L'azzardo su Twitter potrebbe costare caro a Elon Musk e comunque più del previsto. Nel caso di un annullamento dell'Opa da 44 miliardi sul social network non basterebbe la prevista break-up fee da 1 miliardo. Un dietrofront comporterebbe il rischio per il numero uno di Tesla di trovarsi coinvolto in cause legali molto dispendiose.
Senza neppure considerare l'aspetto regolatorio. Per ora la U.S. Securities and Exchange Commission (Sec) rimane a guardare ma è ovvio che se l'Opa non andasse in porto ci sarebbe più di un motivo per l'ennesima indagine contro Musk.
Come successe nel 2018 con l'ipotesi di delisting di Tesla, e anche più di allora, la gestione via Twitter della vicenda da parte di Musk è come al solito ai limiti della turbativa di mercato.
Sembrava tutto fatto dopo l'annuncio dell'accordo di fine aprile ma con Musk non si è mai certi di nulla.
C'era chi, è il caso di Hindenburg Research, riteneva che i giochi non fossero fatti perché considerando la posizione di forza di Musk l'Opa poteva essere rinegoziata al ribasso. Tuttavia Musk ha messo in stand-by l'operazione su una questione più "alta", ovvero sulla percentuale di utenti di Twitter che sono in realtà fake: account doppi, di spam, o anche automatizzati (i cosiddetti bot).
"Il deal su Twitter è temporaneamente sospeso in attesa di dettagli a supporto del calcolo che gli account falsi o di spam rappresentino effettivamente meno del 5% degli utenti", aveva dichiarato Musk.
Il risultato? Twitter ha toccato un tracollo del 18% in intraday venerdì, per poi chiudere comunque con un crollo del 9,69% al Nyse, in una seduta di generalizzato recupero per Wall Street (e in particolare per il settore tecnologico, con il Nasdaq Composite in rally del 3,82%).
Già questo sarebbe tema sufficiente per una nuova causa legale contro Musk, che per altro sabato ha dichiarato che il team legale di Twitter lo ha accusato di violazione dell'accordo di non divulgazione da lui firmato. La violazione si riferisce al fatto che Musk abbia reso noto che il calcolo della percentuale di fake account viene realizzato su campioni di 100 utenti.
Tornando al tema della break-up fee, un avvocato esperto di M&A, citato dalla Cnbc, ha notato come venga applicata quando esiste un motivo esterno per cui un accordo non si chiude, come problemi regolatori o problemi di finanziamento attribuili a terzi.
Un acquirente può ritirarsi se c'è una frode, supponendo che la scoperta di informazioni errate abbia un cosiddetto "effetto negativo sostanziale". Il tema dei fake account non sembra però sufficiente. Se Musk facesse dietrofront semplicemente perché ritiene di dovere pagare in eccesso, Twitter potrebbe citarlo in giudizio per miliardi di danni oltre a riscuotere la break-up fee.
Ed è già successo in precedenza, come nel caso di Tiffany & Co. contro Lvmh Moët Hennessy Louis Vuitton. Lo storico marchio di gioielleria aveva citato in giudizio Lvmh nel 2020 per avere tentato di ritirarsi dal suo accordo concordato.
La causa si è comunque poi risolta quando Tiffany ha accettato di abbassare il prezzo di vendita da 16,2 a 15,8 miliardi.
Fonte: FTA Online