti per via delle vendite deboli.

Anche in Italia si registra un positivo allentamento delle pressioni inflazionistiche a luglio: i prezzi restano comunque molto elevati e superiori alle medie storiche, si citano soprattutto quelli di carburanti, energia e materiali.

I produttori hanno cercato di trasferire i prezzi sui clienti e in effetti i prezzi medi di vendita sono aumentati. Sono continuate le assunzioni di personale, ma con il tasso di creazione di posti più lento degli ultimi 20 mesi. Nel mese comunque risulta molto basso il livello di fiducia dei produttori di beni.

In generale dunque anche l’Italia non sfugge a un crescente clima di sfiducia del manifatturiero europeo, alle prese con un calo degli ordini che appesantisce le scorte e sconta gli impatti dell’inflazione sulla domanda.

Uno scenario di deterioramento appena stemperato dai segnali positivi di riduzione delle pressioni inflazionistiche sulla supply chain.

Anche a Roma a luglio la contrazione delle attività economiche è cominciata.

 

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© TraderLink News - Direttore Responsabile Marco Valeriani - Riproduzione vietata

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